Gods Of Metal 2008
Arena Parco Nord
Bologna
Ecco a voi un po’ di pareri sul Gods Of Metal del 2008. Abbiamo voluto evitare qualunque commento ragionato, a favore delle nostre reazioni più spontanee e sentite, da appassionati di musica. La redazione di Shapeless Zine vi augura una buona lettura!
IL GODS OF METAL 2008 di MOONFISH
Quest'anno il programma del Gods Of Metal non sembrava che un losco piano della Live per uccidermi, quindi come potevo non raccogliere l'invito? Arrivo al Parco Nord dopo un paio di giorni passati in casa Paolo Catena (tradurre il nome in inglese per rendervi conto di chi parlo...), per cui già ero bello imbottito di dottrina metal...
Metto piede nell'arena desertica e subito noto un numero molto folto di esseri umani, anche sopra le mie aspettative. Stanno tutti a guardare una sciapetta che si vantava di avere i sandali: era Lauren Harris, figlia d'arte. Immagino fossero tutti attratti dalla sua musica e non da altro, naturalmente. Il clima infernale però attenta subito alla mia vita, così mi spingo subito sotto il tendone a rendermi conto che dovrò passare tre giorni in quella fossa maledetta. Mentre sto lì a reggermi il capo scuotendolo in segno di diniego fissando il vuoto, passa il live degli Airbourne e nemmeno me ne accorgo. Potevano anche essere il mio nuovo gruppo preferito, ma non lo saprò mai. Praticamente il primo concerto che seguo è l'unico non metal di tutta la manifestazione: Apocalyptica. Quattro capelloni sciamannati che suonano quattro violoncelli distorti, con in più un batterista al seguito. Molto gustosi e divertenti: per me l'unico modo per ascoltare dal vivo qualcosa dei Metallica o dei Sepultura, entrambi gruppi discioltisi da anni, no? Dei Rose Tattoo posso farne anche a meno, tanto esistono già gli AC/DC, e allora vado a sdraiarmi sull'unica fetta di prato all'ombra e me li ascolto da lì. Peccato che stavo vicino a delle burbette fans degli Avenged Sevenfold che per tutto il tempo stavano canzonando i rocker sul palco, come se se lo potessero permettere. Dò un ascolto anche a questi idoli dei giovanissimi. Un po' Iron Maiden, un po' Pantera e un po' Tiziano Ferro. In pratica i Negramaro del metallo del 2000. E sti cazzi. Ma poi è l'ora dell'ora degli Iron Maiden, che fanno un concertone della madonna. Unica concessione alle mammolette "Fear of the Dark", ma per il resto passa di tutto, compreso un Eddie cyberpunk che si aggira confuso sul palco durante un pezzo di "Powerslave" e poi esce subito quando si accorge di aver sbagliato disco. Stupidelli quanto i loro geroglifici finti, ma un Dickinson sempre in ottima forma (quasi faceva più fatica il tecnico dell'occhio di bue a seguirlo che lui a zompettare per il palco). Certo, ho preferito il concerto di tre anni fa con la replica del tour di "Piece of Mind", ma pure questo è stato una figata!! Ora posso anche non rivederli mai più.
Il giorno dopo per tornare al Gods mi perdo pure la sagra dello stricnino, che si teneva nel paesello in culo al mondo nel quale alloggiavo. Arrivo che suonano i Dillinger Escape Plan. Un casino bestiale che non so come si possa tollerare a quell'ora e sotto un sole così ostile. Ci rifletto su mentre pranzo, dopodiché vado ad immolarmi sotto lo stesso sole per rivedermi dopo dodici anni dodici gli At The Gates, spettacolari come li avevo lasciati, incredibile, uno dei concerti migliori di tutto il festival!! E una grafica alle spalle che lascia presagire un ottimo futuro! Sempre se futuro ci sarà. I Testament li ho sempre considerati un gruppo qualunque: banali, monocordi e sopravvalutati. Questo ennesimo show me l'ha confermato. Mi piaceva solo "Into the Pit" e grazie a cielo me l'hanno suonata subito, quindi non mi pento di essere stato a vedermeli da lontano a quattro di spade sul prato. Credo che la principale dote dei Meshuggah invece sia la memoria. Com'è possibile memorizzarsi un repertorio del genere e riprodurlo così bene in una tale afa mortale?! Me lo sono chiesto per un po' finché la mia pelle non ha iniziato a sfrigolare e me ne sono di nuovo scappato all'ombra. Mi dovevo risparmiare per i Carcass: un gruppo che aspettavo di vedere dal 1988!!! Purtroppo i loro album più popolari sono anche quelli che mi piacciono meno, e quindi di pezzi per me ne hanno fatti giusto tre e mezzo, ma il vedere dal vivo un mito come Bill Steer nonché quella faccia da culo di Jeff Walker (già visto mascherato l'anno scorso in tour coi Brujeria) è stato eccezionale... Per non parlare poi dell'apparizione mistica di Ken Owen!!! Osanna eh, Osanna eh!!! Lacrime vere di commozione, amisci!! E poi gli Slayer. Che hanno paccato li culi, frà!! Un po' troppi pezzi recenti per i miei gusti... Ma certe chicche come il ripescaggio di "Captor of Sin" (l'avranno fatta per gli At The Gates?) e l'accoppiata "Chemical Warfare" e "Ghosts of War" tutte d'un fiato sò state grandiose!... Alla fine manco loro ce capivano più un cazzo: Dave Lombardo che scende dalla batteria moribondo, Tom Araya che confuso dà la buonanotte e se ne va senza sapere dove cacchio andare e King ed Hanneman che come al soliti fanno gli assoli a casaccio. Che bbotta! Eccezziunale!!!
Il terzo giorno sono sorprendentemente ancora vivo. E sfido la mia resistenza piazzandomi impavido nel mezzo dell'arena per lo show degli Enslaved, che inizia alle 13,45. Ecco che svengo un paio di volte mentre loro fanno un figurone con i pezzi dei loro ultimi album, molto complessi e progressivi. Niente brani barbarici del vecchio periodo che piacevano di più a me, peccato, ma comunque ottimo spettacolo. Gli Obituary, che già ho visto e rivisto, me li guardo un po' da una parte, anche perché non c'è più quell'ubriacone di Allen West, che era sempre un (si fa per dire) bel vedere. Però... All'improvviso l'illuminazione! Ma sò uguali ai Celtic Frost!! E non me ne ero mai reso conto!... Eppure di segnali ce n'erano fin troppi ("Xecutioner's Return", per esempio, non ricorda niente?)!... Vabbè, buongiorno a me, meglio tardi che mai. E i Morbid Angel sbregano il culo a tutti, David Vincent grazie di esistere, ci hai liberati del fardello di tre album inutili, non vedo l'ora di sentire l'album nuovo e di rivedermeli in un concerto tutto loro, magari in un locale chiuso con un impianto come si deve. Porca troia che ficata!! Unico difetto i malmsteeniani che gridavano "basta". E infatti eccolo lì che arriva, supercotonescion in persona Yngwie J. Malmsteen. Che si piglia due terzi del palco e incastra in un angolo i suoi musicisti al guinzaglio, compreso un certo Ripper Owens alla voce, ma il vikingo fa finta di niente. Avrà sfasciato sei chitarre di cartapesta, suonato qualche milione di note... Insomma il solito mostro, ma è come Godzilla, è evidente, è inutile che ce lo rispiega. Ma a me che me frega, io sto sdraiato sul prato... Malmsteen grazie di esistere, almeno mi riposo. E poi gli Iced Earth. Power/heavy metal. Se non fosse per Purgatori non saprei nemmeno chi fossero. Bravi, per ammazzare l'attesa per i Judas Priest vanno più che bene. Mi dicono dalla regia che il cantante si è tagliato i capelli perché è entrato nei marines. Te ce sta bè, così impari. Bah. E poi... Signore e signori... L'heavy metal in persona. I Judas Priest!!!!! Se qualcuno non avesse ben chiaro cos'è l'heavy metal gli sarebbe bastato guardarsi questo concerto. Compreso l'angolino del "solfeggio con Rob Halford". Certo, dalla scaletta mancavano un po' troppi classici, ma che ci vuoi fare, hanno fatto troppi dischi... Certo, Halford non era fresco e zompettante come Dickinson (sarà stato esausto dal gay pride del giorno prima? è una battuta, potete anche non ridere), ma che ci vuoi fare, Dickinson da piccolo ascoltava i Judas, Halford invece... No.
Alla fin della fiera sono completamente arrostito ma vivo. E sono convinto che ne è valsa la pena. Ora sono pronto ad un altro anno di musica frìfrì.
Un saluto a tutti i miei vecchi lettori (sì, pure a te, stronzo), ciao!!
IL GODS OF METAL 2008 di LINHO
Ho assitito solo alla giornata di sabato.
Quando sono entrato nell'arena gli Stormlord stavano salutando il pubblico...
Devo dire che almeno per me ha vinto il caldo (e gli Slayer, ovviamente), m'hanno detto anche che il venerdì la temperatura era assai superiore.... mah.
Non sono riuscito a godermi i concerti come avrei voluto perchè andavo continuamente a bagnarmi la testa.... purtroppo la mancanza di una zona ombra decente è una grave carenza dell'Arena Parco Nord, almeno a mio parere.
Riguardo ai gruppi.... piacevoli i Between The Buried And Me. Ho solo "Alaska", mi sono sembrati piuttosto melodici e comunque abbastanza ricercati. Da rivedere in altri contesti, comunque veramente validi. I The Dillinger Escape Plan hanno assalito la folla con canzoni al fulmicotone e un'energia fuori dal comune, anche dal punto di vista fisico (salti, chitarre rotanti ecc.).... A tratti anche piacevoli, ma comunque troppo "spezzettati" per i miei gusti. MI piacciono solo a piccole dosi, diciamo. At The Gates bravi, soprattutto dopo i primi pezzi "di riscaldamento". Brani Abbastanza lineari e ben costruiti.... di certo non dei geni, ma un gruppo che ha influenzato tante bands degli ultimi dieci/quindici anni.
Dei Testament ricorderò sicuramente più a lungo la loro esibizione al Monsters Of Rock del 1992 a Reggio Emilia che non questa al Gods Of Metal.... bravi, ovviamente, ma hanno suonato a un volume totalmente inadeguato. Mi ha fatto piacere sentire in apertura "Over the wall" e l'assolo cantato da tutto il pubblico!!
Tecnicamente i Meshuggah temono pochi confronti e l'hanno dimostrato. Non sono comunque un loro grande ammiratore, almeno sulla lunga distanza. Forse non sono ancora riuscito ad entrate nella loro lunghezza d'onda. Non so... di certo li trovo micidiali per un paio di pezzi e noiosi alla lunga.... Sia su disco che dal vivo.
Non sono mai stati un grande ammiratore neppure dei Carcass e il concerto non mi ha certo fatto cambiare idea. Per me un gruppo che ha realizzato due album interessanti (il terzo e il quarto) e niente più, anche se è doveroso riconoscere che certe idee melodiche di "Heartwork" sono state riprese da diversi gruppi negli anni a venire.. Un po' di ruggine si è sentita, ma niente più. Tra l'altro l'entrata in scena del batterista originale Ken Owen è stata sicuramente il momento più toccante della giornata. A chiudere gli Slayer e non credo ci sia niente da dire su questa macchina da guerra che da 25 anni rappresenta una delle ali più estreme del metal. Non esiste gruppo death metal che possa dichiararsi non influenzato in qualche modo da Araya e soci…
Spietati e poco avvezzi a convenevoli e occhiatine d'intesa tra loro i quattro hanno pensato solo a suonare e a riversare sul pubblico una serie interminabile di classici, da "Hell Awaits" a "Raining Blood", da "South Of Heaven" a "War Ensemble" alternati a materiale più recente, ovviamente meno "mitico" ma altrettanto efficace, quantomeno dal vivo. Potenza e velocità per un suono che viene dal passato e che si dimostra, incredibile ma vero, ancora attuale.
Un'ottima chiusura per una giornata in parte rovinata dal caldo.
IL GODS OF METAL 2008 di BRN
La scaletta del sabato mi faceva proprio gola, purtroppo i giorni che hanno preceduto il Gods sono stati un gran casino per me, ragion per cui ho preferito partire la mattina riposato, anche se questo significava perdere i primi concerti. Arriviamo con calma (fin troppa!) verso le 13, il tempo di parcheggiare, mangiare un panino al volo e comprare i biglietti e ci troviamo davanti al palco per le ultime tre o quattro canzoni dei Dillinger Escape Plan. La band era scatenata sul palco, ma del loro concerto francamente mi è rimasto ben poco, non mi hanno coinvolto particolarmente.
Con gli At The Gates, invece, mi sono scatenato. Era dal 1996 che aspettavo di vederli dal vivo, e quasi da altrettanti anni che avevo perso la speranza di coronare questo piccolo sogno. Inutile nascondere che sono stati la ragione principale per cui io e mio cugino siamo venuti al Gods. Nonostante qualche chiletto di troppo e una forma fisica tutt'altro che atletica, il gruppo mi è piaciuto un sacco. Il pubblico, poi, mi ha stupito: fin dalle prime note, davanti al palco si è scatenato un bel pogo. Sintetizzando, hanno riproposto tutto o quasi "Slaughter Of The Soul" e, di tanto in tanto, hanno ripescato qualche brano più vecchiotto, ovvero "Terminal Spirit Disease", "The Swarm" e "The Beautiful Wound" da "Terminal Spirit Disease", "Raped By The Light Of Christ" e "With Fear I Kiss The Burning Darkness" da "With Fear I Kiss The Burning Darkness", "Windows" e l'intramontabile "Kingdom Gone" da "The Red In The Sky Is Ours". Tantissime canzoni, dunque, tutte in successione, senza sosta. Lindberg a parte, la band non era molto dinamica, ma nel complesso l'esibizione mi ha entusiasmato. Se proprio devo recriminare qualcosa, avrei voluto anche un brano da "Gardens Of Grief", ma in un'ora di concerto forse era chiedere troppo. Alla fine, Lindberg annuncia l'ultima canzone e, mentre tutti si aspettano "Blinded By Fear", gli At The Gates partono a sorpresa con "Need", una delle mie preferite. Al termine, la band ringrazia e sparisce dietro le quinte sotto le note di "The Flames Of The End". "Un'uscita troppo brusca", mi sono detto, tra l'altro senza lancio di plettri e bacchette; infatti, al termine dell'outro, iniziano i rumori che precedono "Blinded By Fear", il pubblico s'infiamma nuovamente e il gruppo fa la sua comparsa, chiudendo a dovere.
Suoni a parte (i volumi erano bassissimi, sentivo meglio i cori del pubblico che la band), mi sono proprio divertito. Alla fine, avevo smesso i panni del metallaro e assunto quelli del muratore, tanto ero coperto di fango.
Mi sono guardato i Testament seduto con un paio di amici incontrati poco prima. Anche loro sono stati pesantemente penalizzati dai suoni. le chitarre andavano e venivano e ciò ha causato anche qualche sbavatura da parte dei musicisti. Io non sono mai stato tra i più grandi sostenitori del gruppo, tuttavia ammetto che brani classici come "D.N.R." e "Into The Pit" fanno la loro figura. Sicuramente i thrasher più incalliti li avranno apprezzati.
Ho provato ad uscire durante la pausa, ma avevano terminato i braccialetti (!), così per non perdere altro tempo e, soprattutto, l'inizio dell'esibizione dei Meshuggah, ho passato velocemente in rassegna le bancarelle e poi mi sono precipitato verso il palco. I Meshuggah hanno suonato rasentando la perfezione, precisi come macchine, cattivi e implacabili. Dopo i primi minuti, anche i suoni si sono sistemati. Brani vecchi e nuovi si sono alternati, fino alla conclusiva "Future Breed Machine", accolta da un'ovazione. Il concerto è scivolato via velocissimo, quasi non me ne sono neanche accorto. Probabilmente perché ero caduto in una specie di trance, ammaliato da una serie di controtempi e ritmiche contortissime. Assolutamente da vedere se vi piacciono i loro CD.
Dai Carcass non sapevo cosa aspettarmi, era da una vita che non ascoltavo qualche loro CD, per un qualche motivo difficile da spiegare, non mi hanno mai conquistato fino in fondo. Le prime canzoni sono state un bel balzo indietro nel tempo. I pezzi tratti da "Necroticism: Descanting The Insalubrious" e "Symphony of Sickness" sono intramontabili, e difatti avrei puntato di più su questi due album per quanto riguarda la scaletta. Qualche canzone troppo melodica, invece, ha un po' smorzato l'esibizione nel suo complesso, almeno dal mio punto di vista. I Carcass hanno suonato decisamente bene, anche i suoni non erano male, ma la freccia che hanno scagliato non mi ha colpito al cuore.
In conclusione, gli Slayer mi hanno lasciato un po' perplesso. Premetto che io sono fermo a più di dieci anni fa, della loro recente discografia non so proprio nulla, quel poco che ho sentito mi faceva schifo. La prima parte del concerto stenta a decollare, in particolar modo i nuovi brani posti in apertura erano proprio mosci se paragonati al macello che Araya e soci erano capaci di scatenare con i vecchi cavalli di battaglia. Non ci si scappa, sono pezzi come "War Ensamble", Dead Skin Mask", "South Of Heaven", "Hell Awaits" e "Die By The Sword" quelli che il la maggior parte del pubblico vuole sentire, basta vedere con che clamore sono stati accolti. Fortunatamente nella seconda metà del concerto vengono proposti solo classici, da "Captor of Sin" a "Mandatory Suicide", dalla fantastica e devastante "Postmortem" a "Reign In Blood", fino a concludere nella maniera più ovvia (e meno male!) con "Angel Of Death". Insomma, dopo un inizio incerto lo show è decollato e non mi è dispiaciuto, nonostante un'esecuzione non impeccabile, sia a livello strettamente musicale, sia di carattere. Certo che sacrificare capolavori come "Black Magic" e "The Antichrist" -giusto per citarne due- per promuovere l'ultimo album non è stata una mossa indovinata. Chiamiamola pure una gran cagata.
La serata finisce presto, per cui trovo anche il tempo di fare un paio di acquisti alle bancarelle, a testimonianza che ero di ottimo umore, e quindi significa che nel complesso questo sabato al Gods Of Metal è stata una esperienza molto positiva. Già, perché avere l'opportunità di vedere tanti gruppi del genere e tutti condensati in una giornata è un evento più unico che raro.
IL GODS OF METAL 2008 di HELLVIS
Il primo giorno di Gods è stato estenuante, e l'ho patito parecchio per via di un mal di testa ficcante e del caldo atroce. E dire che durante il viaggio per Bologna mi sono beccato anche la pioggia! Sia come sia, le ore di sonno sul mio groppone erano davvero poche (tre, per la precisione), e quindi ho assistito all'intero show di sabato in uno stato di dormiveglia, con una specie di pallina che rimbalzava da una parte all'altra del cranio ogni volta tentassi di accennare ad un headbanging. Gli occhi poi, erano gonfi e pesantissimi. Perdendo strade e giungendo al Gods con colpevole ritardo (ricordo solo che io e i miei amici stavamo cantando “Oppi Fjellet” degli Storm perla quindicesima volta), sono arrivato giusto in tempo per vedere i soliti Stormlord. Non che le canzoni sentite mi siano dispiaciute, ma il gruppo ha confermato quelli che sono i suoi pregi ed i suoi limiti. Ad una professionalità di tutto rispetto, va di pari passo un songwriting nella norma, senza infamia e senza lode. In tutta sincerità, nell'underground ci sono diecimila gruppi più interessanti degli Stormlord, che comunque sia risultano solidi. E questa loro continua presenza in manifestazioni del genere garantirà il posto al gruppo, in una futura enciclopedia sulla storia del metal italiano, se non proprio per motivi artistici, almeno per la notorietà.
Di gran lunga più interessanti, i Between The Buried And Me si sono distinti per il loro stile arzigogolato ed i continui cambi di melodia e ritmo. Tecnicamente, molto bravi. Da un punto di vista critico, beh, il gruppo tende a mettere sempre troppa carne al fuoco, saltando di palo in frasca con stacchi talvolta stridenti. Per fortuna, comunque, che esistono band desiderose di sperimentare, e di battere strade diverse dalle solite. Ecco perchè i Between The Buried And Me mi hanno risvegliato dopo il torpore iniziale causatomi dagli Stormlord: tengono allenata la mente, e qualche passaggio è davvero geniale.
Il primo pezzo da novanta è rappresentato dai The Dillinger Escape Plan, violenti, precisi, di un tiro tremendo. Il chitarrista poi doveva essere in coca: non si è fermato un attimo. Tra urla, ritmiche vorticose, riff ultracomplessi, e tentazioni più morbide nelle composizioni recenti, i Dillinger hanno dimostrato il loro valore, nonostante il caldo, nonostante tutto.
Gli At The Gates sono stati accolti da un boato: le gente li aspettava da tempo. Anch'io ero curioso di gustarmi la loro esibizione. Sì, lo so che sapete bene quando il death melodico svedese mi stia sul cazzo, però gli At The Gates sono gli At The Gates! Ai loro tempi, loro sì che erano originali , dimostrando un'intuizione folgorante, prima che il genere subisse la successiva saturazione. Ed il gruppo non ha deluso: ha suonato con grinta e precisione, e sebbene non siano certo degli animali da palcoscenico, hanno convinto tutti. Gli At The Gates sono tornati, speriamo durino.
I Testament. Beh, contrariamente a quanto affermato da Moonfish, ho un grande rispetto per questo gruppo. mi sono sempre piaciuti ed ho quindi accolto con gioia la loro esibizione. Un po' come tutte le volte! Ma questa volta i Testament hanno goduto finalmente di un'ottima qualità di suono (cosa che nelle precedenti occasioni non era mai capitata), ed hanno messo a ferro e fuoco il Gods con la loro grinta e la loro passione. Tra l'altro, mi complimento per i suoni del Gods. I più fini troveranno sempre qualcosa da ridire, ma quest'anno i suoni sono sempre stati di ottima qualità. A parer mio. I bassi troppo alti? Beh, a me piacciono perciò, perchè lamentarsi?
Dopo la sfuriata thrash dei Testament, è arrivato il turno dei Meshuggah. Io però ero troppo stanco ed affamato, e sono andato perciò a rilassarmi mentre il gruppo si lanciava nelle sue consuete sfuriate poliritmiche e cerebrali. Anche dalla distanza, non male.
I Carcass erano attesi un po' da tutti, e quindi gran parte del pubblico è andato in estasi per l'esibizione degli inglesi. Poco repertorio degli esordi, molte traccie dagli album più noti. Una anche da "Swansong". Non certo maestri di simpatia, tipici rappresentanti della spocchia albionica, hanno intervallato la musica con commenti da fare arricciare il naso. Se la musica si è rivelata all'altezza delle aspettative, il resto ha lasciato molto a desiderare. Ma è il loro atteggiamento sul palco, perciò prendere o lasciare.
E poi gli Slayer. Ma che concerto hanno fatto? Ma soprattutto, da quanto tempo Tom Araya non aveva una voce così? Cioè, urlava anche tra una canzone e l'altra, con mio sommo terrore che potesse perdere la voce tutta d'un colpo. Invece il gruppo ha macinato classici e canzoni nuove una dopo l'altra, con un'intensità ed una professionalità senza pari. Bravi, bravissimi.
Il secondo giorno mi sono sentito decisamente meglio, dopo una buona notte di riposo.
La mia giornata è stata aperta da un bellissimo show dei francesi Nightmare. Heavy metal come da copione. Il gruppo sa stare sul palco, ha carisma, ama giocare col pubblico. Ed alla fine tutti assieme, abbracciati, per accogliere l'ovazione degli spettatori. Peccato che a quell'ora ce ne fossero così pochi. Però, davvero freschi e bravi, anche se il cantante ha faticato un po' negli acuti.
Gli Infernal Poetry hanno dato vita ad uno show spettacolare, suonato con grinta e passione. La band è ormai una sicurezza, sà come tenere il palco e resiste stoica al calore. Ad un certo punto è comparso anche Trevor dei Sadist, contribuendo con la sua voce in una canzone nuova di zecca.
Ora, non ricordo bene se Fratello Metallo si sia esibito prima o dopo gli Enslaved, ma la sua breve esibizione è stato quanto di più imbarazzante e kitsch mi sia capitato si sentire negli ultimi anni. Non per via dei temi trattati, quanto per la realizzazione. Le prime due traccie, con quel "metallo" ripetuto allo spasimo, sembravano imitazioni scarse dei Nanowar o degli Atroci. E l'ultima canzone, beh, no comment. Voglio dire, se fossi stato io a proporre un messaggio cristiano tramite il metal, avrei puntato sulle suggestioni della severità e della sacralità della chiesa cattolica, utilizzando il latino, dando insomma un alone rispettoso e grandioso al tutto. Non una baracconata simile. Eppure, cazzo, tornato a Torino la gente non faceva che chiedermi: "Hai visto Fratello Metallo?".
Gli Enslaved hanno suonato molto bene ma sono stati penalizzati dalla calura opprimente. E suonare i brani più recenti, psichedelici e dai toni soffusi, ha avuto un effetto distruttivo su di me. Mi spiace, perchè stimo la band, Ma sia io che i miei amici abbiamo patito la loro prova.
Il cervello stava cocendo all’interno del mio cranio, quando sono saltati fuori gli Obituari, che hanno messo su proprio un bel concertino. Beh, tutti sapevamo cosa attenderci dagli Obituary, ed infatti nessuno è rimasto tradito. Grande groove, ottimo tiro: il gruppo ha coinvolto un sacco di spettatori e, nonostante l’alone oscuro dei testi, ha infuso negli spettatori arrostiti dal sole una ventata di energia ed ottimismo. Sul palco, i musicisti sembravano divertirsi: scherzavano tra loro, e l’allegria di questa band ha coinvolto il pubblico! Come facesse poi quel ciccione di John Tardy a muoversi di continuo con una maglia a maniche lunghe, rimane un mistero.
I Morbid Angel, dopo aver aggiustato un po’ i suoni, hanno fatto un concerto della madonna! Non so come mai, ma anche in una giornata così solare, la musica dei floridiani si è rivelata in tutta la sua oscurità ed il suo tormento. La band ha anche suonato una canzone nuova, tra un’imprecazione e l’altra di Dave Vincent che, evidentemente, si aspettava ben altro calore da parte del pubblico italiano. Ha detto che i finlandesi sono più calorosi di noi: ci credo, zampettano tutto il tempo per non crepare dal freddo! Noi stavamo crepando dal caldo! Comunque sia, alcuni classici mi hanno dato i brividi nonostante tutto: darebbero i brividi anche alle anime dell’inferno!
Anche a me Malmsteen è servito come pausa lunga, per riprendermi dal caldo e per mangiare e bere. Il solito Malmsteen, anche da distante. Non che abbia suonato male, ed ha anche sfoderato una buona serie di classici. Non male il lavoro d’assieme. Però non è proprio il mio genere di artista preferito.
Altro grande concerto è stato quello degli Iced Earth, con il cantante rasato tornato dall’Iraq. Che concerto, che tiro, che potenza! E che professionalità! Nessuna band ha dimostrato una professionalità pari agli Iced Earth in quanto a cura dei particolari e dei suoni. E la band ha fatto un concerto che non ha lasciato superstiti. Ora, detto fra noi questi americani non mi hanno mai appassionato, e pur avendo molti loro dischi ammetto di averli ascoltati ben poche volte. Il songwriting è spesso monocorde e, per un motivo o per l’altro, non riesce a prendermi. E invece, dal vivo mi hanno convinto: questa prestazione mi ha convinta. Ora, non rivaluto gli Iced Earth perché le mie convinzioni sono solide, però mi complimento con questi americani perché hanno fatto uno show di tutto rispetto.
E poi sono arrivati i Priest, e non dovrei aggiungere altro. Tra amici e amiche avrete parlato alla nausea dei Judas. Da parte mia mi sarei aspettato più canzoni dal nuovo album, ma la band ha preferito rimanere sui classici. Band in gran forma, a parte Halford che non ce la fa più. Da tempo è così, e a poco servono gli effetti per mascherare i limiti vocali del cantante. Va bene il rispetto, però il tutto ha un alone di tristezza. Cioè, la nostalgia per la sua voce cristallina e grandiosa è tanta. E se nel repertorio più facile il buon vecchio Rob ce la fa ancora, sulle canzoni più estreme… che pena. A sto punto, perché fare “Painkiller”? Beh, forse perché è un brano che aspettano in tanti. Un must. Però, beh, non poteva fare il trucchetto di invitare sul palco il cantante degli Iced Earth, cantando assieme questo classico, così che l’ospite potesse tappare i buchi del metal god? Beh, con l’esperienza che hanno i Judas, avrebbero dovuto pensarci loro! Comunque sia, una carrellata di classici per chiudere al meglio questa bella edizione del Gods. E poi tutti a casa. Punto e basta.