LUCIFER (SWE)
The Dark Christ (7")

Etichetta: Bellphegot Records
Anno: 1992
Durata: 6 min
Genere: death metal


Ecco uno dei tanti gruppi che si sono formati in Svezia all'inizio degli anni '90, ma che non sono riusciti a riscuotere una certa notorietà e sono scomparsi senza arrivare alla pubblicazione di un full-lenght. I Lucifer, capitanati dal chitarrista Mikael Andersson, hanno pubblicato, nell'ordine, i due demo "The Ritual" e "Darkness" nel 1991, il singolo "The Dark Christ" nel 1992 e il nastro "Promo 93" nel 1993. Quest'ultimo, registrato presso gli Unisound Studio sotto la supervisione di Dan Swanö, conteneva sei delle sette canzoni che i Lucifer intendevano inserire nel loro album d'esordio, che però non vide mai la luce.
"The Dark Christ" è un vinile curioso e interessante. Non ha la pretesa di rivoluzionare né il genere (death metal vecchio stampo, cattivo, intransigente e privo di compromessi), né tantomeno la storia del death in Svezia, però probabilmente avrebbe meritato qualche riconoscimento in più di quello che ha effettivamente raccolto.
La copertina raffigura una creatura demoniaca; sull'immagine in grigio risaltano il logo del gruppo e il titolo, di colore rosso sangue. Sul retro, una foto sbiadita dei musicisti e i recapiti per chi avesse voluto contattarli.
Sono presenti soltanto due canzoni, una per lato, ciascuna della durata di tre minuti appena. "No Return", presente sul lato A, verrà ripresa anche su "Promo 93". Il death metal suonato dai Lucifer era molto diretto e aggressivo. Riff piuttosto semplici ma assai diretti ed incisivi costituiscono lo scheletro del brano. Gli stacchi risultano prevedibili, ma hanno così tanto tiro che è un vero piacere sentirli. Il fatto che non abbiano nulla di nuovo da dire passa tranquillamente in secondo piano.
Non ci sono abbellimenti, assoli, soluzioni ad effetto: la canzone è concepita esclusivamente per fare male e centra in pieno l'obiettivo.
Appena il tempo di cambiare lato, ed ecco che "Endless Journey" parte con un bell'inizio cadenzato. La strofa, più statica rispetto al resto, crea un'atmosfera vagamente evocativa, ma non stona nel complesso. La struttura del brano è molto semplice e conta una manciata di riff, tutti ficcanti e in grado di lasciare il segno.
Il vinile è già finito e la voglia di riascoltarlo comincia a farsi sentire. I Lucifer, infatti, avevano dalla loro una grande spontaneità. Riuscivano a fare le cose semplici senza risultare banali. Si può dire che ottenessero il massimo profitto con il minimo sforzo.
Il loro stile si differenziava da molti gruppi loro conterranei. Innanzitutto, la registrazione era lontana dal tradizionale suono alla Dismember. Inoltre, la melodia non giocava un ruolo principale nelle loro composizioni. Era presente, ma per tanti versi l'approccio dei Lucifer faceva riferimento alla scuola americana.
La produzione è discreta, molto old school. Le chitarre sono assai grezze, ma tutto sommato non ci si può lamentare. Le plettrate sul basso distorto si fanno sentire e ispessiscono il muro sonoro creato dalla sei corde. La batteria è secca e precisa, mentre la voce (ad opera del batterista Jonny Fagerström), è atipica. Si tratta di un growl forse effettato, non particolarmente basso ma che aiuta i brani ad essere ancor più devastanti.
L'insieme di registrazione, stile musicale, impostazione vocale e, perché no, provenienza geografica, contribuisce a fare dei Lucifer un gruppo capace di distinguersi dalla massa. A guardarli nella foto, questi quattro giovanissimi davano l'idea di essere un gruppo alle prime armi. Invece, una volta ascoltato "The Dark Christ", bisogna per forza di cose ricredersi.
Francamente non so quante copie siano state stampate. La Bellphegot Records è esistita fino a metà degli anni '90, pubblicando per lo più gruppi messicani che non hanno fatto strada. L'unico CD che può aver suscitato un certo interesse è lo split tra Pyghomgertum e Dawn, vista la discreta notorietà che hanno conquistato questi ultimi, anche loro svedesi. Tornando a "The Dark Christ", io l'ho trovato ad un prezzo bassissimo presso la No Posers Please! che se ne era procurate alcune copie la scorsa estate, non so attraverso quali canali. Si è trattato di un caso fortuito, altrimenti non avrei mai saputo dell'esistenza di questa band.
Se vi dovesse capitare per le mani questo vinile, sappiate che merita l'acquisto, nonostante la durate esigua.
(BRN - Marzo 2010)

Voto: 8