UNSAFE
Inhale The Storm
(MCD)
Etichetta: autoprodotto
Anno: 2009
Durata: 33 min
Genere: sludge/death metalcore
Nati nel 2003 ma assestatisi come line-up solo verso la fine del 2008,
gli Unsafe hanno all'attivo un primo demo, "Two Letters From The
Truth", seguito da questo EP di sette brani, "Inhale The Storm".
E' "Beware Of The God" a far da apripista; suoni compressi,
chitarre pesanti e corpose ed un andamento generalmente lento, tipico
dello sludge e di gruppi come Crowbar, Eyehategod e simili; partiture
più veloci si alternano a parti decisamente più lugubri e cavernose,
donando slancio improvviso al brano ed una maggior vitalità
compositiva, racchiusa per lo più entro riff cadenzati e marci,
stilettate profonde ricche di groove oscuro e virulento.
In "Jury Of Myself" la velocità di base aumenta notevolmente,
raggiungendo lidi molto vicini, per attitudine ed esecuzione al
death-thrash di stampo swedish; numerosi i cambi d'intensità e di
tempo, più vicini, invece, alla scuola americana del genere. Le
influenze riscontrabili sono moltissime e tutte insieme, amalgamate
alla giusta maniera, danno vita ad un pezzo di sicuro spessore, dal
buon tiro e di non facile catalogazione.
Con la title-track, "Inhale The Storm", si cambiano nuovamente
genere ed atmosfere; un basso leggermente slabbrato in apertura ed un'
attitudine più intimista e sentita, insieme alle chitarre acustiche ed
alle vocals pulite e sofferte avvicinano e di molto i nostri al
cosiddetto new grunge, di estrazione più moderna e dai suoni
decisamente più corposi e potenti, rispetto alle band storiche del
genere suddetto ( Alice In Chains, Stone Temple Pilots etc.). Da
sottolineare l'idea di accomunare vocals dalla timbrica calda, ruvida e
graffiante a screaming/growl più vicine al metalcore.
Di nuovo si alzano il ritmo ed i volumi; in "Insane" una certa
vicinanza agli ultimi Entombed, si fa più palese è ben riconoscibile;
una specie di death dall'attitudine e dalla scorrevolezza tipiche del
rock, dai suoni leggermente più acidi e psichedelici. Un brano senza
grosse pretese, veloce, irruento al punto giusto e dai chiari
intendimenti live oriented.
Tocca quindi a "Spinless Sloth" cambiare nuovamente le carte in
tavola; a ritmiche articolate e spigolose, tipiche del più osannato
math-core, fanno da contraltare vocals e linee vocali dal gusto
alternative ed ai limiti del pop, andando a creare uno scontro di
stili, melodie ed atmosfere atipico e poco risentito. Sui bridge il
pezzo sembra acquisire ancor più slancio per sfociare, poi, su
ritornelli aggressivi e dirompenti, dove però a mancare è quel decisivo
quid in più, capace di innalzare il brano dalla prevedibilità e da un
certo immobilismo sonoro.
Un vero e proprio passo falso viene compiuto dai nostri con la
scelta di riproporre la cover di una delle hit più famose dei principi
del glam, Motley Crue ("Dr. Feelgood"); assolutamente snaturata ed in
taluni frangenti persino discutibile, sia per la scelta generale dei
suoni, per l'interpretazione vocale, non all'altezza, che per
quell'attitudine hardcore di fondo che tanto stona con le risultanze
espresse dai Crue. Peccato.
Siamo quindi giunti all'ultimo brano, "Cover My Skin", ed ancora una
volta gli Unsafe cambiano pelle, stavolta sono una struttura ed
un'andatura tipicamente rock a venir affiancate, coinvolte e travolte
da soluzioni e reminiscenze thrash-death. Non sempre tale convivenza
porta a dei risultati soddisfacenti, perdendo in più di un'occasione
sia il filo conduttore che la linea base del pezzo. Il voler strafare
non è sempre un bene.
Certamente il coraggio non manca a questi quattro ragazzi, che
sembrano avere le idee ben chiare sul progetto da proporre e portare
avanti, cercando di inserire nei propri brani e slanci musicali tutte
le influenze e le direttive musicali acquisite negli anni; è necessario
però, a mio parere, snellire un poco le strutture, andando a trovare
una linea melodica di fondo più sostenuta e capace di rimanere ben
piantata in testa all'ascoltatore, cosa questa, invece, che non accade,
sottomessa a cambi, sonorità e ritmi spesso in leggera antitesi tra
loro. Comunque un buon inizio.
(Pasa - Gennaio 2010)
Voto: 6.5
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