LIS ER STILLE
The Collibro

Etichetta: VME Records
Anno: 2010
Durata: 66 min
Genere: post rock/prog metal


Che strana creatura questo "The Collibro", il nome è affascinante e la sua natura misteriosa, proprio come la musica che contiene, la musica dei danesi Lis Er Stille, giunti al loro terzo album dopo "The Construction Of The Amp Train" (2006) e "Apathobvious" (2007). Questa interessante formazione si dedica ad uno stile musicale complesso e sfaccettato che raccoglie al suo interno influenze davvero lontane tra di loro, che raramente si sono viste assieme: c'è il post rock, il cosiddetto post metal, il progressive e molto altro. Come se ad un certo punto si incontrassero per una jam session impossibile Sigur Ros, Pink Floyd, Muse, Porcupine Tree e Tortoise. Curiosi, vero? Funzionerà? Ebbene sì, ve lo assicuro, funziona e funziona bene: la musica dei Lis Er Stille unisce tutto questo in un album che è un vero e proprio fiume che scorre e va navigato nella sua interezza visti i continui richiami tra i vari brani e l'atmosfera omogenea che si respira. Brani lunghissimi si alternano a piccole parentesi in cui domina il silenzio o il sussurrare delicato, proprio come il freddo inverno della Danimarca, che è proprio il momento dell'anno in cui è stato concepito "The Collibro", tra il silenzio della natura, in un vecchio capanno adibito a studio in un luogo assolutamente isolato.
Si sente tutto questo nel corso delle dodici composizioni e mi rendo conto che è difficile raccontarlo a parole, ma proprio questo è uno dei punti di forza dell'album, che non vuole infilarsi nelle consuete catalogazioni, prende quello che vuole da dove vuole e poi lo smonta, lo riassembla e lo trasforma in qualcosa che è allo stesso tempo tante cose diverse ma anche niente di facile da mettere a fuoco. Non voglio trascinarvi in una minuziosa analisi delle singole composizioni, perchè come dicevo il viaggio di "The Collibro" va vissuto nella sua interezza e, soprattutto, va sentito e respirato per poterlo capire: vi dico solo che passerete da un'apertura magniloquente e marziale come "All The Blood", con tanto di cori e atmosfere sfarzose, alla potenza progressive di "Send In The Scouts" dove le chitarre graffiano con piglio metallico mentre le tastiere ricamano atmosfere piene di malinconica grandeur. "Recalling The Color", invece, vi avvolgerà con melodie trascinanti che renderanno brevissimi anche i nove minuti di durata del brano, impreziosito ancora una volta da arrangiamenti curatissimi e dall'ottimo uso del pianoforte, suonato com maestria e gusto dal cantante/tastierista Martin Byrialsen. A proposito dell'uso della voce, anche questo aspetto risulta uno dei più riusciti, sebbene forse la scelta stilistica di Martin potrebbe risultare ostica a molti lettori di una webzine metal come Shapeless: lo stile del cantante, infatti, non si affaccia certo alla finestra del hard & heavy, ma guarda invece a nomi come Thom Yorke dei Radiohead o Chris Martin dei Coldplay.
Una manciata di secondi di piano e voce per "Like A Common Wave" e poi altri dodici minuti nell'ottima "Shards Of The Ending", che inizia in sordina, con il sussurrare della voce e delle tastiere, ma ben presto l'anima più graffiante del gruppo si fa sentire e davvero qui sembra di sentire una versione fredda e metallizzata dei Coldplay. Il brano cambia spesso pelle e ci regala ottimi momenti, ora più folli e caotici, ora più delicati a armonici, ma sempre su ottimi livelli.
Si continua così, quindi, tra lunghe composizioni come "Through The Quest Of Your Designs" e "The Painted" e piccoli intermezzi lunghi anche meno di un minuto come "Break Or Seal" e "Behold The Remnant Parts Of Me"; i minuti passano e non ci si rende conto che l'album si avvia a superare i sessanta minuti di durata, come per un viaggio in cui si sono attraversati mondi diversi e paesaggi da sogno, tanto che si fa fatica a convincersi che è finito. Invece con "Beneath The Broken Country" le note si spengono e rimane la sensazione di aver ascoltato qualcosa che affascina ma che risulta stranamente inafferrabile, e così torna la voglia di rischiacciare il tasto play e ripartire da capo e magari questa volta sarà più facile vedere particolari prima sfuggiti. E questo, forse, è il miglior complimento che si possa fare a "The Collibro".
(Danny Boodman - Gennaio 2011)

Voto: 8


Contatti:
Mail Lis Er Stille: anders@brutalbutsentimental.com
Sito Lis Er Stille: http://www.liserstille.dk/

Sito VME Records: http://www.vme-group.com/