SVANZICA
Eos

Etichetta: autoprodotto / Club Inferno
Anno: 2009
Durata: 44 min
Genere: progressive post metal


Per capire un po' l'enormità di quello che si vorrebbero proporre i veronesi Svanzica, basta andare sul loro MySpace e leggere il riquadro delle influenze: troverete di tutto, dagli Opeth alla scena italiana di Novembre e Klimt 1918, dal progressive metal dei Pain Of Salvation al post metal di Isis e Callisto, dai Sigur Ros, agli Immortal, dai Verdena a Elio e le Storie Tese e poi Metallica, Pat Metheny, Miles Davis, Mahavishnu Orchestra, King Crimson, fino arrivare addirittura ad Elisa e Niccolò Fabi. Ora, non c'è niente di male ad amare stili e musiche diversissime: io stesso ascolto le cose più disparate senza alcun problema, ma se questo non è solo un accenno ai gusti della band, ma davvero un elenco degli stili che hanno influenzato la band, allora l'impresa è impossibile e il rischio di creare un guazzabuglio senza senso è alto.
Sfortunatamente per loro, gli Svanzica non sono riusciti a trovare quell'equilibrio perfetto tra le parti e il loro "Eos" sembra voler urlare a squarciagola 'guardate quanto siamo avanti!', puntando sulla voglia di stupire e sul tentativo di raggiungere l'originalità: l'intento è ammirevole, di per sé, ma la sacra arte della misura e della giustapposizione non può essere sacrificata sull'altare della sregolatezza. O meglio, puoi farlo, se sei Frank Zappa.
"Eos" cerca di fondere gran parte degli stili citati, ora sfiorando il post rock, ora cercando l'accostamento con i Novembre, ora puntando al metal più aggressivo. Il risultato, però, non riesce a convincere per diversi motivi: innanzitutto la produzione non avvalora assolutamente i suoni, che restano penalizzati e ovattati per tutta la durata del disco. Soprattutto le chitarre, nei momenti più energici, finiscono per spegnersi senza lasciare il segno. In secondo luogo abbiamo una scrittura che mostra sì delle potenzialità, ma ancora deve essere affinata, tant'è che spesso l'amalgama degli strumenti e delle varie sezioni dei brani non è ottimale: la band cerca il dinamismo e fa bene, ma ancora la struttura dei brani non ha quella solidità che permette loro di reggere virate e mutazioni così nette.
Infine arriviamo al vero e proprio tallone d'Achille dell'album: la prova del cantante Luca Modenese è indifendibile. A parte il fatto non secondario che a mio parere in diverse occasioni stoni, il problema è che anche quando questo non succede il risultato è assolutamente privo di mordente. Le voci pulite sono lamentose e traballanti, le parti in growling poco incisive e forzate... Davvero, qui non parliamo dell'ultimo degli orpelli, ma della voce, ovvero una delle cose maggiormente in primo piano in qualunque album (non strumentale ovviamente).
Due brani come "Whispering" e "Anattà", registrati decentemente e ricantati potrebbero essere assolutamente godibili; lo stesso vale per "Raindust Meraviglia" e i suoi pregevoli momenti di furia controllata; per "Wounds '08", una rilettura acustica di un brano contenuto nel loro demo di esordio ("Wounds", 2006) o ancora meglio in "Cerimonial Lakespells", che va a scomodare addirittura il jazz, per un brano malinconico e ben scritto. Ma alla fine, proprio a causa di queste mancanze, si finisce per apprezzare al meglio solo "Acoustic Interludio" che, come si evince dal nome, è solo un breve passaggio di chitarra acustica suonato ottimamente che mi ha ricordato un episodio come "Silk And Steel" dei Savatage.
Insomma, mi spiace, ma non riesco a raggiungere la sufficienza: i dubbi sollevati vanno ad incidere troppo pesantemente sul risultato finale, finendo per far sembrare il tutto pretenzioso e traballante. Speriamo che la band possa fare tesoro di questa prima esperienza e cercare di focalizzare al meglio il proprio lavoro per il prossimo album.
(Danny Boodman - Febbraio 2010)

Voto: 5.5


Contatti:
Sito Svanzica: http://www.myspace.com/svanzica

Sito Club Inferno: http://www.club-inferno.org/

Sito My Kingdom Music: http://www.mykingdommusic.net/