WELCOME KAREN
Welcome Karen

Etichetta: autoprodotto
Anno: 2009
Durata: 32 min
Genere: metal/hardcore


Fin da subito è facile inserire i Welcome Karen e le sonorità da loro proposte nel gran calderone del metalcore, che tanto oggi sembra andare per la maggiore ( spesso sopravvalutato ed inflazionato ). Chitarre dure, ritmica possente ed incessante, doppie vocals che si rincorrono e rubano la scena, tra screaming corrosive e un simil growling non molto profondo; egregio il lavoro delle chitarre in più di un'occasione, spiccando dal tutto per una maggior vena melodica rispetto alle sonorità generali.
"26 Dinge", pezzo d'apertura, trattiene in se molteplici sfaccettature e riesce bene ad accomunare partiture più tese e dure a passaggi tipicamente hardcore/emo, dove è la melodia a spadroneggiare. Due anime che sembrano convivere al meglio, donando al brano una continua freschezza sonora ed emotiva, evitando cadute di tono ed attenzione, rimanendo comunque nella norma del genere.
Un gran muro di chitarre va ad aprire "Mein Schwert", che si divide equamente tra passaggi e ritmiche spezzate e cadenzate e furiose ripartenze, ove sono l'impeto e la velocità a prendere il sopravvento, rasentando in più di un occasione sonorità death. Un break centrale spezza un poco l'atmosfera con la sua introduzione quasi acustica ed il suo evolversi melodico ed aperto, per poi lasciare spazio al finale dove di nuovo echi brutal/death contraddistinguono sia i cantati che le partiture proposte, senza perdere però quella linea melodica di fondo che continuamente contraddistingue il pezzo.
"Suizid" non lascia prigionieri; le sonorità metalcore sin qui proposte lasciano completamente spazio a strutture, sonorità e compattezza tipiche del brutal/death di matrice americana; doppia cassa, chitarre corpose ed abrasive, growling prodonde e contrite. Ad intervalli quasi regolari ecco farsi di nuovo avanti le profonde reminiscenze hardcore dei nostri e quindi spunti melodici, sonorità più asciutte, riffing più ficcante e secco accompagnato da vocals leggermente più melodiche ed in screaming. Un eccessiva durata va a penalizzare, a mio parere, il pezzo, di per se già poco scorrevole e che alla lunga si fa un poco ripetitivo e monocorde. Peccato.
L'attitudine ed il tiro tipiche dell'hardcore fuoriescono prepotentemente lungo le note di "Faust Vs. Stein"; la velocità mantiene sempre livelli altissimi, non lasciando alcun spiraglio o breve pausa per riprender fiato; tutto corre veloce ed irruento, arricchito da inserti, spunti e soluzioni di nuovo molto vicine al death/brutal di scuola e flavour americani. Con "Rankeschmied" prima delle tre bonus tracks presenti, le sonorità cambiano radicalmente ponendoci di fronte a partiture essenzialmente acustiche, una sorta di arpeggio dal forte sapore onirico e pregno di melodia; tutto ti saresti potuto aspettare dai nostri, tranne questo; atipico, inusuale e veramente poco sentito.
In "Eine Burde", le chitarre, se possibile, acquistano ancora maggior potenza, peso e corpo, riempiendo lo spettro sonoro all'inverosimile; numerosi gli stacchi improvvisi ed i cambi repentini di melodia e cadenza, che avvicinano il brano al mathcore di Coalesce, Dillinger Escape Plan o, ma in misura minore, a combo quali Burnt By The Sun, Meshuggah ecct. Tecnicamente ineccepibili i Welcome Karen riescono ancora una volta a colpire nel segno, riuscendo nel difficile compito di risultare ascoltabili e ricchi di appeal, pur riempiendo le partiture di cambi e stacchi, anche se talvolta un po' troppo fini a se stessi. Bravi.
Tocca a "Die Heute Fast Vergessen" chiudere il tutto; ritmiche lente, cadenzate e possenti caratterizzano il brano, insieme al forte utilizzo delle doppie vocals; brevi sfuriate prendono poi il sopravvento, ma pochi attimi, singoli momenti, capaci però, di rinnovare sempre e comunque il terreno per gli stacchi, i cambi e le lente cadenze successivi. Ancora una volta una certa e sicura padronanza tecnica fuoriesce lungo tutto il brano, tecnica e vigore compositivo che riescono a dar vita a strutture continuamente fluttuanti, fluide e prive di cliquè stabiliti o stabilizzanti. Certamente non possiamo e non dobbiamo gridare al miracolo; le sonorità proposte rimangono comunque ben ancorate alle fondamenta del genere in questione, pur arricchendosi di spunti, divagazioni ed aperture inusuali od ancora poco sentite ma, l'utilizzo della propria lingua madre, il tedesco, ed il forte apporto di soluzioni melodico compositive anche lontane dal metalcore e hardcore in genere, rendono questo primo lavoro dei Welcome Karen, assolutamente appetibile, ascoltabile e, cosa non trascurabile, fresco. Da consigliare.
(Pasa - Novembre 2009)

Voto: 7.5


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