SUPERNAL ENDGAME
Touch The Sky

Etichetta: ProgRock Records
Anno: 2010
Durata: 78 min
Genere: progressive rock / christian rock


Di tanto in tanto, lo ammetto, facendo zapping tra i canali più strambi in TV, mi ritrovo praticamente ipnotizzato di fronte ai programmi di una emittente cristiana che trasmette anche qui in Italia: lì, tra predicatori e fondali di cartone (vittime della satira di Corrado Guzzanti e Marina Massironi con i loro 'Snack e Gnola'), capita anche di trovare diversi momenti musicali, da veri e propri videoclip fino a performance live di vari artisti di musica cristiana. Ecco, spesso mi sono ritrovato a sentire diverse formazioni che suonavano più o meno la stessa musica dei Supernal Endgame, trio texano dedito ad un christian rock dalle forte tinte progressive. Non so, sarò io, ma ogni volta che ascolto il loro album d'esordio, "Touch The Sky", me li vedo in questi studi tra fondali celestiali e poltrone kitsch. Perdonate questa introduzione non molto ortodossa, ma se avete in mente il genere credo che un'idea ve la sarete fatta. Per tutti gli altri, invece, vale la pena di entrare nei dettagli: i Supernal Endgame ci propongono quattrordici composizioni, per quasi ottanta minuti di musica, eleganti, ben suonati, ma anche con un tasso di glicemia un po' troppo alto, almeno per i gusti del sottoscritto.
La loro musica pesca sicuramente da nomi importanti del progressive, dai Genesis al new prog di Flower Kings e Neal Morse, un altro musicista a cui i temi cristiani sono cari, e non a caso in un brano troviamo la collaborazione di Roine Stolt, un nome che tutti gli amanti del genere conoscono bene. Abbiamo quindi una sezione ritmica precisa ma leggera; chitarre elettriche che a stento potrebbero rientrare nei canoni del rock e quindi non aspettatevi assolutamente nulla di vagamente metallico; molti momenti acustici e arpeggiati, adatti alle atmosfere celestiali proposte e, soprattutto, un preponderante lavoro di tastiere che sono senza ombra di dubbio il punto di forza dell'album. Infine abbiamo il cantato di John Eargle, che oltre a svolgere il ruolo di batterista, si cimenta in una prova vocale misurata e contenuta, senza mai strafare. Tutto questo non lo dico in senso negativo, ma serve semplicemente a chiarire con chi abbiamo a che fare: la musica dei Supernal Endgame è musica religiosa, che inneggia ai buoni sentimenti, cita le Sacre Scritture e invoca l'amore di Gesù. Niente di strano, quindi, nella scelta di suonare in uno stile che, obbiettivamente, equivale ad una bella iniezione di saccarosio e proprio per questo, se siete preparati e amate questo genere musicale troverete davvero un'ottima sorpresa in questo lavoro, che è suonato da musicisti di prima categoria.
Sarebbe un'impresa riuscire a raccontarvi tutte le sfaccettature che questi musicisti riescono a inserire in ottanta minuti di musica, anzi personalmente credo che la lunghezza di per sé non giochi a favore del gruppo dato che, come sempre accade in questi casi, alcuni episodi finicono per essere dei riempitivi (tipo "Disclosure"); comunque voglio citarvi sicuramente l'iniziale "Everlasting Fanfare (pt.1)", una lunga introduzione sinfonica per tastiere, chitarre acustiche e voce che cresce nel finale per introdurre l'elettrica "Still Believe", una prima suite di 10 minuti che mostra il lato più progressive della musica, tra aperture ariose, organi hammond e delicati passaggi di chitarra solista. Molto bella anche "Psalm 51", brano dal sapore bucolico che viene impreziosito da degli ottimi contrappunti di violino.
Sono numerosi gli episodi che richiamano alla mente le classiche melodie dell'AOR: "Fall To My Knees", "Expression" o "In Your Hands" sono brani estremamente melodici, giocati su ritmi catchy, mai veloci, comunque sostenuti e solari. Devo dire, però, che non sono questi i momenti più riusciti a mio parere: molto meglio "Loving Embrace", più delicata e soffusa con il suo intreccio tra arpeggi acustici e violini; "Gossamer Strings", un breve bozzetto dalle calde tinte folk; oppure la lunga "Grail", altro brano che si avvicina ai dieci minuti di durata e che lascia spazio al dialogo strumentale più tipicamente progressive. Chiude l'album con magniloquente grandeur "Everlasting Fanfare pt.2" che riprende le fila del discorso tra tastiere maestose e passaggi corali.
Insomma, formalmente questo lavoro è davvero ben curato, la parte strumentale è davvero ineccepibile ma ci sono alcuni elementi che, almeno a mio parere, abbassano un po' il voto: in primo luogo la durata eccessiva che non valorizza i momenti davvero belli dell'album, la già citata melensaggine di molti passaggi (ma questo è davvero molto soggettivo) e, infine, una certa sudditanza un po' troppo marcata nei confronti dei canoni del new prog che mostra una personalità meno spiccata rispetto alle doti prettamente esecutive o agli arrangiamenti. Nonostante tutto, però, un album positivo che vale la pena di essere ascoltato se non siete allergici al genere.
(Danny Boodman - Agosto 2010)

Voto: 7


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