MEGAZETOR
Dying Process

Etichetta: Nail Records
Anno: 2008
Durata: 42 min
Genere: progressive thrash con varie influenze


L'Ungheria non è mai stata una fucina di gruppi metal. Qualche band seminale è sbucata da quelle lande nel corso degli anni, ma in generale la scena è sempre stata piuttosto modesta, se raffrontata con quella di altri paesi dell'Est Europa. E' quindi con una certa curiosità che mi sono avvicinato all'ascolto dei Megazetor, quintetto proveniente proprio dall'Ungheria e contraddistinto da un estro invidiabile. Attivi da diversi anni, hanno pubblicato un paio di demo a cavallo tra il 2001 e il 2002, poi un EP dal titolo "The Drug You Daily Crave" e, infine, sono approdati al debutto su lunga scala con questo "Dying Process", uscito sotto l'effige della Nail Records. Quest'ultimo è stato nominato nella categoria "miglior album di debutto" negli Hungarian Metal Awards nel 2008. Segnalo, inoltre, che il gruppo partirà a breve per un piccolo tour nell'Est Europa, ma già in passato si è esibito fuori dai confini del loro paese natale.
Già leggendo la descrizione del genere suonato, vi sarete fatti un'idea di quanto i Megazetor abbiano intrapreso una strada personale e audace. In effetti, il loro stile mischia molti generi, risultando assai eterogeneo. Il substrato sembra essere un progressive thrash tecnico, orientato verso una scelta tutta particolare delle melodie. I nostri mettono sempre da parte l'impatto, prediligendo innanzitutto la stranezza e l'originalità della proposta. Il loro principale obiettivo sembra essere quello di prendere in contropiede l'ascoltatore, forzandolo a seguire le loro regole. Non sempre questa scelta paga, ma bisogna essere sinceri e ammettere che i Megazetor ci sanno fare.
Il tessuto sonoro creato dal quintetto è quanto mai stratificato. Tante poliritmie, assoli, parti di basso slappato, arpeggi, cambi e innumerevoli sfumature contribuiscono a creare canzoni dalla struttura articolata e, in verità, allo stesso tempo abbastanza accessibile. La band dà sfogo alla propria inesauribile creatività ricorrendo in ogni brano a idee e soluzioni differenti.
La voce è particolare: una specie di scream che sembra quasi un lamento, con occasionali urla in growl. A onor del vero, ci sono anche brani in cui il cantante János "Drazsé" Derzsi punta maggiormente ad un cantato, per così dire, pulito, come su "The Scattered One".
Se la voce varia spesso registro, il resto non rimane certo immutato nel corso delle otto tracce che compongono "Dying Process". Alcune denotano una maggior propensione thrash -anche se forse sarebbe più corretto parlare di techno-thrash- ("This Is A Good Day To Wake", "Interform"), altre si avvicinano al death ("Ribcaged" e "Traitor Of Absence"), altre ancora strizzano l'occhio allo stoner rock ("Cause Or Effect?"), tra Pantera e Entombed di metà anni '90, giusto per dare un'idea. Già che siamo in tema, possiamo citare un po' di altri gruppi che potrebbero aver influenzato i Megazetor nel loro processo compositivo: Nevermore, Overkill, Voivod, Testament (al limite, controllate anche la lista dei ringraziamenti del CD per scovarne qualcun altro: non è detto che rientrino tutti nella sfera metal).
Non solo dare un giudizio complessivo, ma anche solo creare una panoramica che comprenda tutto quello che i Megazetor hanno inserito in questi quaranta minuti di musica è un'impresa ardua. L'album abbraccia davvero tante proposte diverse; per quanto il gruppo che suona sia lo stesso, a volte sembra quasi irriconoscibile passando da una traccia all'altra. Come spesso accade in questi casi, da un lato il CD ne trae vantaggio in termini di varietà, dall'altro risente del cosiddetto effetto compilation che si manifesta quando tante canzoni diverse vengono messe assieme. E' logico che non tutti i brani piaceranno allo stesso modo, per cui l'ascolto non può che proseguire tra alti e bassi.
Le cose migliori che si possono ascoltare su "Dying Process", secondo me, sono le atmosfere intense e tese presenti a sprazzi (su "Everlasting", "Traitor of Absence" e, soprattutto, nella conclusiva "Dying Process"). E' qui che il gruppo riesce a dare sfogo alla propria creatività senza inficiare la carica e l'aggressività della sua proposta. Altrove, invece, la voglia di strafare, di creare qualcosa di diverso ad ogni costo, lo porta a seguire il binario sbagliato, inseguendo una pista molto tecnica e complessa, ma piuttosto povera e sterile in termini di emotività.
La registrazione è buona, non si mette in evidenza in fatto di originalità del suono, però ogni elemento riesce a emergere. Vi invito, una volta tanto, a concentrarvi anche sui testi, molto ben costruiti.
Al termine di "Dying Process", dei Megazetor rimane un'idea ancora nebulosa: sono un gruppo sicuramente in gamba, ma allo stato attuale per me rimangono una mina vagante. Personalità ne hanno, ma dovrebbero trovare una loro dimensione, non saltare continuamente da un genere all'altro. Se troveranno una loro stabilità, di certo la musica ne trarrà un vantaggio.
(BRN - Febbraio 2010)

Voto: 7


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