LETARGY DREAM
Heliopolis

Etichetta: Bad Mood Man Records
Anno: 2010
Durata: 49 min
Genere: doom / progressive / gothic


E' passato circa un anno dalla precedente uscita targata Letargy Dream per la Bad Mood Man Records e devo ammettere che ero particolarmente curioso di scoprire l'evoluzione di questa formazione, visto che il loro album "2" mi aveva abbastanza spiazzato a causa di un equilibrio non proprio ineccepibile delle parti. In quella occasione, infatti, mi ero ritrovato a commentare tre diverse composizioni: la prima mi aveva convinto al 100% nonostante la sua lunga durata, la seconda era il classico pezzo senza infamia né lode, mentre il terzo, lungo quasi quanto il primo, era sostanzialmente una noia mortale. La domanda, quindi, era se il nuovo "Heliopolis" sarebbe stato più vicino all'episodio migliore dell'album precedente, oppure al peggiore... Sfortunatamente la sensazione dopo numerosi ascolti è che l'album penda pericolosamente verso i momenti meno riusciti dell'album precedente.
Facciamo, però, un passo indietro, perchè la band in questo nuovo CD compie una modifica piuttosto sostanziale del suo stile: in "2", infatti, puntava ancora ad un gothic doom di stampo abbastanza classico, sebbene fatto con personalità e intelligenza. Questa volta, invece, i Letargy Dream cercano di uscire un po' da quei confini, aggiungendo un taglio fortemente progressive alla loro musica, pur mantenendo le strutture funeree e cupe del doom. Il risultato, che potrebbe essere esaltante da un certo punto di vista, finisce per inciampare su sé stesso, facendo sì che non vengano prediletti i punti di forza dei due generi, ma esattamente il contrario. La componente progressive, infatti, non snellisce affatto il lavoro, ma al contrario smonta ancora di più le composizioni, che adesso sembrano avere quel desiderio smodato di sparigliare le carte in tavola, senza però avere la giusta attenzione all'insieme. Questo finisce per rendere le quattro composizioni dell'album disordinate e senza un filo conduttore, come se fossero composte da tante diverse sezioni, mescolate e rimontate a caso come un puzzle mal riuscito. Allo stesso tempo, le strutture tipiche del doom, con i suoi tempi e i suoi ritmi, qui finiscono per avere l'effetto opposto rispetto a quello sperato: non abbiamo, quindi, quelle meravigliose atmosfere plumbee, desolate e affascinanti che ci aspettiamo, ma al contrario abbiamo la noia di composizioni che si trascinano senza una meta, vagando tra passaggi rallentati e momenti di energia che si disperdono senza cogliere un obbiettivo. La sensazione, quindi, è di avere a che fare con una band che ha compiuto il proverbiale passo più lungo della gamba, ricercando smodatamente una sua strada personale senza però avere ancora i numeri giusti per poter osare tanto.
Difficile parlarvi con esattezza delle quattro composizioni ascoltate, perchè più o meno i difetti si mantengono inalterati in ogni brano. Sicuramente il pezzo più riuscito è "Saturn", posto in apertura dell'album con i suoi tredici minuti di durata: qui, infatti, abbiamo un minimo di equilibrio tra le parti e, se è vero che i passaggi più doomy non riescono a convincere, ci sono delle buone accelerazioni, qualche squarcio di cattiveria di stampo death, ma anche qualche buon passaggio atmosferico giocato sull'arpeggiare delle chitarre. Certo, rimane la sensazione che tredici minuti siano inutili in un brano che se fosse durato la metà sarebbe stato decisamente migliore. Del secondo brano, "We'll Die Smiling Broadly", ho apprezzato i passaggi più ariosi e malinconici, ben interpretati in lingua madre dal cantante Letarg, ma per il resto il brano scorre senza tanti scossoni, andando anche a sperimentare in qualche passaggio su tinte black con tanto di voce in screaming.
Con la title-track abbiamo invece la summa del pensiero dei Letargy Dream: sedici minuti in cui si sente di tutto e di più, con tutti i difetti finora riscontrati esaltati all'ennesima potenza. Giuro, qualche passaggio interessante c'è, grazie ad una certa magniloquenza che manca negli altri brani e che qui si fa sentire... ma davvero, dopo i primi tre minuti la band si ferma e inserisce nel brano il tema portante de "La Pantera Rosa"... no, dico, LA PANTERA ROSA! Ci sarà il suo motivo, magari se leggessi i testi in russo capirei, ma se in un contesto del genere tra un passaggio doom e un accenno di pianoforte tu mi metti la Pantera Rosa io getto la spugna.
Mi rendo conto di non essere sceso troppo nei particolari e sostanzialmente sorvolerò anche sulla noiosissima "Prominences" e i suoi dodici minuti: d'altra parte la proposta del gruppo è così fumosa e informe che una descrizione minuziosa finirebbe solo per creare ancora più confusione in voi che leggete. Per cui mi fermo qui e questa volta non me la sento di premiare il coraggio della band che in "2", almeno, ci aveva regalato un brano di altissimo livello. Questa volta, invece, è il caso di sedersi a un tavolo, chiarirsi le idee e poi ripartire da zero con un minimo di progettualità in più e qualche obbiettivo più focalizzato. Alla prossima.
(Danny Boodman - Dicembre 2010)

Voto: 5.5


Contatti:
Sito Letargy Dream: http://www.letargydream.ru/

Sito Bad Mood Man Records: http://www.myspace.com/badmoodman