MÖSE
Halfway To Nowhere

Etichetta: Solitude Prod.
Anno: 2009
Durata: 52 min
Genere: sludge/doom metal


La parola inglese "sludge", il cui significato può essere tradotto in italiano con "fanghiglia", "residui di scolo", e così via, viene ormai utilizzata correntemente per indicare un determinato sottogenere musicale. Ecco, in un dialetto fiammingo la traduzione di "sludge" è "möse". Ed è proprio Möse il nome del gruppo che sto presentando in questa recensione. Si tratta di una band di Gent, in Belgio, attiva dal 2004, e composta da membri dei Neuthrone e dei Three Plague Of Gentlemen.
Questro trio ha esordito col demo "Möse" nel 2005, presto seguito da uno split con gli americani Hog Mountin, pubblicato dalla PsycheDOOMelic Records.
Nel 2008 è stata la volta del primo album di questi belgi, ovvero l'oggetto di questa recensione, uscito sotto l'egida dell'ottima etichetta russa Solitude.
Nel 2009 i musicisti sono tornati sulla scena con uno split con i francesi Warkorpse, pubblicato dall'etichetta Addiction To War.
Dunque, ecco riassunta in pochi tratti essenziali la biografia dei Möse, la cui formazione consiste in David Stubbe alla batteria, Karel Busschop al basso, alla voce ed agli effetti, e Geoffrey Geroert alla chitarra.
"Halfway To Nowhere", il loro album d'esordio, è stato registrato allo studio CCR tra il febbraio ed il maggio del 2008. Steve Kuster partecipa come ospite, prestando la sua voce nei cori di una canzone.
La copertina del CD, in un colore scuro e plumbeo, ci mostra una strada che si perde all'orizzonte, sulla quale si stagliano le figure di tre persone. Un vero e proprio libretto non esiste, ma la copertina si apre a mo' di miniposter, rivelando una fotografia più nitida degli stessi tre individui, sempre in piedi in mezzo ad una strada. Che poi forse è un ponte, visto che il resto dell'artwork è decorato da fotografie di ponti.
"Halfway To Nowhere" è un disco lunghetto, della durata totale di 52 minuti circa, suddivisi in sette canzoni: "People Eats Dogs In China", "The Levee Will Break", "I Sleep With Demons", "Hijack", "Machines", "Glass" e, appunto, "Halfway To Nowhere".
Musicalmente, ci troviamo di fronte ad un ibrido tra le derive più estreme e particolari del doom ed il doom/sludge più classico, dove lo sludge non è che una delle tante influenze. Il nome del gruppo quindi non inganni più di tanto. L'influenza c'è, ma non è assolutamente dominante. La musica proposta dal gruppo è comunque fangosa, sudata, marcia e soffocante. Su questo non si può certo rimproverare nulla ai ragazzi di Gent. Però lo stile è davvero vario e personale, ed unisce tradizione e modernità con uno spirito indipendente e, perchè no, interessante.
La Solitude è sempre molto attenta nel mettere sotto contratto dei gruppi, perciò deve aver rilevato anch'essa qualcosa di particolare nella proposta dei nostri. Ed in effetti qualcosa c'è, che magari non è così evidente durante i primi ascolti, ma che penetra a poco a poco sotto la pelle degli ascoltatori. Io stesso mi sono trovato ad alzare un sopraciglio, in segno di perplessità, ascoltando la voce strana e sgradevole di Karel, ed i riffoni pesanti ma dopotutto prevedibili della chitarra. Poco per volta, però, questo trio mi ha convinto. Insomma, qualcosa di affascinante c'è. Sono malati, molto malati, su questo non c'è dubbio. E riescono comunque a mantenere viva l'attenzione, nonostante le ritmiche lente ed i tempi estenuanti. Ad esempio, spesso e volentieri i Möse strizzano l'occhio al doom più cazzuto e marcio dei Cathedral, con tanto di vociare goffo del cantante, per poi prendere strade inattese e più moderne, di chiara estrazione stoner, per poi voltare le spalle alla sprovvista, e lanciarsi in lunghe meditazioni psichedeliche. Ecco, come il lettore potrà notare, non c'è nulla di nuovo nella musica dei nostri, ma tutto è chiaramente mescolato, così da dar vita ad un cocktail torbido ma gustosissimo. Ecco che quindi nella loro ricetta, oltre ai già citati Cathedral, possiamo avvertire un retrogusto dei Kyuss più psichedelici, degli Electric Wizard, un pizzico di Crowbar tanto per gradire, più una vaga ombra della The Bottle Doom Lazy Band.
"Halfway To Nowhere" è un disco valido, ricco di spunti intriganti, ma che non può certo soddisfare al primo ascolto. Anzi, questo è un lavoro destinato a crescere col tempo. Infatti, ad ogni nuovo ascolto, le bordate musicali e le ondate sonore di questi belgi riescono a lasciare il segno e, come le sabbie mobili delle paludi più maledette, una volta che ti hanno preso non ti lasciano più scappare. Penso che gli amanti del doom e dello sludge dovrebbero tenere in seria considerazione questi Möse, destinati a parer mio ad un futuro radioso. Una voce indipendente, da sostenere con tutto il cuore.
(Hellvis - Agosto 2009)

Voto: 7.5


Contatti:
Mail Möse: mose@telenet.be
Sito Möse: http://www.7minus7.be/

Sito Solitude Prod. : http://solitude-prod.com/