THREAT
Heaven To Overthrow

Etichetta: Voice Music
Anno: 2007
Durata: 56 min
Genere: thrash metal moderno


I Threat si formano a Sao Paulo Do Brasil nell' ormai lontano 2001, ma solo alla fine del 2007 riescono a dare alle stampe il primo vero e proprio full-length, "Heaven To Overthrow", che tante soddisfazioni sembra avergli portato sia a livello di critiche che di responso di vendite.
E' una classica intro dai toni e dalle atmosfere Sci-Fi ad introdurre il lavoro; sensazioni che tanto ricordano film come "1997 Fuga Da New York" od il più recente "Doomsday". Con "Headswitch" le cose iniziano a farsi veramente serie ed interessanti; sonorità secche ed asciutte, chitarre corpose e potenti, con un certo gusto retrò nelle aperture, vicinissimo al thrash primi anni '90 e tipico di gruppi quali Machine Head o Anthrax era Bush. Insomma del buonissimo thrash metal arricchito da invadenze crossover ed hardcore ( in minor misura ), con ampie aperture melodiche sui bridge ed i ritornelli. Assolutamente godibili.
Anche in "Out Of Sight, Out Of Mind" è ancora la vecchia scuola thrash a far da trampolino di lancio ai nostri, arricchendosi via via di reminiscenze ed intrusioni ora legate al nudo e crudo crossover, P.O.D. in primis, ora più vicine a band più classiche, come primi Exodus o Sacred Reich. Il groove e l'irruenza tendono ad aumentare leggermente lungo i solchi della title-track, "Heaven To Overthrow"; riff spezzati contraddistinguono gran parte del brano, che in più di un'occasione va a confermare quella che è stata la primissima impressione, ossia sonorità e melodie vocali vicinissime agli Anthrax di "Sound Of A White Noise" o "Stomp 42", con una maggior violenza di fondo ed una minor voglia di prendersi troppo sul serio e risultare quindi più "scanzonati". Da notare poi, l'affannosa e continua ricerca di chorus e passaggi melodicamente accessibili e di facile memorizzazione; di per se non un male, ma alla lunga una certa autolimitazione. Con "Deadman", quinto brano in scaletta, la situazione non muta di una virgola, la struttura generale del pezzo segue i connotati sin qui tracciati, mettendo ora in risalto le melodie vocali, ora i passaggi leggermente più articolati, per poi lasciar ampio spazio alla musica, ai riff di chitarra ed al gran lavoro del batterista. Ancora una volta niente è lasciato al caso, tutto sembra coincidere alla perfezione ed ogni singolo passaggio vive in funzione e per conseguenza dei passaggi precedenti o successivi.
"Ready" è un gran bel pezzo, non c'è che dire; thrash moderno dalle profonde reminiscenze '90, ancora una volta arricchito da spunti vicini al crossover, che però non allontanano assolutamente l'ombra di Scott Ian e soci, sempre ben riconoscibile ed ascoltabile, soprattutto lungo le linee vocali e durante i giochi di chitarra, ma poco male, quel che importa è il risultato, davvero notevole. "Alone Once Again" e "My Enemy" scorrono piacevolmente, non togliendo od aggiungendo niente di nuovo e particolarmente significativo al tutto; salvo una maggior propensione verso atmosfere sudamericane ed un maggior groove generale, passando da break dal forte accento melodico, a ritornelli più malinconici ed oscuri. Ottimo il lavoro delle chitarre, pulite, decise e di gran gusto sui soli.
In "Scars" lo spirito alternativo dei nostri fuoriesce con maggior slancio e maggior decisione, non perdendo il "vizio" di aprire notevolmente le melodie sui chorus, assolutamente ariose e coinvolgenti. Di nuovo sugli scudi i due chitarristi, autori di una prova assolutamente eccellente, sia strumentale che emotiva. Brano, questo, trascinante e dalle enormi potenzialità mediatiche.
Una certa modernità strutturale di fondo va a caratterizzare "15 Years"; racchiuso tra partiture ora pesanti e cadenzate, ora più veloci e coinvolgenti. Niente di particolarmente innovativo, intendiamoci, ma dallo spirito esecutivo e dalla carica sorprendenti ed assolutamente vincenti. Pezzo che soprattutto in sede live non potrà che far la fortuna dei nostri. Di particolarmente interessante su "One Man Stand" c'è il lungo ritornello, su cui viene fondato l'intero brano, concepito per risaltare la linea melodica in crescendo sia del cantato che strumentale, ma che alla fine può risultare nettamente trascurabile. Suoni volutamente più impastati contraddistinguono invece "From Sunset To Sunrise"; pezzo decisamente interlocutorio, che manca del groove e della convinzione sin qui mostrati e di quelle aperture melodiche pressanti ed incisive che sin qui hanno fatto la fortuna dei Threat. Lieve passo falso.
Eccoci quindi arrivati all'ultimo brano in scaletta; compendio finale del verbo musicale proposto dai nostri, fulgido esempio delle sonorità da loro eseguite e da cui sono influenzati. Sonorità secche ed asciutte, partiture veloci e ridondanti, vocals vigorose e leggermente sporche, riff caldi e coinvolgenti al punto giusto e una ricerca spietata del chorus vincente. Niente male.
Bellissima sorpresa questi brasiliani Threat, capaci di rinverdire ed attualizzare sonorità che hanno fatto la storia, aggiungendosi del suo e personalizzando il tutto; tante le influenze ascoltabili, così come chiare le assonanze verso gruppi come Anthrax o Machine Head, ma il tutto fatto con un certo garbo ed assoluta professionalità; che dire, ben vengano gruppi del genere e calibro, a cui è necessario e obbligatorio dare una possibilità. Freschi.
(Pasa - Febbraio 2010)

Voto: 7.5


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