HEATHEN + Methedras + Brain Dead + Urto + Ancient Dome
8 Maggio 2010
Club 71
Milano
Quando ho scoperto che gli Heathen, seminale band thrash metal dalla fucina di Frisco, nonché una delle principali ispirazioni per il sottoscritto, si sarebbe recata in Italia per 3 date durante il marzo 2010 (conseguentemente spostate al mese di maggio), non avevo dubbi sul fatto che mi sarei precipitato in qualsiasi dove per assistere alla loro esibizione. Ma si sa, il nord Italia è sempre avvantaggiato rispetto al centro sud, ed ovviamente una delle tre opzioni si è rivelata essere Milano. Quando mi è stato proposto di supportare l'evento con la mia band, è stato praticamente esaudito un piccolo sogno che da sempre covavo. Precedo le malelingue nel commentare come si sia stati avvantaggiati dal fatto che gli organizzatori siano stati la Punishment 18 Records, in collaborazione Nihil Zine, e Vivo Management, e il passo dall'accorgersi che tutte le band chiamate in causa facciano parte della stessa indie nostrana è decisamente breve. Ognuno è libero di pensarla come meglio crede, nulla vieta che ci sia chi creda sia stata una pessima scelta, ai posteri l'ardua sentenza...
La location, il Club 71, è un locale che fonda la sua clientela su appassionati di musica latino americana, quindi non propriamente il posto più adatto per un concerto heavy metal; l'acustica non è delle migliori, ma i suoni non lasciano del tutto a desiderare, e l'esibizione degli Heathen non risente più di tanto per chi si presenta volendo ascoltare della buona musica, senza partire con i soliti preconcetti e le classiche lamentele made in Italy. Diciamocelo, chi è in grado di apprezzare il pathos che ogni band vuole e riesce a sprigionare da un palco, lo può sentire sul palco internazionale dotato di un service infallibile, come nella più infima delle bettole. Altrimenti restare a casa propria e ascoltare i brani sul proprio pc è un'opzione da non scartare, di certo si eviterebbe di aprire la bocca a sproposito. Non commenterò a riguardo delle prestazioni delle band a supporto, che ad ogni modo hanno fatto del loro meglio per trascinare i pochi presenti durante il breve tempo loro concesso, e sfido chiunque a smentire quest'affermazione per il solo gusto di farlo.
Purtroppo i tempi sono piuttosto tirati, e i 5 americani salgono sul palco verso le 21:30. Chi si è presentato al locale con largo anticipo, li avrà comunque notati aggirarsi fra la gente, specie Darren Minter, batterista della band, che senza alcun problema si è intrattenuto con chiunque si avvicinasse a lui, dimostrandosi una persona davvero piacevole.
E' tempo di passare ai fatti, e sulle note dell'intro del recente "The Evolution Of Chaos", ecco i nostri partire in maniera violenta ed arrembante con l'altrettanto diretta "Dying Season", brano già presente sul demo del 2005, che sin da subito vede i fans riuniti sotto il palco gettarsi nella mischia senza paura. La stupenda "Control By Chaos" segue a ruota, con le sue accattivanti melodie a trasportare per un attimo su un'altra dimensione; ancora un brano dalla nuova fatica, e le note di "Fade Away" fuoriescono pronte a frustare di nuovo gli astanti. Giunge il momento del primo salto nel passato, e come non omaggiare un album come "Victims Of Deception" con una "Opiate Of The Masses" che carica il pubblico ancor di più? Un tuffo ancor più indietro nel tempo arriva con "Goblin's Blade" tratta dall'esordio "Breaking The Silence" (da cui viene estrapolata anche "Death By Hanging", che come la precedente vede i fans della vecchia guardia ripagati delle proprie speranze), vissuta con fervore da band e folla, e lo stesso riesce a fare la pomposa "Mercy Is No Virtue", ancora da "Victims Of Deception". C'è ancora tempo, e si ritorna sul nuovo lavoro con "No Stone Unturned", scelta coraggiosa vista la lunghezza del brano, che come molti sanno, ha uno stacco acustico non facilmente riproponibile dal vivo, ma che risulta eseguita magistralmente e permette di tirare un piccolo sospiro. "Bloodkult" riporta su terreni piuttosto heavy, e il quintetto saluta e si ferma per la classica pausa prima del gran finale. Ritorno sulle scene con "Open The Grave", altro brano degli albori della band che viene ottimamente recepito, a cui segue un nuovo brano che diventerà di certo un classico dei nostri, "Arrows Of Agony", e gran finale con la richiestissima "Hypnotized", che vede una folla non ancora paga di Heathen sbracciarsi e cantare a squarciagola con il fiato rimasto insieme a Dave White.
Al termine della serata si conteranno poco più di 170 persone, decisamente una cifra stringata per una band di culto come gli Heathen, anche se rispetto al numero inferiore di paganti che ci è stato riferito essersi presentato all'esibizione romana, si può parlare di un mezzo successo; ovviamente il solito finale all'italiana, con decine di grandi sostenitori che sui forum aprono molto bocca, ma non conoscono il significato dell'espressione "passare ai fatti". D'altro canto, molti altri che lo fanno non sono mai soddisfatti del risultato finale: allora mi chiedo, ma esiste davvero il supporto nel panorama heavy a livello nazionale? Un'altra domanda da lasciare in eredità ai futuri metallari, che si spera ritornino davvero a sostenere la musica che amano in maniera attiva e non solo con la favella.
Chiudo ringraziando il grande combo americano per la bella serata vissuta, che se non è partita con tutti i sacri crismi del caso, non poteva chiudersi in maniera migliore... e le parole dell'altrettanto grandissimo Chuck Shuldiner ritornano ancora una volta utili alla causa: keep the metal faith alive!
(PaulThrash)