FENISIA
Damnation's Ballad

Etichetta: autoprodotto
Anno: 2009
Durata: 11 min
Genere: southern metal


I Fenisia sono una band romana che ci propone questo gustosissimo antipasto che, speriamo, possa portare ben presto a qualcosa di più strutturato come un album completo. Sì, perché i tre brani proposti in questo CD, per la durata di soli 11 minuti, sembrano avere tutte le carte in regola per regalarci qualcosa di davvero interessante in un prossimo futuro.
Partiamo dall'inizio: la band nasce da Nic Ciaz (voce e chitarra) e Lian Ciaz (chitarra) verso la metà degli anni '90; il primo lavoro del gruppo viene pubblicato con il nome di Purple Phoenix e si intitola "Spontaneity Of Melody Maker". Seguono altri due demo, "Oltre Le Colonne" e "Doppia Fiamma", ma nel 1999 la band si scioglie. Passano un po' di anni e Nic Ciaz, assieme a Lian, tenendo alto il nome della fenice, rifondano il gruppo con il nome di Fenisia: ecco quindi una nuova line-up e un nuovo lavoro intitolato "Rifugio", cantato in italiano. Gli ultimi anni, infine, sono stati spesi nell'affinare il proprio sound, aggiungendo alla matrice di base (il southern rock), anche influenze hard ed heavy: lo stile del gruppo si fa più cupo e il gruppo inizia a dare vita ad un album che, con tutta probabilità, si chiamerà "Lucifer" e "Damnation's Ballad" è proprio un assaggio di questo nuovo lavoro.
Bene, devo dire che se il buon giorno si vede dal mattino, allora possiamo ben sperare per il futuro: le tre canzoni sono tutte di buonissima fattura e mostrano una band compatta, matura e capace di rileggere un genere senza stravolgere niente, ma puntando sulla qualità della scrittura e dell'esecuzione. Il CD si apre proprio con "Damnation's Ballad", un pezzo pieno di groove, mai troppo veloce ma sanguigno e caldo come si conviene; un ottimo lavoro viene svolto da tutta la band e in particolare dal cantante Nic, che sfodera un bel timbro alla Chris Cornell, ma anche le chitarre si rivelano un bel punto di forza. Forse anche migliore è il secondo pezzo, "Man In The Dust", un brano dalla chiarissima matrice Wyldiana, tant'è che non farei fatica a sentirlo in un album dei Black Label Society. Ineccepibile ancora una volta il riffing, graffiante e trascinante, con una bella dose di sano sudore.
Naturalmente, per dare un quadro completo dell'opera, non poteva mancare la ballad e qui i vecchi cowboy troveranno pane per i loro denti: "The Seal" è uno di quei classicissimi lenti polverosi, caldi e segnato dal vento dell'ovest. Chitarre acustiche, ritmi avvolgenti e le consuete scariche di energia elettrica a sottolineare i momenti più importanti. Tutto da manuale, direte voi... Sì, ma fatto bene, ve lo assicuro.
Per ora, quindi, va tutto bene, ma finora è stato facile: tempi ristretti, solo tre pezzi, una struttura sicura e consolidata... Adesso arriva il bello, ragazzi, dateci dentro che voglio sentire questo "Lucifer" al più presto!
(Danny Boodman - Luglio 2009)

Voto: 7.5


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