URTO
Upside Down
Etichetta: Punishment 18 Records
Anno: 2009
Durata: 45 min
Genere: thrash metal
Vi ricordate gli Urto? Beh, gli amanti del thrash nostrano e della
buona musica, avranno risposto sicuramente di sì. In effetti, il gruppo
siciliano ha rappresentato per un certo periodo un nome di punta della
scena underground nazionale, una promessa affascinante. In particolare,
dopo aver vinto la Metal Battle del 2006, ed essersi sfidati nella
finale contro i Cadaveric Crematorium sui palchi dell'Evolution
Festival. In seguito, siamo rimasti tutti in attesa.
Ed ecco di ritorno gli Urto con questo "Upside Down", il loro
album d'esordio pubblicato dalla Punishment 18 Records. E che disco,
gente! Un album con i fiocchi che non fa altro che confermare e, anzi,
migliorare quanto ascoltato nel loro promo "Numbers".
La copertina di "Upside Down" ci mostra una clessidra che sta
scorrendo al contrario. Il libretto, di dodici pagine, contiene tutti i
testi, una foto dei musicisti ed i ringraziamenti.
La formazione che ha inciso il CD vede Alessandro Olivo alla voce,
Mimmo Saladino e Giovanni Labita alle chitarre, Francesco Gioia al
basso e Giuseppe Campisi alla batteria.
Il disco è stato registrato all'Audia Manent Studio.
Prima di commentare le tracce, reputo sia opportuno scrivere due
parole sui testi. Come in passato, gli Urto non hanno dimenticato
l'impegno sociale, ed ecco che nel corso del CD, vengono denunciati
diversi mali del mondo. Di conseguenza, chiunque avrà voglia di
spulciare i testi di questo CD, si troverà ad affrontare il potere dei
pochi contro la miseria dei molti, oppure quella schiavitù subdola di
chi ti fa sentire libero (chi ha detto Stati Uniti?). Vi è inoltre una
critica sferzante ai media, al loro potere di influenza, nonchè alle
menti addormentate che nei media trovano soddisfazione e qualcuno che
pensi e ragioni per loro. Tematica questa molto vecchia. Mi ha fatto
venire in mente un vecchio gruppo loro conterraneo, i Nuclear Simphony.
Nella canzone "Lust For Desaster" toccavano una tematica simile, ed
anche la copertina di "Lost In Wonderland" avrebbe calzato a pennello.
Ho citato i Nuclear Simphony perchè erano un gruppo thrash siciliano, e
mi è parso carino citarlo in occasione di questa recensione, tanto per
dare un senso di continuità alla scena di quella regione!
Passiamo ora alla musica.
"The Dilemma Remains" è aperta da note lente e misteriose, che
creano un'atmosfera cupa ed opprimente. Si tratta però di una finta,
perchè a poco a poco il brano si fa più nervoso, fino ad aprirsi in una
vera e proprio cavalcata thrash. Gli Urto mettono in mostra una grinta
non comune, accentuata da una qualità di registrazione molto buona.
Alessandro si dimostra un buon interprete, con la sua voce pulita e
potente, ideale per il genere proposto. Dei cori in shout sono piazzati
sempre al punto giusto. Le due chitarre svolgono un lavoro
interessante, che guarda un po' alla tradizione del genere, ed un po'
al presente. Si segnala comunque un ottimo lavoro in sede d'assolo.
Anzi, proprio la sezione appena citata rappresenta un po' il picco
compositivo dell'album, nella quale l'assolo si fa sempre più complesso
ed intrigante. In alcuni momenti, soprattutto in questo contesto, gli
Urto mi hanno ricordato da vicino i Coroner. Però "The Dilemma Remains"
contiene spunti non distanti dai Dark Angel di "Time Does Not Heal" o
dai primi Annihilator, anche se nel suo complesso risulta alla fin fine
una canzone personale. Finale feroce e repentino.
"Remote Control Seizure" è una sfuriata fiammeggiante, col
cantante impegnato nel suo registro più acuto. Come al solito, la
linearità della composizione dopo un po' viene meno, poichè i musicisti
tentano passaggi di raccordo complessi ed arzigogolati. Eppure, nel suo
insieme "Remote Control Seizure" mantiene un tiro ed un'immediatezza
che sono il frutto del talento e della grande esperienza dei nostri. Il
thrash metal dell'epoca d'oro rivive nei solchi virtuali di questo CD,
poichè gli Urto ne incarnano lo spirito più vero: la loro attitudine è
sincera, e dà vita ad un thrash/techno-thrash di valore, senza tempo.
E' impossibile che un metallaro che si rispetti non senta l'impulso a
scuotere la testa. Un breve rallentamento, un'altra dimostrazione di
tecnica (il basso di Francesco è irrefrenabile), una sezione ritmica
carica di tensione, prima di una nuovo ripartenza, dal piglio
minaccioso ed oscuro. Una ripartenza che porta alla conclusione di
"Remote Control Seizure". Tra le influenze più evidenti in questa
canzone, credo vadano citati i soliti Metallica periodo '86/'88, più
qualche spunto alla Slayer (soprattutto nella partitura vocale) e
Forbidden.
"Free Will State Of Health" è una traccia violenta e vorticosa. I
musicisti, bravi come al solito, danno vita ad un arrangiamento pieno
di sorprese, vivace e variegato. Le linee vocali composte dal cantante
sono molto melodiche ed avvicenti, tanto che velano il thrash dei
nostri di suggestioni speed metal. Molto cattivi, gli Urto non vogliono
far sconti a nessuno. Non cadono nella tentazione di esibire la propria
tecnica, creando brani lunghissimi e noiosi. No, le canzoni sono
compatte e prive di passaggi inutili. E l'impatto rimane immutato
dall'inizio alla fine. "Free Will State Of Health" è una composizione
feroce, piena di rabbia. L'assolo melodico, quasi neoclassico della
chitarra solista, non sminuisce queste sensazioni palesi di negatività.
Stilisticamente, gli Urto abbondano ancora di stilemi del thrash della
Bay Area, mescolandoli comunque in maniera perfetta e totalmente
godibile.
"Mind-Forged Manacles", arzigogolata e distruttiva, colpisce
subito per l'aggressività esecutiva, e la solita interpretazione
genuina, anche sui registri più acuti, del cantante. Le linee vocali
sono realizzate con l'utilizzo di note piuttosto lunghe, che si
contrappongono al nervosismo esecutivo del resto della band. Tale
nervosismo si fa sempre più evidente nell'utilizzo di pause brevissime,
e di passaggi tecnici che minano la linearità del ritmo. Ma, come
sempre nel caso degli Urto, il songwriting è così naturale che tutto
procede per il meglio, senza irregolarità troppo fastidiose e
stridenti. A tratti, mi sono venuti in mente i Testament di "The
Gathering", i Grip Inc., con qualche spruzzatina dei soliti Slayer, più
Megadeth, Metallica e così via.
"The Second Coming", già presente su "Numbers", rappresenta un
tuffo nel passato per i fan degli Urto. Si tratta di una mini-suite di
più di nove minuti. In essa, il gruppo mette in mostra tutto il suo
bagaglio tecnico, passando attraverso svariati stati d'animo, al punto
che essa potrebbe essere considerata un "riassunto" della poetica
musicale dei nostri. Su Shapeless Zine è stata commentata ben due
volte, sia nella sezione album che in quella demo. Ragion per cui non
mi sembra il caso di spenderci su tantissime parole, anche perchè
rischierei di annoiare il lettore. In questa sede posso soltanto dire
che "The Second Coming", il cui testo è del poeta W.B. Yeats, è
riproposta con una qualità di registrazione fantastica, che mette in
evidenza il grande talento dei nostri, e non ne nasconde il tiro
poderoso. E' sempre bella da ascoltare, e nonostante la sua lunghezza
non annoia. Anzi, ci sorprende sempre. Infatti gli Urto sono in
possesso di un potenziale tecnico notevolissimo, e la loro musica è
sempre godibile, aggressiva, vera e spontanea. Grande gruppo, ed ottima
canzone.
"The World Upside Down" è una mazzata in pieno volto, talmente
potente che è davvero dura riprendersi dalla botta. Classicamente
thrash, passa in rassegna tutte le caratteristiche del genere, dal tipo
di riff alle trovate ritmiche. La tecnica dei musicisti è sempre
stupefacente, a partire dalle due chitarre precisissime e taglienti per
arrivare alla batteria, trascinante e creativa. E come non citare il
basso virtuoso e la voce perfetta per il genere di Alessandro.
Credetemi, "The World Upside Down" è un vero godimento, in caso amaste
il thrash vero e sincero! Si tratta di una delle canzoni più dirette e
d'impatto dell'intero CD.
Una mesta introduzione per violoncello solo apre "Requiem For
Brainwork". Presto la canzone parte in maniera piuttosto decisa,
contrapponendo nuovamente i vocalizzi distesi del cantante e
l'esecuzione rabbiosa del resto del gruppo. La canzone è abbastanza
nervosa, ed ha uno sviluppo difficoltoso. Non che manchi di
naturalezza, ma sembra voler creare un'attesa, alla quale non segue mai
un'apertura vera e propria. E' come se la grande furia dei nostri non
volesse esplodere. Il risultato è pesante e mette a disagio. Ritornano
gli spettri degli ultimi Dark Angel, misti alle altre influenze, che
non scompaiono mai. Interessante l'assolo su registro grave da parte
della chitarra. "Requiem For Brainwork" chiude il CD nella maniera più
strana ed imprevista. E' un brano incatenato, torturato, compresso.
Apprezzo sempre i gruppi che evitano la banalità, quindi pollice alto
anche per questa canzone. "Requiem For Brainwork" è la canzone più
lunga dopo "The Second Coming". E si chiude sulle note del violoncello.
Che discone quindi! Interessante sia musicalmente, che dal punto di vista testuale.
Dopo un po' di silenzio, quindi, gli Urto sono tornati più convinti
che mai, desiderosi di imporsi come uno dei gruppi più validi
dell'intera scena thrash italiana. Sono convinto che "Upside Down" sia
un ottimo esordio, che ha smussato alcuni dei difetti tipici del
passato della band, tra i quali la tendenza a divagare troppo nelle
loro composizioni. In "Numbers", spesso la tensione veniva un po' a
mancare, tanto che i brani risultavano sempre un po' carenti come
compattezza. Con "Upside Down", pur senza limitare più di tanto i
minutaggi, gli Urto hanno curato maggiormente il songwriting, dando
vita a canzoni più serrate e prive di divagazioni inutili. Dato quindi
il miglioramento, e considerata la bellezza di questo CD, assegno a
"Upside Down" un bel voto e mi compiaccio della bravura di questo
gruppo!
(Hellvis - Settembre 2009)
Voto: 8
Contatti:
Sito Urto: http://www.urto.tk/
Sito Punishment 18 Records: http://www.punishment18records.com/