ODIO VESTRI
Darkness In Sorrow

Etichetta: Solitude Prod.
Anno: 2009
Durata: 65 min
Genere: dark funeral/ambient


E' sempre interessante spulciare tra il catalogo della Solitude Productions o della sua costola, la Bad Mood Man Records, perchè si trovano spesso realtà interessanti e fuori dagli schemi. Per esempio adesso questa etichetta russa ha realizzato una serie di lavori, denominata la "Art Of Silence" series (di cui forse avete già letto una recensione di Hellvis per l'album omonimo dei Voida), assolutamente di nicchia e non certo facili da assimilare, tant'è che ognuno di questi CD è stato stampato in una edizione limitata di cento copie. Prendiamo questi Odio Vestri, una giovane band russa che unisce nella sua proposta il funeral doom lento e depresso con l'ambient più oscura e spaventosa: il risultato è un ossario di quattro composizioni, lunghe tutte tra i 12 e i 18 minuti, senza parti vocali, lente, ossessivamente ripetitive e piene di ogni sorta di negatività. Un invito a nozze per le anime più buie e disperate: niente romantiche infiorettature, niente malinconica e vampiresca decadenza da teenager, niente voci angelicate e candidi gorgheggi. Qui non si sorride, qui non si piange nemmeno, perchè le lacrime sono finite da tempo; qui non c'è luce, c'è solo dolore, assenza, apatia, lontananza, vuoto.
Non è facile avvicinarsi a un'opera di questo tipo, perchè non è possibile accostarsi a una musica come questa senza il giusto spirito: lo ammetto io stesso, i primi ascolti, fatti in maniera non così attenta, magari facendo altro, giusto per iniziare a inquadrare il genere mi hanno lasciato un po' così... una mazzata non da poco, persino un po' di noia. Poi però ci si mette con attenzione, si alza il volume, ci si mette comodi, si abbassano le luci e allora lo sguardo si perde nel vuoto, la musica inizia a fluire, a scorrerti addosso e alla fine capisci.
Stilisticamente, come dicevo, abbiamo una base di funeral doom estremo, con la batteria a dettare rintocchi di morte e le chitarre così zanzarose che si riducono ad una specia di rumore bianco di sottofondo, dove non si può parlare di melodia, ma solo di alterazioni, di piccole variazioni nello spazio e nel tempo, capaci di infilarsi sotto pelle. Oltre a questo, poi, si aggiunge la notevolissima abilità del gruppo di esprimersi con l'ambient in modi anche molto diversi tra loro, ora con suoni gravi, che ti stringono le viscere e parlano di storie di sangue, ora con suoni leggeri, flebili come il respiro di un moribondo.
Prendiamo la composizione di apertura, "Mrak Pechali", si parte con 7-8 minuti di funeral doom minimale, poi a un certo punto tutto si spegne e restano solo le tastiere che si allargano come onde che increspano la superficie di un lago sotterraneo, dove tutto è silenzio, buio e freddo. Poi tornano le chitarre e la batteria, si fondono assieme e questo paesaggio si anima di spettri e inquietanti movimenti, percepibili solo con la coda dell'occhio. "Tlen Nadezhdy", invece, inizia subito con tastiere inconsistenti e suoni dilatati, la musica si accompagna con meno rabbia e più disperazione, malinconico e ineluttabile dolore che ad un certo punto sembra fermarsi, quasi a tendere l'orecchio ad ascoltare il silenzio, per poi riprendere questo pianto infinito. Gli ultimi quattro minuti, invece, sono un requiem di organo a sancire la definitiva morte di ogni speranza.
Ancora l'organo si prende il suo spazio in "Forma Melanholii", un ulteriore passo avanti in questo affresco di dolore, con anche un intermezzo centrale dove la musica si spegne del tutto e rimane solo il suono della pioggia e il rombo lontano del tuono. Qualche goccia di pianoforte nella seconda metà del brano e poi ancora archi e suoni distanti. Infine si conclude il viaggio con "Vechnaja Skorb'" e qui trova la sua sublimazione tutto quello che si è detto finora, con un brano ancora più disperato, ancora più buio e senza speranza.
Un lavoro estremo e difficile, quindi, che non ama la luce e non punta alle grandi masse, un album per pochi da vivere in solitudine e silenzio, ma comunque un lavoro da non perdere.
(Danny Boodman - Febbraio 2010)

Voto: 8


Contatti:
Sito Solitude Productions: http://solitude-prod.com/