MISTWEAVER
Tales From The Grave

Etichetta: Casket Records / Lugga Music
Anno: 2010
Durata: 62 min
Genere: death metal melodico e sinfonico, con forti componenti power e heavy


I Mistweaver sono una vecchia conoscenza di Shapeless: la nostra webzine infatti ne ha recensito, e con ottimi voti, gli album "The Aftermath" del 2003 e "Age Of Darkness" del 2004. Ritengo quindi sia inutile ripercorrere la biografia del gruppo dagli esordi, dato che il lettore potrà togliersi qualsiasi curiosità al riguardo semplicemente ricercando le sopracitate recensioni negli archivi di Shapeless. In questa sede, penso sia sufficiente accennare soltanto alle notizie biografiche più recenti e significative. In particolare, dopo la pubblicazione di "Age Of Darkness" i Mistweaver sono stati vittime di alcuni cambi in formazione, che unitamente alla chiusura della loro etichetta, hanno frenato per un po' di tempo la loro attività.
La situazione si è risolta, fortunatamente, abbastanza in fretta. I Misteweaver hanno potuto così recarsi nel maggio del 2008 negli studi Sonic Train in Svezia, sotto la supervisione di Andy La Rocque, per registrare il quarto capitolo della loro discografia. Solo le parti di batteria sono state incise successivamente, agli studi Tribal Art di Gerona (Spagna). Il disco è stato poi masterizzato presso i ben noti studi Finnvox di Helsinki. La formazione che ha inciso il CD, intitolato "Tales From The Grave", consiste in Raùl Weaver (chitarra e voce), Eduardo Alonso (chitarra), David De Pedro (basso), Eduardo Navazo (tastiere) e l'ospite Alfred Berengena (batteria - il batterista ufficiale è però Simòn Cordero). Ha partecipato inoltre, alla voce, un'altra ospite: Mija Anderson.
Come di consueto, il nuovo lavoro dei Misteweaver è accompagnato da un ottima copertina, con tanto di croci, cipressi e un morto vivente tratteggiati nella più classica tradizione della fantasy orrorifica. Il libretto, di dodici facciate, contiene tutti i testi. Gli sfondi delle pagine sono costituiti dai primi piani dei vari musicisti, premiati anche da una foto di gruppo che occupa le due pagine centrali. Il libretto contiene anche le informazioni relative alla registrazione, i ringraziamenti e così via.
"Tales From The Grave" contiene tredici tracce, che suddividono in maniera abbastanza regolare i 62 minuti di durata complessiva del CD. Una durata massiccia, ma che non risulta prolissa, nè eccessivamente pesante. Perchè, come al solito, i Mistweaver si distinguono per il songwriting vivace, scorrevole e di facile presa. Il loro stile non è mutato in questi ultimi anni, nonostante i nuovi innesti in formazione: il loro è sempre un death metal melodico che non ha nulla a che vedere con quello svedese. O meglio, lo stile degli spagnoli può essere influenzato dal death melodico svedese, ma si tratta di una influenza come tante. Anche il black sinfonico può aver influenzato gli spagnoli, e lo stesso discorso può valere per il gothic. Ma lo stile melodico dei nostri, i loro arrangiamenti, l'attitudine stessa sono tipicamente power e classicamente metal. Insomma, se il gruppo non utilizzasse dei vocalizzi in gutturale ma puliti ed acuti, non avrei esitazioni nel bollare la loro musica come power/heavy melodico e sinfonico. Però Raùl Weaver utilizza esclusivamente il growling, così come ha sempre fatto; inoltre, sovente il gruppo appesandisce il suo suono con un aggressività affine ai generi più estremi. Di conseguenza, definire la musica dei Mistweaver come death metal melodico è quanto di più appropriato, ma data l'accezione popolare assunta da questa defnizione negli ultimi decenni, ho pensato fosse utile sottolineare le "forti componenti power e heavy metal".
"Tales From The Grave" è un disco vivace e ricco di sfumature. Il quintetto adora abbellire le sonorità più pesanti grazie al costante lavoro della tastiera, più sinfonica che mai. Questa ingentilisce molti passaggi, ma altre volte asseconda la violenza esecutiva senza però abbandonare la scena. Grazie all'abilità di Eduardo Navazo, la musica dei Misteweaver può passare tranquillamente da sezioni arrembanti ad altre molto evocative. Di conseguenza, il death metal dei nostri risulta essere molto teatrale, e fa continuamente l'occhiolino all'ascoltatore grazie a melodie semplici ed efficaci.
Per quanto riguarda il resto degli strumenti, i musicisti dimostrano di essere in possesso di una tecnica professionale. Il basso di David non si limita mai solo ad accompagnare, ma svolge un ruolo attivo nella realizzazione dell'arrangiamento. Le due chitarre dialogano con un'abilità consumata, snocciolando riff nella più pura tradizione del metal, ma non negandosi puntatine più eterodosse. In una canzone, "Another Endless Night", fa bella mostra di sè la voce femminile di Mija, che intona una melodia folk, che contribuisce a consolidare l'attitudine fantasy dei nostri (sempre presente nel loro immaginario, nei testi e anche come immagine del gruppo stesso). Il confronto tra la voce femminile ed il growling di Raùl dona al tutto un piglio molto anni '90.
Il disco contiene canzoni tutte di buon livello, indubbiamente professionali e che risulteranno molto gradevoli agli amanti del genere. Alcuni titoli? "Voices From The Grave", "Sons Of Darkness", "Through The Gates Of Timeless Departure" e "666 - The Call". Ma questi sono miei giudizi personali. Il songwriting dei nostri è così coerente e coeso che, artisticamente e tecnicamente, le varie tracce si equivalgono.
Dopo aver descritto tutti i pregi di "Tales From The Grave", credo però che sia necessario anche sottolinearne i difetti. O meglio, il difetto. Un difetto non evidente a coloro che non abbiano mai ascoltato i lavori precedenti dei Mistweaver. In pratica, "Tales From The Grave" non fa altro che proporre le medesime idee che i Mistweaver avevano già proposto in "The Aftermath" e "Age Of Darkness". La formazione è cambiata, ma la musica è rimasta simile. Beh, i due dischi precedenti erano davvero stimolanti. Però mi ha rattristato un po' constatare come questi spagnoli non riescano a sviluppare oltre il discorso intrapreso nel lontano 2003 con "The Aftermath". I Mistweaver sembrano essersi rinchiusi nel loro piccolo universo musicale, e sembrano trovarsi perfettamente a loro agio. Tanto che non hanno nessuna intenzione di evolvere il loro stile, di tentare strade parzialmente nuove, di sperimentare. Tutto nella norma. Però non posso dare a "Tales From The Grave" lo stesso voto, un 8, che avevo dato a "The Aftermath" ed a "Age Of Darkness". Non posso assegnargli questo voto perchè, per la terza volta, il gruppo ci ha proposto un piatto simile. E questo nel corso di sette lunghi anni. Ragion per cui, mi trovo costretto a valutare "Tales From The Grave" un gradino sotto ai due album precedenti. Non me ne vogliano i Mistweaver, ma non posso agire altrimenti. Un gruppo deve sapersi evolvere nel corso degli anni, se vuole scollarsi dall'underground ed uscire dalla nicchia. I Mistweaver propongono una musica potenzialmente commerciale, ma questo loro insistere sulle stesse idee risulta essere sterile. Ragion per cui, pur confermando la bontà di questo disco, davvero piacevole e scorrevole da ascoltare, non posso che assegnargli un 7. Che, in fin dei conti, non è un voto poi così brutto. Anzi.


(EGr - Agosto 2010)

Voto: 7


Contatti:
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Sito Mistweaver: http://www.mistweaver.net/

Casket Records: http://www.coprorecords.co.uk/

Sito Lugga Music: http://www.luggamusic.com/