WATZLAWICK
Prologue

Etichetta: autoprodotto
Anno: 2010
Durata: 31 min
Genere: post-rock


Nati poco più di un anno fa a Pisa, gli Watzlawick, dal nome di un illustre psicologo e primo esponente della Scuola di Palo Alto, escono agli inizi di questo duemiladieci con il primo lavoro interamente auto prodotto, questo "Prologue", che già sembra aver mietuto e mietere numerosi e convincenti apprezzamenti.
E' "Egoism" ad aprire il lavoro; partiture equamente divise tra momenti distorti, nervosi e convulsi ed atmosfere più vuote, introspettive e calme; stacchi improvvisi e chitarre cadenzate insieme al basso, in primissimo piano, richiamano e non poco i Korn, con le loro melodie malsane, cupe e sempre pronte ad esplodere. Di buonissimo livello i chorus, avvolgenti, melodici e di facile impatto e presa; molto buone anche le vocals, sempre in bilico tra l'angosciante, il melenso ed il rabbioso. Inizio più che convincente, capace di chiarire fin da subito le coordinate su cui andremo a parare; grosse basi nu metal al cospetto di profonde reminiscenze rock.
Su "Red Giant" le sonorità si fanno leggermente più scarne; è ancora il basso a fare da base portante, mentre le chitarre hanno un suono decisamente più fluido ed eightees. Pian, piano il brano cresce in intensità sino ad arrivare ai chorus, dove esplodono le distorsioni e le vocals si fanno più rabbiose e crude. Un fievole velo di malinconia pervade ed avvolge il tutto, cosa questa che si rivelerà il vero e proprio trade union tra i vari pezzi del promo. Le sonorità espresse, stavolta, si avvicinano di molto a gruppi quali, 30 Seconds To Mars, Vex Red e simili.
Ancora suoni nudi e scarni contraddistinguono "Fade to Blue"; il basso martellante detta il tempo, mentre le chitarre graffiano costantemente. Il brano si dipana tra momenti saturi e compressi e partiture, invece, più riflessive e d'attesa. Attimi di puro rock vanno a fondersi a profonde reminiscenze nu, legate stavolta a doppio filo con i grandi Deftones e le loro melodie distorte iper compresse e pregne di oscura e pesante malinconia, sentimento questo accentuato ancor più dall'uso dimesso e sincero delle tastiere. Bravi.
La pioggia, con le sue nuvole ed il suo incessante cadere, ci introduce in "The Path"; le ritmiche si fanno più cadenzate, i suoni pieni e corposi. Buonissima l'idea delle doppie vocals, una femminile a doppiare il tutto. Un lento e lungo crescendo emotivo ed emozionale ci accompagna sino all'esplosione sui chorus, assolutamente distorti e compressi. Stranissima la sensazione che si riesce a provare, grazie all'uso delle vocals ed alla timbrica espressa sembra quasi di sentir cantare da Jonathan Davies, un brano dei Placebo, da essi suonato con l'irruenza e la potenza degli stessi Korn. Bestiale. "Before It's Morning" risulterà il brano più tirato e complesso del lotto; melodie malate, articolate e distorte atte ad introdurre i lunghi bridge ed i ritornelli; di nuovo lenti crescendo musicali ed emotivi. Le ritmiche si fanno poi maggiormente spezzate, le chitarre più graffianti, mentre leggeri effetti in sottofondo rendono il pezzo assolutamente completo e competitivo. La melodia portante è di valore assoluto, dal sapore leggermente blues e pregno di una malinconia tangibile ed ammaliante. Ci troviamo di fronte ad un pezzo dalle enormi ed incredibili potenzialità, sia radiofoniche che commerciali.
E' quindi "Embrace", ascoltabile su diversi portali e podcast statunitensi, a chiudere questo primo lavoro dei nostri; una sorta di post-rock nudo e crudo, fortemente influenzato da soluzioni alternative e nu metal. Le sonorità compresse, corpose e distorte risultano incredibilmente avvolgenti, grazie all'ottimo lavoro delle chitarre, alle ritmiche in appoggio del basso ed a quel certo non so che di maestoso e scintillante che riesce a esplodere da ogni solco. Una nuova realtà in ambito rock/metal sembra finalmente farsi posto e spazio nell'underground nostrano; come ho già avuto modo di dire le potenzialità non mancano, ogni singolo brano sembra fatto per entrarti dentro e non uscirne molto facilmente; il tutto alla fine risulta nettamente orecchiabile, senza però, mai sfiorare il troppo pacchiano, il banale od il già sentito. Questo connubio, nemmeno troppo forzato, tra sonorità rock/alternative di stampo maggiormente english e sonorità tipicamente legate al più solido e storico nu metal, riesce a creare soluzioni sonore di valore assoluto, donando al tutto una melodia ed uno spirito di fondo incredibilmente vincenti ed imprescindibili. Non c'è che dire, diamogli un' occasione.
(Pasa - Settembre 2010)

Voto: 8


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