POMBAGIRA
Black Axis Abraxas

Etichetta: Black Axis Records / Withered Hand Records
Anno: 2009
Durata: 52 min
Genere: doom/sludge metal


Una donna bellissima, dalla sensualità insaziabile, regina dei desideri e delle seduzioni: così è immaginata PombaGira, un'importante divinità del pantheon Umbanda/Quimbanda. Temuta e riverita, è capace di dare tutto ai suoi fedeli, come anche di rovinarli a causa della sua ira implacabile. Ad essa vengono offerti alcolici, sigari, bigiotteria di ottima qualità. E' la protettrice dei reietti, dei deboli e delle prostitute. E' considerata a volte la moglie, a volte la controparte femminile di Exù (o Eshu), la massima divinità maschile e "infernale" di questa religione afro-brasiliana.
Questa figura, suadente ed inquietante, ha affascinato ed ispirato dei giovani musicisti inglesi, tanto che tra il 2006 ed il 2007 hanno fondato un gruppo chiamato proprio Pombagira.
Nel 2008, il gruppo ha iniziato alla grande, esordendo subito con un doppio intitolato "The Crooked Path", pubblicato dalla Withered Hand Records.
Nell'estate dello stesso anno, i musicisti sono entrati nello studio Lot:Purple per registrare il loro secondo full-length, "Black Axis Abraxas", l'oggetto di questa recensione.
Il viso della dea compare in copertina, in una splendente bicromia rosso/gialla. Il libretto, di otto pagine, contiene i testi scritti in caratteri gotici, tante raffigurazioni infernali (diavoli su caproni, i demoni del Dorè) ed una fotografia di alcuni amplificatori. Il tutto in una monocromia rossa. Sono presenti anche alcune note, così come i ringraziamenti. La formazione che ha inciso il CD consiste in Carolyn alla batteria, Pete alla chitarra ed alla voce e Donny al basso. Quest'ultimo è l'unico musicista con un curriculum interessante, dato che suona anche nei compagni d'etichetta Among The Missing, e nei Koresh. Attualmente però, Donny non fa più parte dei Pombagira. Sul sito del gruppo infatti, Carolyn e Pete affermano che attualmente i Pombagira sono un duo, dopo le esperienze "frustranti" (sic) avute con diversi bassisti.
Una nota del libretto merita di essere citata: "Noi facciamo ciò che facciamo senza aspettarci un'approvazione. Una canzone ha una sua vita, una durata, una presenza temporanea che trascende i legami delle convenzioni". Evidentemente, in passato il gruppo ha subito qualche critica, in particolare legata alla durata delle composizioni. Infatti, il doppio d'esordio "The Crooked Path" conteneva solo cinque canzoni, che spaziavano da un minimo di tredici minuti ad un massimo di ventidue minuti e mezzo. Ovviamente, minutaggi simili sono assolutamente anticommerciali. Ma i Pombagira non vogliono certo suonare una musica per tutti i palati, tanto che non si sono soltanto limitati a far stampare questa dichiarazione, ma hanno risposto alle critiche nella maniera più sfacciata possibile. "Black Axis Abrasax", infatti, è un album formato da sole due canzoni, per una durata complessiva di 52 minuti! Sembra proprio che abbiano voluto rispondere ai recensori: "Non vi è piaciuto il nostro piatto? Eccovene allora una razione doppia!". E dunque questo "Black Axis Abraxas" è stato piantato come un menhir sui campi nemici, quasi a sfregio, solido e fiero sulle fondamenta della title-track, 31 minuti, e di "Idol Of Perversion", 21 minuti.
Musicalmente, i Pombagira propongono un misto di doom e di sludge, influenzato dallo stoner, lento (ma non lentissimo), testardo e inarrestabile. Sebbene le ritmiche mantengano una loro costanza, e non tocchino quasi mai le lentezze estreme tipiche, ad esempio, del funeral doom, le due composizioni qui presenti sorprendono per la loro creatività, ma anche per questi passaggi continui da un riff all'altro, senza perdere per un attimo la sua "compostezza". Infatti, questi giovani inglesi non passano mai da un estremo ad un'altro estremo, e non si avvertono mai situazioni particolarmente stridenti o in contrasto l'una con l'altra. No, tutto procede con una naturalezza stupefacente, come se i musicisti fossero impegnati in una tranquilla jam-session, piuttosto che nella realizzazione di un lavoro in studio.
La chitarra di Pete è creativa come non mai, pur senza spingersi molto oltre a quella che è la tradizione del genere. Il suo strumento, molto ribassato e potente, dal suono ipercompresso, dà vita ad una musica ossessiva, frustrante in questo suo non finir mai. Quando sembra che una sezione sia conclusa, ecco che ne parte subito un'altra, di continuo, senza pause. E le poche volte che si cimenta dietro al microfono, Pete utilizza un gutturale profondo e cattivo, che lega benissimo col suono d'assieme della band.
Il basso di Donny, dal canto suo, accompagna con costanza e dedizione il lavoro della chitarra, non disdegnando qualche sortita melodica. Dati i risultati ottenuti in queste due canzoni, mi sembra un peccato che ora non faccia più parte dei Pombagira. Ma se i suoi compagni hanno deciso di interrompere la collaborazione, avranno avuto i loro buoni motivi.
Carolyn è una batterista ligia al suo dovere, che non regala mai passaggi notevoli, ma che comunque svolge il suo compito con passione e precisione.
Le atmosfere evocate da queste composizioni sono senza dubbio oscure e torturanti, anche se in un'accezione diversa rispetto ad un brano di funeral doom. In questo album, sembra che la musica sia continuamente frenata, come se volesse prendere velocità, ma fosse rimasta impantanata in una palude. In modo del tutto naturale, le composizioni avanzano con un passo faticoso, ed il suono marcio non fa che aumentare questa impressione. Il tutto è enfatizzato dai minutaggi davvero consistenti, che rendono l'ascolto di "Black Axis Abraxas" un vero tour-de-force. E i Pombagira riescono ad essere veramente sfiancanti ed ipnotici, senza però richiamarsi più di tanto alla psichedelia.
Credo che "Black Axis Abraxas" sia un lavoro difficile, ma non impossibile. E i Pombagira si dimostrano indipendenti, nonostante i richiami ed i riferimenti ad altre band si sprechino. I musicisti suonano la musica che amano, senza dover rispondere a nessuno dei frutti del loro lavoro. Con questo album sembrano volerci dire: "Questa è la nostra musica, e questo è ciò che amiamo fare. Se per caso vi dovesse piacere, tanto di guadagnato".
Di conseguenza, se dopo aver letto questa recensione pensaste che "Black Axis Abraxas" possa fare per voi, bene, acquistate pure questo disco senza remore. Credo infatti che i Pombagira siano un gruppo capace, e sicuramente potrà diventare a breve uno dei portabandiera dello doom/sludge britannico.
(Hellvis - Ottobre 2009)

Voto: 7


Contatti:
Sito Pombagira: http://www.myspace.com/pombagiradoom

Sito Withered Hand Records: http://www.witheredhandrecords.com/