PENSÉES NOCTURNES
Grotesque
Etichetta: Les Acteurs De L'Ombre Productions
Anno: 2010
Durata: 54 min
Genere: avantgarde black metal con inserti di musica sinfonica
E' passato appena un anno da quando mi ritrovai a recensire l'opera
prima del progetto Pensées Nocturnes, guidato e suonato dal vulcanico
Vaerohn. In quella occasione, come potrete vedere andando a riprendere
il mio scritto, ero rimasto sicuramente affascinanto da questo
polistrumentista che mischiava i generi dal depressive black metal alla
musica da camera, passando per momenti acustici e improbabili parentesi
blues (!). Ne ero rimasto affascinato ma allo stesso tempo mi rendevo
conto che l'opera era ancora acerba, traballante sotto il peso di così
tante idee e un po' ingenua nella sua sofferenza un po' troppo forzata.
Insomma, l'avevo definito un diamante grezzo, da smussare e intagliare
per valorizzarne la preziosa bellezza.
Bene, posso dire che questo anno trascorso ha fatto molto bene
all'artista francese, che ha saputo eliminare quasi ogni incertezza
presentandoci un lavoro di indubbia qualità. Ancora non perfetto, ma
migliore del suo predecessore.
"Grotesque" trova la sua migliore descrizione proprio nel titolo: non è
più la decadente sofferenza e il romanticismo classico dell'Ottocento a
guidare l'opera, bensì il grottesco, con la sua bizzarra stranezza, con
le sue abnormi deformità e con tutte quelle creature degne del più
inumano dei freakshow. Tutto l'apparato musicale segue questa linea
guida, lasciando che il depressive black venga sostituito da un'anima
più avantgarde; allo stesso modo la musica che prima citava Chopin,
questa volta si trasforma in un mondo più barocco, a tratti circense e
pieno di follia. Un ulteriore passo avanti, poi, viene fatto in termini
di omogeneità: se "Vacuum", infatti, risultava troppo frammentato, in
"Grotesque" l'enorme quantità di stimoli sonori pur essendo altrettanto
elevata non risulta più sconnessa, ma inserita in una trama che,
ripeto, non sarà perfetta, ma regge bene.
Non posso che consigliarvi, quindi, di fare un viaggio in quest'opera
bizzara, che inizia ottimamente con l'introduzione sinfonica "Vulgum
Pecus", una marcia folle e magniloquente che presenta molto bene lo
spirito dell'opera. Da lì in avanti è un vortice di sensazioni diverse,
un gioco di specchi che deforma la realtà e riflette all'infinito le
immagini: si parte con l'avantgarde black di "Paria", che inizia con
furia e cattiveria, ma poi lascia spazio al pianoforte che fa da
contrappunto ad una porta che cigola, mentre un violoncello accompagna
una melodia da casa stregata. I nove minuti della composizione
continuano ad alternare sfuriate senza pietà e momenti più sinistri
mentre la voce lontana di Vaerohn si dispera in grida di dolore e
disperazione, prima della pregevole chiusura orchestrale.
Tocca a "Rahu" dare un nuovo taglio all'opera con le sue chitarre
acustiche e il suo incedere più lento e funereo. Ogni tanto, bisogna
dirlo, il compositore cade ancora nel tranello di voler semplicemente
accostare sezioni diversissime tra loro trasformandole in un'opera
unica senza la giusta omogeneità, ma questo aspetto migliorerà nel
tempo.
Dopo la più breve "Eros", che mostra ancora una volta il lato
malinconico di "Vacuum", è la volta di un altro mastodontico trittico,
formato da tre composizioni che si aggirano intorno ai nove minuti di
durata ciascuna. La prima, che poi è anche la meno interessante è
"Monosis", che porta avanti il discorso fatto finora senza grandi
variazioni, anche se bisogna dire che la marcetta circense che si sente
a metà brano rende molto bene quella sensazione di circo dell'assurdo
che pervade un po' tutta l'opera (impossibile non pensare agli Arcturus
de "La Masquerade Infernale" in questi momenti), per non parlare della
curiosa conclusione suonata con un organetto. Decisamente più
originale, atipica e spaventosa "Hel" che si apre con una sinistra
introduzione orchestrale, per poi lasciare spazio alla follia di
Vaerohn, tra tempeste black, fiati dissonanti, passaggi che richiamano
alla mente un compositore come Danny Elfman e una chiusura dalle
atmosfere cimiteriali con tanto di verso del cuculo a suggellare
l'arrivo della morte. Il terzo episodio è la magniloquente "Thokk", più
votata alla grandeur grazie ai poderosi inserti sinfonici e al
pregevolissimo intermezzo di organo a canne che ci immerge subito nelle
atmosfere buie delle cattedrali gotiche. Chiude l'album "Suivant", una
breve coda strumentale per solo pianoforte, malinconica e solenne come
solo questo strumento sa essere.
Come potete vedere, quindi, il viaggio non è facile, le immagini
evocate sono tante e talvolta il rischio di perdersi è alto, ma questo
"Grotesque" segna un buon passo nell'evoluzione di Vaerohn e come tale
merita di essere valorizzato, in attesa della definitiva consacrazione.
(Danny Boodman - Agosto 2010)
Voto: 8
Contatti:
Mail Pensées Nocturnes: penseesnocturnes@lesacteursdelombre.com
Sito Pensées Nocturnes: http://www.myspace.com/penseesnocturnes
Sito Les Acteurs De L'Ombre Productions: http://www.lesacteursdelombre.com/