EVERGAZE ETERNITY
Incompatible Existences

Etichetta: autoprodotto
Anno: 2009
Durata: 26 min
Genere: gothic metal / rock


Eccoci qui a fare la conoscenza di questa nuovissima realtà del panorama italiano: gli Evergaze Eternity, infatti, si formano nel 2007 e dopo i normali assestamenti di formazione che caratterizzano ogni band nascente, ecco arrivare il primo demo e un nucleo stabile formato da Kyo alla voce, John Manza alle tastiere, Mitch al basso e Saetta alla batteria. Attualmente il gruppo può contare anche Nicola D'Alessio alle chitarre, ma nelle registrazioni di questo primo demo le chitarre sono state suonate dall'ex membro Stefano Menicagli e da Marco Ribecai.
Arrivando alle quattro composizioni contenute in "Incompatible Existences", abbiamo a che fare con una formazione dalle varie influenze: gothic metal, dark, elettronica e anche un certo pop meno immediato e facilone. In realtà non è poi così difficile inquadrare la proposta di questi ragazzi, perché a conti fatti la loro musica è fortemente influenzata da quanto fatto dai The Gathering (ma anche Within Temptation, sebbene in misura minore) lungo la loro carriera. A questo, poi, si aggiunge il timbro e lo stile di Kyo, che davvero è molto, molto simile a quello di Anneke e questo aumenta ulteriormente la sensazione di avere a che fare con dei seguaci della band olandese. Ci sono comunque diversi aspetti che si discostano dalla proposta dei The Gathering, soprattutto nell'uso delle tastiere, che sono più vicini al dark pop sintetico degli anni '80 piuttosto che alle trame atmosferiche che si sentivano nei The Gathering di "If_Then_Else" o "Souvenirs". Forse è proprio questo aspetto che mi pare più interessante, anche perché riesce a dare un taglio che non è sicuramente originale, ma ben si sposa con le sonorità del gruppo.
Ecco, quindi, che un brano come "Shadow", con le sue tastiere plasticose, riesce a catturarmi più facilmente di una "Joy Restricted", una canzone più classica e lineare. Sicuramente la seconda è più elegante, più raffinata, ma anche più povera a livello di personalità. Un brano come "Vicious Circle", invece, si pone un po' a metà strada tra le due posizioni: melodia molto semplice, immediata e leggera, ma anche una scrittura fluida che si lascia ben ascoltare. Si nota ancora un approccio un po' acerbo, e lo stacco con il pezzo parlato con voce alla Fernando Ribeiro è assolutamente da dimenticare, ma è ancora presto e la band saprà maturare. Migliore "Children Can Kill", un altro brano vicino ai The Gathering, che mostra comunque delle buone carte e, senza far mai gridare al miracolo lascia ben sperare sul futuro della band.
Che altro aggiungere? Al momento, con l'ascolto di soli quattro brani, è difficile riuscire a fare un bilancio davvero completo su questa band. Sembrerebbe che il materiale su cui lavorare ci sia, ma è indubbio che il gruppo debba ancora darci dentro prima di poter dire di aver centrato l'obbiettivo. Per ora direi che il primo passo da compiere comporta uno sviluppo maggiore della propria identità musicale, in modo da staccarsi almeno in parte dalle fonti di ispirazione, per lavorare sempre di più su qualcosa di personale.
(Danny Boodman - Maggio 2009)

Voto: 6.5


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