SKW
Numbers
Etichetta: Adverse Rising Records / Alkemist Fanatix
Anno: 2008
Durata: 45 min
Genere: alternative metal
Metal moderno; suoni corposi, pompati e ricchi di assoluta matrice
americana. In "1 Minute 2 Lie" pezzo d'apertura di questo nuovo lavoro
degli SKW, vi è un vero e proprio compendio di tutte quelle musicalità
così tanto in voga negli ultimi anni oltreoceano, sonorità che riescono
molto spesso a coniugare in maniera più che accettabile la durezza e
l'impatto del metal con soluzioni più orecchiabili e radio friendly;
non so, come se i Soil, prima maniera, trovassero ispirazione nei
Drowning Pool, nei Fuel e persino nei Creed.
Anche lungo la title-track, "Numbers", le vie percorse rimangono
le stesse. Le ritmiche si fanno leggermente più incalzanti, mentre le
chitarre continuano a triturare riff su riff, basi portanti di linee
vocali ruvide e graffianti al punto giusto. Notevoli e particolari gli
inserti di synth e gli stacchi improvvisi di chitarra acustica, atti a
rinnovare non poco sia le strutture che lo svolgimento generale del
brano. Nell'insieme le melodie si fanno abbastanza accessibili, ma mai
troppo pacchiane o ruffiane. Bene.
E' il basso, leggermente slabbrato, ad aprire "Coio(ard)"; il
pezzo risulta fortemente influenzato dalle correnti nu-metal del
recente passato; ritmiche pesanti e cadenzate, strofe cupe e ribassate
e vocals sofferte ed arrabbiate, sino alle inevitabili aperture sui
chorus, slanciati, avvolgenti e convincenti. Buonissimo il solo a metà
brano, di fattura assolutamente moderna ma dal gusto classicheggiante.
In "Hates" le ritmiche si fanno decisamente più articolate e marziali,
mentre sopra linee di basso in slap le vocals si evolvono ai limiti del
rap; sono ancora reminiscenze nu-metal a fuoriuscire dal tutto,
caratterizzate a sua volta da accentuate soluzioni alternative. Un
giusto mix di Korn o Mudvayne con Ill Ninho od i Puya. Niente di
particolarmente innovativo, certo, ma sicuramente ben strutturato,
suonato ed interpretato, anche se poi, alla lunga, rimane anch'esso
vittima di una certa immobilità e staticità di fondo, che ne va a
minare un poco le risultanze finali. Non male però.
Con "2muchuords" i ritmi si alzano e velocizzano; i riff rimangono
sempre cadenzati e saltellanti, con le linee di basso in netta
evidenza, come se le strutture tipiche del nu-metal venissero
contaminate e distorte dal rock più classico e quindi partiture
lineari, strofa, ritornello, solo e così via. Brano questo dal forte
appeal radiofonico.
I brani si susseguono e le strutture, come le sonorità, proposte
non cambiano di molto; sono l'impeto e l'impatto generale a variare
all'interno di ogni singolo brano, donandogli una luce propria e
personale; in "In Chains", sesto brano in scaletta, le chitarre vengono
spesso lasciate andare e si ha una ricerca fin troppo continua ed
estenuante del ritornello o del passaggio vincente, tanto da sfiorare,
in più di un'occasione, il pacchiano o l' eccessivamente orecchiabile.
Peccato.
"Sleep" è una sorta di ballad pop-oriented, basata principalmente
sulle linee vocali, pacate e sentite, appoggiate da chitarre acustiche
e spagnoleggianti; tutto sembra perfetto, ineccepibile, ma alla fine
risulta essere troppo freddo, senz'anima ed eccessivamente melenso.
Prima vera caduta di tono.
La velocità, la durezza ed il vigore riprendono spazio in "C.U.C.K",
pezzo veloce, tirato e ricco di groove; una sorta di modern thrash
metal, molto vicino per attitudine e sonorità agli ultimi Anthrax, era
John Bush, dove la componente divertente e divertita acquista notevole
spazio e spessore.
In "Beyond My Creeps" le chitarre si fanno assai più corpose e
distorte, dal suono quasi abrasivo; i lidi percorsi ricordano ancora
una volta i migliori Korn, con le loro ritmiche spezzate e cadenzate,
il basso in primissimo piano e le vocals sofferte ed addolorate. La
componente metal si fa comunque sentire lungo tutto il brano senza,
però, caratterizzare sino in fondo o particolarmente il tutto.
"Mylastear" risulta invece essere una particolare e strana mistura tra
le ritmiche e le cadenze nu, l'andamento ed il groove thrash e
l'impatto di certo heavy metal moderno tipico dei giorni nostri. Come
se i Machine Head o gli ultimi Anthrax provassero d'un tratto a suonare
come i Korn, mantenendo però inalterate le proprie linee guida e
peculiarità di fondo. I nostri risultano ancora una volta con un occhio
sempre attento alle melodie ed alle nette aperture melodiche, sempre
orecchiabili e particolarmente radiofoniche.
Lungo le partiture di "Unknown", penultimo brano, a tutto quello sinora
enunciato vanno ad aggiungersi melodie e linee vocali particolarmente
malsane e sofferte che, unite a passaggi particolarmente drammatici e
compressi, avvicinano gli SKW ai Deftones di Chino Moreno, grazie anche
al basso rimbombante e pomposo ed a lievi veli di synth atti a rendere
il tutto più scorrevole e fresco.
Il CD in questione va a chiudersi con la riproposizione in chiave
oserei dire "danzereccia", moderna ed estrema di "Hates", grazie ai
notevoli interventi di synth, all'andatura sostenuta ed alla batteria
"particolarmente" finta. Brano questo che va ad accentuare, come se ve
ne fosse ancor più bisogno, lo spirito e l'attitudine assolutamente
moderni dei nostri, capaci di riprendere, assorbire e stravolgere le
notevoli influenze mostrate lungo tutto il lavoro, non fermandosi ad
una mera riproposizione delle sonorità favorite, ma puntando dritto
alla creazione di un particolare indirizzo sonoro, da cui cogliere, sì,
svariate reminiscenze, ma da cui apprendere, acquisire e quindi
apprezzare anche notevoli tocchi e trovate personali. Un ascolto veloce
e non troppo attento potrebbe non portare agli SKW il giusto tributo ed
i giusti onori, scaraventandoli erroneamente nel grande calderone nu;
solo dopo numerosi ascolti, infatti, sarà possibile cogliere dietro
ogni singolo passaggio o riff, particolarità inaspettate, capaci di
alzarne e non di poco le aspettative.
(Pasa - Maggio 2010)
Voto: 7.5
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Sito SKW: http://www.skw.it/
Sito Alkemist Fanatix: http://www.alkemist-fanatix.com/