INTO MY PLASTIC BONES
Hidden Music
Etichetta: autoprodotto
Anno: 2008
Durata: 30 min
Genere: rock alternativo/post rock
Progetto particolare questo degli Into My Plastic Bones da Torino; la
maggior parte dei brani proposti sono strumentali e solo in qualche
caso si ha l'utilizzo di parti cantate, con alla voce l'alternanza di
vari vocalist. Certamente le sonorità espresse dai nostri non sono di
facile ed immediata classificazione, andando a spaziare tra il rock più
classico, echi di un certo post-rock di matrice più moderna ed inserti
occasionali di partiture legate ora più allo stoner, ora al prog anni
'70.
"Spycam On Your Back" e "Paracetamolo", i due brani in apertura,
presentano sonorità ed atmosfere in continua evoluzione; si passa in
maniera netta da momenti di calma apparente a partiture dove, invece,
l'incedere si fa decisamente più movimentato ed i riff di chitarra
acquisiscono maggior carica e velocità; da lunghe introduzioni lasciate
in pasto ad un basso distorto, punteggiante e spigoloso, accompagnato
da chitarre leggermente funk a fraseggi e riff dove invece la
componente distorta e corposa acquisisce peso e forma; il tutto
mantenendo sempre e comunque un filo conduttore ben presente e latente,
capace di rendere scorrevolezza e melodicità interessanti.
In "Screwed Finger" le sonorità si irrobustiscono notevolmente e
per la prima volta si ha l'introduzione di parti cantate;la struttura
del brano non segue schemi predefiniti, passando agevolmente da
sfuriate chitarristiche, a partiture più rilassate, a fraseggi dove, il
continuo inseguirsi degli strumenti, rende la musicalità generale non
uniforme ma spigolosa, estranea e piena di reminiscenze ed influenze
compositive, passando dal metal, al rock, dal post-rock al funk per
andare ad adagiarsi lungo lidi più consoni al prog rock italiano anni
'70, pieno di divagazioni ed atmosfere ricche di enfasi e pomposità.
Il brano che segue, "Lovely, Lovely, Lovely" sembra figlio di
momentanee improvvisazioni, ed ecco quindi, continui e netti cambi
d'atmosfera, l'espressione di diversi stati d'animo senza alcuna
continuità o scorrevolezza ed un'assidua ricerca del particolare e del
non risentito. Da segnalare come in più di un'occasione le linee di
voce vadano a ricordare i primi Marlene Kuntz, quelli di "Catartica" o
de "Il Vile" tanto per intenderci, sfruttando melodie cupe e malsane.
Eccoci quindi al miglior brano del lotto, "D"; inizialmente le
atmosfere sono rilassate e di largo respiro mentre i cantati sembrano
viaggiare su di un piano melodico diverso e distaccato dal tutto; per
poi evolversi in seguito lungo connotati più cari e vicini ad un certo
post-rock, metal, non so, come se l'asprezza e la compattezza dei
Neurosis si scontrasse e mischiasse con la poetica ed il gusto del
leggiadro di gruppi italiani come Deasonika, Il Teatro Degli Orrori o i
già citati Marlene.
"Johnny Cage (Private Life)" si fa apprezzare per il suo riff
principale tipicamente stoner e dai netti connotati seventies, mentre
"Toxicology", penultimo pezzo in scaletta, colpisce per la buonissima
carica e scorrevolezza, pur mantenendo insiti in se numerose e nette
reminiscenze prog. Tocca quindi a "Camel Tsunami" chiudere il lavoro; è
l'alternanza tra atmosfere più rilassate e pacate e partiture veloci ed
intricate a farla da padrone; base sonora lungo cui si esaltano e
trovano sfogo numerose scale di basso ed inserti di chitarra ora
dall'impronta marcatamente heavy, ora leggermente più rock o velati di
funk.
Di solito, almeno per chi scrive, i lavori strumentali sono quasi
sempre considerati di difficile ascolto, di poca scorrevolezza e
forieri di improvvisazioni troppo spesso fini a se stesse, ma nel caso
di questo "Hidden Music" degli Into My Plastic Bones così non è; i
nostri, infatti, riescono a mediare tra la voglia di lasciarsi andare a
continui passaggi e partiture senza continuità ed una certa, sicura e
quasi sempre netta linearità melodica di fondo, capace di non farti mai
perdere il bandolo della matassa, di ricondurre il tutto ad una pur
minima forma canzone e di farti apprezzare sino in fondo anche le più
varie divagazioni sonore. Certo di lavoro da fare ce n'è sempre molto,
gli angoli da smussare sono ancora numerosi, ma le basi sono state
poste e le fondamenta sembrano essere ben salde. Avanti così.
(Pasa - Luglio 2009)
Voto: 6.5
Contatti:
Mail: impb@live.it
Sito internet: http://www.myspace.com/intomyplasticbones