MEGADETH + Labyrinth + Sadist
5 Giugno 2010
Alcatraz
Milano
A 28 anni, essere cresciuto a pane e thrash e non aver mai visto i Megadeth dal vivo è quasi un controsenso, che pesa sulle spalle e a cui è necessario ovviare; fortunatamente sono riuscito a vincere questa serie negativa di assenze ai concerti del quartetto Bay Area, e in occasione del tour per celebrare il ventennale dell'album che molti ad oggi considerano come l'apice compositivo della band, quella pietra miliare che risponde al nome di "Rust In Peace", ho raggiunto l'Alcatraz per assistere allo spettacolo di Megadave e soci. Inutile segnalare la formazione, ma per dovere di cronaca ricordo che i 4 attuali membri sono Dave Mustaine alla chitarra e voce, Dave Ellefson nuovamente al basso, Chris Broderick alla chitarra e Shawn Drover alla batteria. Una formazione che ha dato il meglio di sé, offrendo un'ora e mezza abbondante di concerto e ripagando anche i più giovani con l'esecuzione per intero di "Rust In Peace", momento clou della serata.
L'opening act risponde al nome degli italianissimi Sadist, di cui purtroppo riesco a seguire solo i due brani conclusivi; entro sulle note finali di una composizione che sembra provenire dal passato della band (veramente pochi secondi nei quali non riesco a focalizzarne il titolo), quel "Tribe" che ad oggi personalmente rimane il masterpiece dei nostri, mentre ignoro completamente le ultime tappe discografiche del combo nostrano, dalle quali estrarranno i pezzi conclusivi. Cambio palco, ed eccoci alle prese coi Labyrinth; se inizialmente avevo immaginato fischi e insulti alla band, che poco ha a che spartire con la serata (così come gli stessi Sadist, N.d.P.), noto una risposta calorosa da parte di molti dei presenti nelle prime file della location. Tra brani del passato più recente prima della scomparsa dalle scene, e brani tratti dagli esordi, si arriva velocemente alle battute finali; piacevole tuffo nel passato, avendo cominciato nel periodo di loro massimo splendore a seguire la scena metal, anche se in questo contesto avrei fatto volentieri a meno della loro prestazione.
Un breve lasso di tempo scandisce l'attesa, e sulle note di "Dialectic Chaos", opener dell'ultima fatica "Endgame", i nostri fanno il loro ingresso sul palco; inutile sottolineare come sin da subito l'atmosfera diventi calda e l'aria sempre più rarefatta, come è giusto aspettarsi da una situazione similare. Ecco subito sopraggiungere "Wake Up Dead" a scatenare sempre più gli astanti, seguita da "Headcrusher", che apre le porte alla stupenda "In My Darkest Hour", vissuta con partecipazione da tutti i presenti, tributo più che dovuto ad un brano con tutti gli attributi. Momento topico della serata introdotto dalla chitarra di Mustaine, sulle note di "Holy Wars... The Punishment Due", e così via per la successiva mezz'ora e più, con "Hangar 18", "Take No Prisoners", "Five Magics", "Poison Was The Cure", "Lucretia", "Tornado Of Souls", "Dawn Patrol" e "Rust In Peace... Polaris" che si susseguono in un turbine di emozioni trascinando chi insieme al sottoscritto si è dimenato nel pit, con grande dispiacere dei soliti spettatori che si lamentano di non poter gustare il concerto in posizione centrale e ravvicinata al palco (da che mondo e mondo, e da quando il genere è sorto, quello è il luogo dove la gente si scatena, sarebbe ora di recepire il messaggio, fra l'altro lanciato dalle band stesse, N.d.P.). Seguono "Trust" e A Tout Le Monde", che si potrebbero quasi definire riempitivo, e permettono di placare la stanchezza, mentre con i classici "Sweating Bullets" e "Symphony Of Destruction" ritorna la furia dei presenti. Chiusura sulle note di "Peace Sells... But Who's Buying?", che termina coi nostri che si divertono a riprendere nuovamente la parte conclusiva di "Holy Wars...".
Chiaramente prova ottimale del combo, che ha offerto uno show forse da manuale, ma che ha certamente lasciato a tutti i presenti un ottimo ricordo della serata. L'unico rovescio della medaglia, o quantomeno una scelta che mi ha lasciato in parte perplesso, in parte soddisfatto, è stata la prova solista di Broderick, che si è limitato ad imparare la lezione offerta a suo tempo da Friedman, senza davvero "condire" con la propria maestria che, si sa, non è da tutti.
Riprendo la via del ritorno sudato e un po' stanco, ma sorridente e felice, giusto stato mentale e fisico al termine di qualsiasi concerto, mainstream o underground che sia... thrash on!
(PaulThrash - Giugno 2010)