SHADOWS IN HEAVEN
From The Depth
Etichetta: autoprodotto
Anno: 2009
Durata: 42 min
Genere: modern metal
Dopo una breve introduzione musicale in crescendo siamo pronti ad
entrare nel mondo degli Shadows In Heaven. "From The Depth" ci pone
subito di fronte a quelle che poi saranno le sonorità e gli stilemi
portati avanti dai nostri; chitarre robuste, asciutte e corpose;
ritmiche incalzanti e poderose, per una sorta di metalcore dalle forti
tinte classicheggianti. Le strofe ed i numerosi cambi d'intensità ed
atmosfera colpiscono per la loro intensità compositiva ed esecutiva ai
limiti del death/thrash per poi virare completamente stile e melodie
lungo i chorus, aperti, melodici ed orecchiabili, avvicinabili per
sonorità generali all' heavy più classico e coinvolgente, vedi Iron
Maiden.
Il paragone con la vergine di ferro potrebbe sembrare azzardato, ma
anche nel brano che segue, "My Invisible War", una volta depurato dalle
chitarre distorte e dai cantati in screaming, è impossibile non
accomunare le strutture musicali e l'incedere dei nostri al più
classico esempio di NWOBHM, grazie e soprattutto al modo di suonare e
di proporsi del bassista Alessio, in assoluto ed a mio parere il vero
protagonista del brano in questione, con i suoi appunti, i suoi appoggi
e le sue ritmiche intense, incalzanti e vincenti. Il brano in se stesso
si sviluppa comunque in modo articolato, passando da classiche
cavalcate metalliche sulle strofe ad improvvisi stacchi acustici,
pregni di patos e melodia, per poi acquisire vigore e potenza e trovar
quindi sfogo sui chorus, dalle atmosfere tipicamente metalcore
oriented. Grandissimo brano.
Con "The Brand Of Infamy" le cose cambiano notevolmente: le
reminiscenze metal divengono più sporadiche ed il brano in questione
acquista una rudezza compositiva ed un impatto tipicamente hardcore.
Ancora una volta sono i cambi improvvisi d'atmosfera a variare le
strutture, donando a l' intera composizione un continuo rigenerarsi ed
una continua evoluzione sonora, tale da aumentarne sia l'appetibilità
musicale che l'interesse in genere. Brano che non fa certo gridare al
miracolo ma che comincia a donare una certa imprevedibilità al tutto.
"Columns Of Ercole", quinto brano in scaletta, continua a
coniugare magistralmente e con esiti inaspettati i continui richiami al
metal ottantiano con le strutture, l'esecuzione e l'impatto del metal
moderno di stampo americano, vedi Lamb Of God e simili. Un bel pugno in
faccia, zampate inattese che ti colpiscono da ogni dove, ed il tutto
compiuto con una semplicità ed una sicurezza non sempre riscontrabili.
Altra buona freccia nell' arco dei nostri.
Le ritmiche si fanno più cadenzate, le chitarre ancora più pesanti
e corpose, il groove generale e l'impatto aumentano in maniera
esponenziale; con "The Eretic" si cambia registro. Pur mantenendo
inalterata la ricerca melodica sui chorus ed una notevole
improvvisazione compositiva, sono le sonorità death a prendere il
sopravvento lungo gran parte del pezzo per poi lasciar spazio ad
immancabili stacchi di varia natura e risultante; sono, infatti, alcuni
di questi stacchi, a mio parere, melodicamente non molto azzeccati, a
far calare un poco di tono il tutto, inficiandone e non poco il
risultato finale. Peccato.
Con "One Letter To The Front" i ritmi rimangono ancora alti, la
velocità e l'incedere si mantengono costanti, per un buon pezzo
thrash/death dalle forti tinte metal. Da constatare ancora una volta
come, pur essendo i suoni ed i volumi notevolmente compressi e
ribassati, ogni strumento riesca a mantenere una propria netta e
udibile fisionomia, trovando doveroso menzionare il continuo e
fondamentale lavoro del bassista, assoluto protagonista di ogni singolo
passaggio e composizione ( passaggio in slap a metà pezzo ).
Tocca a "Misantrophy: Attitude" chiudere questo primo lavoro degli
Shadows In Heaven e mai chiusura fu tanto appropriata: eccoci arrivati
al compendio, al massimo risultato, al puro esempio di quale siano per
i nostri l'idea e la concezione musicale e melodica. Perché limitarsi a
mantenere sempre e comunque gli stessi standard compositivi e perché
abbeverarsi ad un sola delle molteplici matrici sonore ieri ed oggi
esistenti? Molto meglio il tentare, provare ed in molte occasioni
riuscire a coniugare, appaiare e far convivere stili, situazioni ed
atmosfere sonore non sempre facilmente accomunabili tra loro,
rischiando sì qualche scivolone, ma donando sicuramente ad ogni singolo
brano una propria personalità ed una propria ragion d'essere. Molti
altri gruppi hanno tentato questa impresa, tanti ci sono riusciti, ma
altrettanti, se non molti di più, non hanno avuto successo sia per
propri demeriti che per semplice sfortuna. Gli Shadows hanno tentato l'
impresa, siamo ancora agli inizi, ma tutti gli indizi conducono al
successo. Peraltro ampiamente auspicabile e meritato.
(Pasa - Aprile 2010)
Voto: 8
Contatti:
Sito internet: http://www.myspace.com/shadowsinheaventorino