HUMAN DIRGE
Seventy Time Seven

Etichetta: autoprodotto
Anno: 2009
Durata: 14 min
Genere: thrash/death metal


Ed ecco da Roma, come ultimamente spesso succede, arrivare a noi un altro gruppo con tutte le carte in regola per farsi valere e dire la propria nel grande e tumultuoso panorama musicale italiano e non solo. Gli Human Dirge ci offrono quasi quindici minuti di puro, nudo e crudo thrash metal moderno, ben strutturato, ben suonato ed assolutamente ben prodotto.
E' "Unclean Alb" ad aprire le danze e l'inizio non poteva certamente essere dei migliori; chitarre corpose, robuste ed asciutte; ritmica possente con la doppia cassa costante e le vocals di John Balla a dare quel tocco in più per innalzare esponenzialmene il livello; linee melodiche decise e vigorose, passaggi vocali molto vicini sia per timbrica che per melodia al grande Warrel Dane degli ottimi Nevermore, al cui i nostri sembrano molto ispirarsi. Passaggi propriamente thrash si alternano a partiture più cadenzate dove sono le chitarre a prendere il sopravvento costruendo un muro di suono notevole da cui traspaiono e fuoriescono linee melodiche malsane ed oscure, su cui poi trovano sfogo i cantati, sempre molto evocativi e sopra le righe. Grandi.
Con "No One Decide" la velocità tende ad aumentare notevolmente; il groove e la violenza espressi colpiscono in pieno l'ascoltatore; irruenza, rabbia, potenza, tiro, tutte espressioni della stessa concezione sonora; sono ancora una volta le chitarre a creare riff, partiture e passaggi dalle melodie essenzialmente oscure e tenebrose, dove ancora una volta, a spiccare, sono le vocals di John, assolutamente, dico assolutamente, nella parte, convincenti e pregne di quella rabbia e di quel ghigno che ti entrano dentro e non si lasciano scordare. Tocca quindi a "The World Of Flesh" chiudere quest'ottimo "Seventy Times Seven"; le sonorità proposte non si discostano di molto da tutto quello sentito sinora, il ritmo e la velocità di base sono sempre elevati, così come le chitarre proseguono nel loro sciorinare riff su riff, stavolta però i passaggi cadenzati sembrano aver maggior spessore e sembrano viaggiare su di un contesto ben diverso rispetto alle partiture più veloci dove la rabbia e la frustrazione fuoriescono in maniera palese e sfacciata, non facendo prigionieri. Ancora ottime le linee vocali e di gran livello il solo sul finale, deciso, corposo e pieno di vigore esecutivo. Non so proprio che dire, è così alta la qualità espressa dai nostri in soli tre brani da sperare che il tutto non abbia fine, aspetti, quasi agogni un quarto e poi un quinto pezzo e così via, ma inevitabilmente ciò non può essere e quindi ripremi play e riprendi l'ascolto dall'inizio nella speranza di poter cogliere qualche ulteriore particolare, qualche nuovo passaggio o intuizione sonora.
P.S. Il voto che mi trovo ad esprimere trova una sua spiegazione nell'esigua durata del lavoro proposto, quindici minuti possono essere certamente sufficienti per farsi un idea ed apprezzare il lavoro di un gruppo ma al tempo stesso non offrono uno spaccato totale, che solo una più lunga durata andrebbe a porre in risalto. Sette, otto brani di questa qualità farebbero gridare, a mio modesto parere, al miracolo qualsiasi recensore.
(Pasa - Agosto 2009)

Voto: 8


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