NILE + KRISIUN + GRAVE + ULCERATE + CORPUS MORTALE
28 Novembre 2009
Velvet
Rimini


Una data come se ne vedono poche, quella di sabato 28 novembre al Velvet di Rimini. Già, perché beccarsi cinque ottimi gruppi tutti in una sera, in un bel locale e al prezzo di 20 euro non capita certo tutti i giorni. Eccovi, allora, un riassunto dell'accaduto.
Le porte del Velvet si aprono intorno alle 20.00 e, tempo pochi minuti, i danesi Corpus Mortale danno il via alla serata. Il loro death metal, abbastanza canonico ma molto ben eseguito, è l'ideale per scaldare gli animi degli ancora pochi presenti. Le loro canzoni non sono il massimo in quanto ad originalità, anzi, però hanno impressionato per l'impatto notevole. Per quanto mi riguarda, hanno una resa decisamente migliore dal vivo rispetto al CD, soprattutto se i suoni sono potenti come quelli sprigionati sul palco del Velvet. Buona la prestazione d'insieme, con il batterista e il cantante in primo piano.
Tocca ora ai neozelandesi Ulcerate, gruppo piuttosto giovane ma dalle potenzialità incredibili. Per quanto mi riguarda, il loro "Everything Is Fire" è il miglior album del 2009, e indubbiamente tra i più innovativi degli ultimi anni in ambito death. La loro prestazione mi ha letteralmente stregato. Peccato che per buona parte del primo brano le chitarre fossero quasi inesistenti. Superati questi inconvenienti (dei quali la band non aveva assolutamente colpa), l'esibizione è stata davvero intensa. Cattivi, spiazzanti, affascinanti, atmosferici: vederli dal vivo è un'esperienza tutta da vivere. Un incontenibile Jamie dietro le pelli dettava il tempo, le chitarre dialogavano e si intrecciavano senza sosta e senza indugio, mentre il cantante e bassista Paul Kelland mostrava il lato più sfacciatamente aggressivo del gruppo. Tutte le canzoni, riprese dal loro ultimo lavoro, meritavano un'attenzione totale, anche se con "Caecus" i quattro hanno raggiunto definitivamente l'apice.
Peccato che la loro esibizione sia durata davvero poco; parte del pubblico ha chiesto un bis, ma non è stato accontentato.
Con i Grave si torna ad esplorare il death metal vecchio stampo. Suoni marci, ritmiche striscianti e cadenzate e il carisma del leader Ola Lindgren -uno che basta guardarlo per capire che è cresciuto a pane e death metal- hanno trascinato i più esaltati al pogo. In effetti, era quasi impossibile rimanere indifferenti a canzoni così convincenti. Il ritmo penetrava sotto pelle e il collo non poteva far a meno muoversi a tempo e seguire i colpi di batteria.
Piccola curiosità: quando è venuto il momento di "8th Dominion", hanno mandato la registrazione dell'arpeggio iniziale e, nel frattempo, Ola si è acceso una sigaretta. Della serie: "Io il canale del pulito non lo voglio neanche avere!". Troppo figo!!!
Tocca a "Into The Grave" mettere fine ad un concerto davvero gradioso.
Non c'è molto tempo per riprendersi dall'ottima performance del combo svedese. Fuori la nebbia sale, ma dentro il Velvet l'atmosfera è destinata a riscaldarsi ancora: tocca ai Krisiun.
Brutali, non ho altre parole per descriverli. Anche il loro show è stato pazzesco. Hanno proposto una serie di canzoni velocissime, non si sono certo risparmiati. Bravi anche a dialogare e infiammare il pubblico nelle pause tra un brano e l'altro. Ogni tanto si sentiva qualche imprecisione, ma nel complesso sono stati davvero mostruosi a livello di aggressività. Il momento più barbaro e feroce della serata.
Stiamo per avviarci verso l'epilogo, ma bisogna attendere parecchio (penso sia passata almeno mezz'ora) prima di vedere i Nile salire sul palco e imbracciare i loro strumenti.
Professionali, praticamente impeccabili dal punto di vista esecutivo, non hanno deluso le aspettative dei tantissimi fan che erano venuti ad assisterli, anche se la scaletta non mi è piaciuta tanto. Avrei preferito qualche pezzo vecchio in più, a discapito di quelli nuovi, che più di tanto non mi hanno preso. "Sarcophagus", "Sacrifice Unto Sebek" e la conclusiva "Black Seeds Of Vengeance" sono quelle che ho apprezzato maggiormente.
Il pubblico, animato da un Kolias intento a rasentare la barriera del suono, si lancia in un pogo sempre più violento e in tanti vengono buttati oltre le transenne (per la verità, qualche sfortunato che non ha trovato appoggio è crollato a terra prima di varcare quel confine).
Sulle note del loro classico cavallo di battaglia il quartetto termina la propria esibizione, salutato calorosamente dai presenti.
C'è ancora tempo per intrattenere gli Ulcerate, beccati nei pressi del tour bus, complimentarsi con loro e scambiare qualche parola.
Sono le 2.00 quando salgo in macchina. La nebbia sta per inghiottire tutto e mi accompagnerà per almeno metà dei 300 Km che mi separano da casa.


(BRN - Dicembre 2009)