XTOY
My Master Luthier
Etichetta: autoprodotto
Anno: 2008
Durata: 58 min
Genere: alternative metal
Non mi è capitato molto spesso, purtroppo, ma quando succede è sempre
una gradita sorpresa; vedendo la copertina dell'ultimo lavoro degli
Xtoy, "My Master Luthier", raffigurante un innocuo signore di tarda età
intento a preparare il materiale per legare dei cesti, ho subito
pensato che i nostri fossero gli allegri esponenti di una "banale" band
di musica demenzial-popolare, autrice di brani musicalmente molto
semplici e dai testi volgarotti e risentiti; mai pensiero fu così
lontano dalla realtà, tutto mi sarei potuto aspettare tranne il gran
muro di note, la buonissima perizia tecnica e le numerose reminiscenze
alternative legate a doppio filo con un grande amore per il buon
vecchio thrash, dalle venature sia hardcore che metal, che gli Xtoy
mettono in gran mostra lungo questi quattordici brani. Inaspettata,
gradita e piacevolissima sorpresa la loro.
Dopo una breve introduzione lasciata in pasto ai più vari rumori è
"Big Dave The Big Blow" ad aprire realmente il lavoro; le chitarre
risultano sin da subito in primissimo piano con il loro suono secco ed
asciutto mentre la base ritmica ( basso e batteria ) è al contempo
articolata e spigolosa pur mantenendosi costantemente martellante. Una
sorta di thrash-core dalle forti tinte alternative, accomunabili per
certi versi e nella giusta maniera agli ormai dispersi Sistem Of A
Down, soprattutto per l'uso della voce, duttile e variopinta, capace di
alternare melodie rudi e ruvide a linee più melodiche e pulite. In "The
Tube" i connotati e le basi non cambiano di molto; nell'occasione sono
la potenza, l'impeto ed un maggior impatto sonoro a prendere il
sopravvento, lasciando ad una maggior melodia il solo break centrale,
dai ritmi sudamericani ai limiti del danzereccio. Anche in "Reflected
in Herself" le chitarre continuano ad acquisire maggior corpo e
potenza, mantenendo una costante alternanza tra momenti più fluidi e
continui e partiture più ricche di break, sbalzi d'intensità ed
impatto; L'uso delle doppie vocals caratterizza buona parte del pezzo
anche se, in taluni frangenti, sono proprio esse a rendere le linee
vocali un pò troppo confusionarie e ben poco delineate. Poco male
comunque.
"At The Last Bells Ring", quinto brano in scaletta, è
assolutamente caratterizzato da inserti tribali e di scuola
sudamericana, dove partiture saltellanti e ritmate si fanno spazio, si
inerpicano, attraverso brevi ed intense sfuriate di scuola tipicamente
thrash. Bravi!!
Eccoci quindi ad uno dei migliori brani di questo lavoro, "U!",
dove questi quattro ragazzi riescono a prendere le strutture tipiche
dei S.O.A.D. e riempirle, dove possibile, di ulteriori inserti, stacchi
e trovate di stampo tribale, danzereccio e da balera; brano solido,
sostanzioso e foriero di ottimi spunti tecnici, sia individuali che
d'insieme. Stranianti e stralunati. L'introduzione leggermente più
pacata e sentita di "Bruce Lee" ci porta alquanto fuori strada, invece,
perchè poi il brano riprende ritmo e velocità mutando velocemente in
un'entità non ben definibile, dalle numerose sfaccettature e
personalità che, via, via ci vengono snocciolate e presentate dai
nostri, capaci di rendere l'ascolto costantemente vivo e pieno di
musicale curiosità. Numerose e d'ottima fattura, poi, le trovate
ritmiche ed armoniche nell'uso della chitarra. Superiori.
Dopo un altro breve intermezzo musicale si arriva a "Fragile In A
Glass Sphere", dove ancora una volta a spartirsi il brano sono
improvvisi cambi di ritmo e d'atmosfera ed inaspettati break melodici e
d'intensità, il tutto su di una base di solido thrash-metal. Da
sottolineare il buonissimo lavoro del bassista e del batterista,
assolutamente incisivi, precisi, articolati e tecnici.
Lo spirito alternative che ha contraddistinto sin qui gli Xtoy
fuoriesce prepotentemente anche in "Ruins"; sia lungo le brevi sfuriate
che nelle aperture melodiche, mai banali od occasionali; sia lungo le
strofe, ritmicamente ostiche e prive di una linea melodica ben
definita, che nell'utilizzo delle vocals, capaci di donare, grazie
all'enorme duttilità, quel qualcosa in più al brano.
"Zero o'Clock" non è altro che un potentissimo, maligno ed
inatteso pugno in pieno volto, che ti tramortisce, ti stende e ti
lascia senza fiato; spinta, impatto, potenza e rabbia, niente più.
I due brani seguenti non si discostano di molto da tutto quello
sinora ascoltato; la lotta è continua tra le due anime del gruppo,
quella spiccatamente thrash e l'altra più legata all' alternative ed al
funk; in qualche occasione è la prima a prendere il sopravvento e
quindi giù con partiture veloci, corpose e piene di slancio, in altre è
la seconda a portarsi in vantaggio e da qui break, stacchi, passaggi
più lenti e sentiti e chi più ne ha ne metta. Non sempre il tutto
risulta funzionale alle finalità del brano, qualche piccola caduta di
tono fa capolino qua e là, ma nel complesso non possiamo far altro che
apprezzare le risultanze.
Tocca, infine, a "Against", chiudere questo gran bel lavoro degli
Xtoy; dai forti connotati acustici e lasciato assolutamente in pasto
alle vocals femminili di Eva Rondinelli; un pezzo, questo,
melodicamente e stilisticamente al di fuori del contesto sin qui
perpetrato, come a voler dare un colpo di coda finale, come a voler
sorprendere l'ascoltatore ancora una volta. Riuscendoci.
Assolutamente da ascoltare, avere, possedere, far proprio, insomma contattate il gruppo e dategli una possibilità.
(Pasa - Maggio 2009)
Voto: 7.5
Contatti:
Sito Xtoy: http://www.xtoy.it/