MICHAEL STOLLAIRE
Holy Avenger - Mark II

Etichetta: autoprodotto / Platinum West Records
Anno: 2008
Durata: 54 min
Genere: US rock / hard rock / metal


Michael Stollaire è un cantante e chitarrista americano, che ha cominciato a suonare assieme a svariati gruppi fin dall'età di dodici anni. Nel corso del suo lungo apprendistato, l'artista si è dedicato ai generi più diversi. La sua mentalità aperta gli ha permesso comunque di apprezzare quanto ha fatto e quanto ha ascoltato anno dopo anno, e l'esperienza gli ha garantito la padronanza di più strumenti musicali.
La svolta decisiva nella sua vita è avvenuta con il suo trasferimento in California, dove risiede ancora oggi, e dove ha potuto fare della musica il suo lavoro. Si è inoltre dedicato alla poesia, e sta per terminare il suo primo libro, il cui titolo provvisorio è "Better Late Than Never".
Restando però alla musica, Michael ha realizzato il MCD "Trinity", seguito nel 2007 da alcuni tour nei quali ha potuto far conoscere la sua musica.
"Holy Avenger", l'oggetto di questa recensione, è stato pubblicato nella primavera del 2008. Abbiamo la possibilità di recensirlo soltanto ora, anche se con il ritardo di un anno. Purtroppo, siamo entrati in contatto piuttosto tardi con l'artista americano, ma siamo lieti di poterlo presentare finalmente ai lettori italiani. A titolo di cronaca, e prima di passare alla recensione vera e propria, Michael Stollaire è attualmente impegnato nel tour di promozione di "Holy Avenger", ed allo stesso tempo sta lavorando alla realizzazione di alcune tracce che faranno parte del prossimo MCD "No Shock", che precederà il suo secondo full-length, intitolato provvisoriamente "Lightning Strikes Twice". E' in programma anche un DVD, che probabilmente avrà il titolo di "Electric".
Dunque, dedichiamoci ora a questo "Holy Avenger - Mark II". La copertina del promo in nostro possesso ritrae il volto pulito dell'artista, con a fianco la riproduzione di uno spadone fantasy. Le quattordici tracce presenti nel CD sono state registrate negli studi Master Green di Los Angeles e di Nashville. L'artista ha suonato tutti gli strumenti, anche se durante i concerti dal vivo si avvale di alcuni musicisti, che girano gli Stati Uniti sotto il nome di The Ankh Project. I musicisti che aiutano Michael durante le prestazioni live sono John Prpic, Stu Simone, Brad Rabuchin e Lionel Barton.
Si parte con "Just Like Yesterday (Radio Edit)": un brano di facilissima presa, caratterizzato da linee melodiche immediate e da un ritornello ruffiano, con tanto di coretti. L'arrangiamento, basilare, è tipicamente rock. Sebbene si noti una certa energia di fondo, l'impatto è sempre contenuto. Anzi, l'esecuzione è fin troppo garbata per trattarsi di un brano rock. La voce di Micheal è intonata, e si mantiene sempre su un registro limitato, ma perfettamente funzionale alla musica proposta.
"Watch Her Walk" parte come se volesse spaccare il mondo, ma alla fin fine si assesta sui territori innocui ma schietti di "Just Like Yesterday". Questa canzone, nello specifico, potrebbe ricordare qualcosa dei vecchi Kiss. Simpatica.
"Little Princess" non sposta di una virgola i connotati musicali dell'artista americano, anche se questa volta il tutto è reso con una grinta maggiore. Anche in questo caso, strofa e ritornello sono di facile assimilazione, e comunicano gioia e voglia di far festa. "Little Princess" non è malvagia, e la vedrei bene suonata da un gruppo street. In effetti, si nota qualche piccola influenza dai Guns'n'Roses, ma limitatamente alla melodia. Il lavoro solista della chitarra non è un granchè. Comunque, "Little Princess" è uno degli episodi migliori del CD.
"This Country Boy Can Rock" è probabilmente un brano autobiografico, molto melodico e divertente. Anche in questa occasione, però, Michael mette in mostra alcuni limiti espressivi piuttosto evidenti, tra i quali il poco tiro, anche se fa di tutto per ovviare a questi problemi (con scarsi risultati). Anche le linee melodiche sono piuttosto banali. C'è un motivo di fondo riguardo a questo, credo. Michael afferma di aver amato soprattutto la musica trasmessa dalla radio. Data l'influenza di questo genere di musica, è chiaro che Michael opterà sempre per delle melodie immediati e per delle canzoni catchy.
"Liquid Gold" è una ballata piuttosto insulsa. Infatti, le ballate dovrebbero puntare tutto o sulla melodia, o sull'interpretazione vocale (meglio sè tutte e due insieme): Michael invece si produce nell'interpretazione fiacca di una canzone altrettanto fiacca. Attenzione: nella tracklist "Liquid Gold" è segnalata come tredicesima traccia!
Si torna al rock con "Can't Stop This Feelin'", prova piacevole ma penalizzata dai soliti difetti di questo "Holy Avenger". Non so se nel frattempo Michael sia cresciuto artisticamente, o se dal vivo faccia un'altra figura. In fondo, un bassista di ruolo dovrebbe rendere decisamente di più rispetto ad un bassista riciclato, come è il caso dell'artista in questo CD. Sicuramente, tutte queste composizioni potrebbero cambiare volto, se realizzate da una band formata da musicisti capaci. Altrimenti, il risultato è sempre piuttosto scarsetto.
"Here Comes The Light" mi fa chiedere perchè mai Michael debba scrivere canzoni così simili fra di loro. Siamo sul solito street / US rock diluito, anche se il ritornello è carino.
"Island Blues" è un blues (ovvio), che talvolta richiama pericolosamente "Jonny B. Goode" o qualcosa dei Beach Boys più surf. "Island Blues" assume un po' di personalità soltanto in occasione del ritornello, ma senza esagerare. No, più il CD avanza più mi rendo conto dei limiti dell'artista. Con tanti anni di esperienza alle spalle, avrebbe dovuto realizzare qualcosa di più incisivo. Invece questo album ha tutto l'aspetto di un demo, registrazione a parte. "Holy Avenger" può andare bene per far comprendere cos'abbia da proporre questo musicista, e nulla di più. Le quattordici tracce qui presenti sono eccessive. Sarebbe bastato realizzarne solo cinque, ma meglio e con mezzi più adeguati.
"Hell Comes Alive Here Tonight" vede il buon Michael dedicarsi a suoni più oscuri e tematiche più cattive. Il ritmo dona anche un qualcosa di più industriale al tutto, ed il risultato non è così pessimo. Siamo sui territori di un epic metal all'acqua di rose, che strizza l'occhio ai Judas Priest. Non male, perchè Michael tenta di dare maggiore espressività alla sua voce. Si respira un gran feeling anni '80.
"Knock The Walls Down" mi fa chiedere: "Ma che è successo a Michael? Si è svegliato da un momento all'altro?". Anche questo brano vede il ragazzo intonare vocalizzi ben più cazzuti di quelli ascoltati in precedenza. Tutta la musica ne trae giovamento, davvero. Finalmente si sente un po' di passione! Brano rock rabbioso (è un eufemismo) che arricchisce la proposta musicale del nostro.
"Not As Much As Tomorrow" è una canzone che, inserita a questo punto della scaletta, fa chiedere all'ascoltatore se per caso non si tratti di un rifacimento di qualche brano precedente. Ecco, questo è il classico brano alla Michael Stollaire. Senza sorprese nè emozioni particolari.
"Quest 4 Power" è aperta da un'introduzione dagli spiccati tratti industrial, che ci fa sperare in un cambiamento. Quand'ecco entrare in scena la chitarra, con l'atteso ammosciamento totale. E dire che il ritornello non è così male, però siamo sempre sul livello delle buone intenzioni.
"One Love" è una ballata d'amore che inizia con un verso come "Camminando mano nella mano". Traete dunque le vostre conclusioni. Assolo di chitarra approssimativo come da copione.
Il CD si conclude con la versione per album di "Just Like Yesterday". Non è che cambi molto dall'edizione radiofonica. Quindi non continuo oltre con il commento di questo disco.
Però, che fatica commentare questo CD! E dire che sono tutte canzoni immediate, ma traccia dopo traccia ho temuto di diventare via via meno obiettivo. Michael Stollaire è un professionista, ma la sua proposta è davvero troppo povera. Veramente. Può andar bene per suonare nei locali, ma "Holy Avenger" si assesta sulla sufficienza di stretta misura. Anzi, sarebbe addirittura un lavoro insufficiente, ma voglio tenermi largo per sostenere una persona che sopravvive proprio grazie alla musica. E' importante e fondamentale che Michael Stollaire cerchi di fare più soldi possibile, e di investirne altrettanti per realizzare poche tracce, ma impeccabili. Questo perchè il genere che lui propone, così immeditato e commerciale, necessita assolutamente di un'esecuzione perfetta e di tutti i trucchetti del mestiere che la rendano piacevole al primo ascolto.
Nonostante gli anni di gavetta, Michael Stollaire ha ancora tanto lavoro davanti a sè. Gli auguro buona fortuna.
(Hellvis - Novembre 2009)

Voto: 6


Contatti:
Mail: info@michaelstollaire.com
Sito internet: http://www.myspace.com/theankhproject