RAVENTALE
Long Passed Days
Etichetta: Bad Mood Man Records
Anno: 2009
Durata: 44 min
Genere: doom/black metal
Il progetto Raventale giunge con "Long Passed Days" alla seconda prova
in studio, dopo un primo album cantato in lingua madre. Come avrete
notato non ho parlato di band e infatti ci troviamo di fronte ad una
one man band che vede come unico elemento tale Astaroth, un
polistrumentista che si occupa di Raventale nella sua interezza. Bene,
devo dire che il ragazzo ci sa fare e, pur senza inventare niente,
confeziona uno di quei lavori che mi fanno tornare volentieri a girare
in territori black metal. La proposta di Raventale, infatti, è un black
metal triste e malinconico, che omaggia la natura, le foreste e i
paesaggi lontani della Madre Russia con quello spirito sofferente di
un'anima straziata e morente. Da un punto di vista musicale "Long
Passed Days" potrebbe essere descritto come una rilettura black metal
di band come gli Agalloch, oppure i francesi Alcest, mantenendo sempre
tangibile un approccio al genere vicino al Burzum di "Filosofem".
Nessuna attitudine guerresca, odio e violenza incontrollati, ma quel
rancore e quel senso di perdita nei confronti di un mondo perduto,
lontano e morto da tempo.
Le sei composizioni dell'album sono tutte di buonissima fattura e
mostrano un autore già maturo e abile nel variare la sua scrittura pur
mantenendo una chiara unità stilistica. Si parte con "By The Gnash Of
Pain (Nostalgia)" e già possiamo notare le caratteristiche base del
sound di Astaroth: tastiere magniloquenti ma mai pacchiane fanno da
introduzione a scosse elettriche nervose, quasi un risveglio inquieto
che fa da preludio al brano vero e proprio. A quel punto il ritmo si
stabilizza su tempi lenti, i riff diventano un fluire continuo e
malinconico che procede come un fiume tranquillo ma inesorabile, mentre
ancora le tastiere fanno da contorno giocando un importantissimo ruolo
nel rendere pieno il suono. La voce di Astaroth, poi, è un gorgoglio
lontano, inquieto e mostruoso, che mi ha ricordato lo stile di Abbath
(Immortal).
Il secondo brano è la title-track e ci sono già diverse
variazioni: la batteria si fa più insistente, i ritmi accelerano e
sembra quasi che la bestia del black metal sia vicina al risveglio,
pronta a sfoderare gli artigli e le zanne, mentre anche le tastiere si
fanno più spettrali e meno naturalistiche. Nel corso dei dieci minuti
di durata, però, il torpore torna ad avvolgere l'anima più malvagia del
gruppo ed è ancora la struggente malinconia descritta poco fa a farla
da padrona, con riff ripetitivi e ossessivi.
"Up The Horizon (Both Like Birds)", invece, è un intermezzo
strumentale, inizialmente giocato tutto sulle tastiere, che poi si
innalza al cielo con gli altri strumenti. Qui non è più la tristezza a
guidare la musica, quanto piuttosto la libertà della solitudine, i
paesaggi vasti e immensi in cui non si scorge un anima viva se non il
gracchiare lontano di un corvo. Un'elevazione spirituale che fa da
preludio ad un'altra sorpresa dell'album. Di punto in bianco, infatti,
ci invadono le note di un riff conosciuto e da me molto amato: si
tratta di "Sunset Of Age", immortale gemma di "The Silent Enigma" degli
Anathema. Astaroth si cuce addosso questo brano con grande naturalezza,
rendendolo ancora più lungo ed estremo con il suo taglio black metal.
Va da sé che la versione originale rimane inarrivabile, ma non pensavo
che un brano del genere sarebbe stato così perfettamente incasellato in
un album di questo tipo.
"From Time Of Black Wells" invece tira in ballo un altro nome, quello
dei Katatonia, per un brano che mantiene le stesse caratteristiche
stilistiche elencate finora, ma che riesce a inserire nel suo riffing
anche quelle atmosfere che si sentivano tra "Brave Murder Day" e
"Discouraged Ones".
Chiude l'album "My Silhouette Is Going Far", che torna un po' al punto
di partenza con un brano più corto, di soli cinque minuti, ma che
comunica ugualmente quella carica di malinconica desolazione che è il
punto di forza del gruppo. Così, come è giusto che sia, negli ultimi
trenta secondi del brano il cielo di copre di nubi e il vento inizia a
soffiare, tuoni rumoreggiano lontani, mentre la musica lentamente si
allontana per scomparire e lasciare spazio al silenzio e al leggero
ticchettio della pioggia.
(Danny Boodman - Aprile 2009)
Voto: 8
Contatti:
Sito Raventale: http://www.myspace.com/raventale
Sito Bad Mood Man: http://www.myspace.com/badmoodman