PRONG
Force Fed
Etichetta: In Effect
Anno: 1988
Durata: 34 min
Genere: thrashcore
I Prong sono sempre stati un'entità a parte nella scena metal, e a ben vedere ne fanno parte solo per alcuni aspetti.
Forti di un chiaro background hardcore e dotati di una forte
personalità hanno (quasi) sempre cercato una strada loro, mischiando
generi e atteggiamenti, modificando spesso il loro suono tanto che
ascoltando alcuni brani di inizio carriera con altri di dieci anni dopo
si fatica spesso a riconoscere la stessa band.
Ma Tommy Victor, mente voce e (spesso geniale) creatore di riff
del gruppo, non era certo uno che cercava l'ovvio, copiando altri o
riciclando sè stessi.
Dopo lo sferragliante "Primitive Origins" arrivò questo "Force
Fed" su In Effect. Un disco relativamente più curato, per quanto sempre
di mistura hardcore-thrash si tratti. Brani brevi e diretti, veloci e
poco inclini ai compromessi; raramente si raggiungono i tre minuti di
durata... Si nota comunque una certa evoluzione rispetto a recente
passato e la componente thrash aumenta, almeno per quanto riguarda la
parte musicale. La voce di mantiene invece un'impostazione abbastanza
personale, e sarà una costante del gruppo negli anni; una timbrica
abrasiva e un cantato di chiara derivazione hardcore.
Come detto in precedenza i Prong hanno sviluppato negli anni uno
stile personale, una fusione di hardcore-thrash sempre aperta verso
altri generi o stili (new wave, industrial...). La band ha poi mostrato
una forte proprensione alla ricerca del riff ossessivo, del groove
ripetuto, del giro ipnotico e già in questo disco possiamo trovare dei
segnali (ben più evidenti nei dischi a venire, ovviamente).
"Fire Ignites/The Cold, Melt Down Tonight/Burns, The Ice/The Heat Turns White":
così parte "Freezer burn" dopo un inizio cadenzato, alternando velocità
e pesantezza con una cattiveria strisciante ma ben presente in tutto il
pezzo.
Anche "Forger" prosegue sulla stessa linea, tra chitarre abrasive,
basso saturo e voce cruda, urlata e quasi declamatoria per neanche due
minuti di durata.
Nel disco ci sono anche cose interessanti e se vogliamo in
anticipo sui tempi. La costruzione di riff ripetuti e potentissimi,
quasi ipnotici sarà all'ordine del giorno verso la metà degli anni
novanta ma qui siamo ancora negli eighties. E anche le aperture quasi
apocalittiche al limite del rumorismo saranno reperibili "a buon
mercato" solo molti anni dopo... Certo, come già detto gli album
successivi avranno un peso specifico decisamente superiore, ma certe
idee e propensioni sono nate anche su questi solchi.
Un brano come "Force fed" (la canzone) è esemplificativo in tal senso.
Dissonanze, strumenti che partono come schegge impazzite prima di
bruschi rallentamenti... E che dire dell'apertura -ehm- melodica a metà
di "Look Up At The Sun"? Accordi aperti, per una sorta di psichedelia
metallica, acida e rumorosa.
Interessanti poi gli scenari disegnati dalle chitarre molto noisy nella
strumentale "The Coliseum", o al mood ossessivo dell'altra strumentale
(!) "It's Been Decided" nei suoi due minuti, "schizzi", idee gettate lì
in attesa di essere sviluppate negli anni successivi....
Il disco contiene poi altri brani validi: "Senseless Abuse" vede una
prima parte giocata su un classico riff spezzato mid tempo, seguito da
un riff cattivissimo dal sapore quasi death metal. Il tutto suona
sempre fragoroso e metallico, nell'accezione più vasta del termine.
"Decay" fa parte dei brani d'assalto, e altri esempi di questo tipo li
troviamo nei riff di "Bought And Sold" e della conclusiva "Drainpipe".
Un disco e un gruppo certamente non per tutti, ma per chi
all'epoca cercava una via di uscita dalla massa di gruppi fotocopia che
iniziavano ad apparire sul panorama thrash - alcuni anche
apprezzabilissimi, ci mancherebbe - i Prong rappresentavano un'ottima
aternativa.
Il thrash era un genere molto ricettivo, almeno alle origini.
Tanti presero poi la via del funky/rap e simili, qualcuno
dell'elettronica o dell'industrial, altri si buttarrono sulla tecnica
(e qualcuno vi si perse anche...), altri ancora continuarono ad
esplorare di qua e di là con risultati a volte ottimi, altre meno... ma
sempre con l'intenzione di uscire dagli schemi e la dignità di averci
provato. Penso ai grandissimi Voivod, agli ottimi Coroner, ma anche a
gente come gli Anacrusis (decisamente originali e "difficili")... ma
anche nomi minori come i Wratchild America del secondo disco, ad
esempio.... e volendo anche certe cose di gruppi come come Fear of God,
Thought Industry (ma qui bisogna la parola "thrash" va usata con molta
cautela ...) e altri.
Tornando ai Prong, intendiamoci, non siamo ai livelli di "Beg To
Differ" e di altri che seguiranno (a mio modesto parere) ma chi vuol
conoscere i Prong o comunque capire l'evoluzione di una certa fetta di
heavy metal farebbe bene a mio avviso a dare un'ascolto a quest'album
di breve durata, non un capolavoro ma una degna testimonianza di chi
all'epoca cercava di distinguersi.
(Linho - Gennaio 2011)
Voto: 7