MAELSTROM (UK)
The Shores At Dawn
Etichetta: autoprodotto
Anno: 2009
Durata: 49 min
Genere: black metal melodico
Per iniziare questa recensione mi collego alla stesso concetto espresso
da Hellvis in una recensione di qualche tempo fa (se vi interessa è
"Second Skin Of Harlequin" degli Illnath): insomma, non si pretende
chissà che, ma se un disco di matrice black metal, pur contando tutte
le sue molteplici influenze, risulta così innocuo, così pulitino ed
educato, be', allora c'è qualcosa che non va. E lo dice uno che non ama
solo le cose registrate in cantina con un registratore tascabile, anzi.
Un attimo, però, facciamo un passo indietro e presentiamo la band:
tra i ventiquattro gruppi della "Encyclopaedia Metallum" che portano il
nome Maelstrom, questi sono quelli scozzesi e se andate a cercare una
loro foto, vedrete subito che sono tutti dei bravi ragazzi, oltretutto
molto giovani. Nella loro biografia non si risparmiano e descrivono il
loro stile come un mix tra black metal, doom, folk, progressive con
forti influenze classiche e sinfoniche, il che tutto sommato è vero,
nel senso che questi elementi sono tutti presenti all'interno del loro
debutto, "The Shores At Dawn"; il problema è che il risultato finale
non è che sia poi questo crogiolo di originalità, ma al contrario si
assesta in quello strano limbo del black metal melodico, che strizza
l'occhio a sonorità più facili, con inserti più classici, momenti
acustici e via dicendo.
Il risultato è pessimo? No, è solo innocuo, come si diceva prima. Si
lascia ascoltare, qualche passaggio convince, ma gran parte del lavoro
passa senza lasciare traccia. Di certo la colpa non si può imputare
alla resa sonora del gruppo, che sa sicuramente suonare e maneggia gli
strumenti con perizia, e nemmeno si può dire di avere a che fare con un
album monotono, dato che, appunto, ci sono molte influenze a
intervenire sulla scrittura. Il problema è che io voglio sentire
sudore, sangue e sporcizia. Voglio la morte, il terrore, la grandezza,
la magnificenza, l'opprimente pesantezza della desolazione o il sublime
della Natura. Non c'è niente di tutto questo, invece: solo cinque
musicisti che sanno suonare e fanno il loro compito come si deve e
nulla di più.
Giusto per farvi una panoramica, comunque, ci sono "Thrall Of The One"
e "With War We Wander" che presentano la band e il loro black metal
melodico, un buon lavoro di chitarre e tastiere ben messe, senza
esagerare; "A Perfect Storm" è il classico intermezzo arpeggiato di
chitarra acustica che dura meno di due minuti; "The Inauguration"
lascia spazio alle tastiere sinfoniche, poi ripropone l'anima folk tra
chitarre acustiche e percussioni per fare poi da introduzione elettrica
a "Legacy Of The Burning Throne", brano più tirato, ma ancora
assolutamente melodico e di facile assimilazione. Qui, comunque, va
fatto un elogio almeno a Scott Simpson, chitarrista magari non
leggendario, ma dotato di buon gusto. Proseguiamo, e tra i brani degni
di essere citati abbiamo "At Dawn They Die", un episodio riuscito,
grazie ad un incedere vagamente marziale; oppure "The Dreaded
Symphony", un buon brano di black metal sinfonico che non inventa
niente ma riesce ad essere efficace, tra accenni di voce pulita,
tastiere più prominenti e addirittura un bell'assolo sul finale. Il
migliore del CD a mio parere.
Non c'è molto altro da aggiungere: l'album raggiunge il sei perché
formalmente non ha grossi difetti, ma davvero è ancora troppo poco per
andare oltre, dato che il black metal, melodico o vecchio stile che
sia, non deve essere forma, ma sostanza.
(Danny Boodman - Ottobre 2009)
Voto: 6
Contatti:
Mail: scott@maelstrom-metal.com
Sito internet: http://www.maelstrom-metal.com/