LAST MISTAKE
Living Again

Etichetta: autoprodotto / Alkemist Fanatix
Anno: 2009
Durata: 43 min
Genere: melodic rock


I Last Mistake sono una band della provincia di Latina che nasce nel 1998 e decide di portare avanti un discorso musicale che parte dai grandi gruppi del passato, aggiungendo però un tocco moderno grazie all'uso, mai troppo invadente, dell'elettronica. A conti fatti, quindi, il gruppo raccoglie lo stile di band come Foreigner, Scorpions (nella loro incarnazione più melodica e commerciale) e Rainbow dell'era post-Dio e aggiunge qualche suono più moderno a svecchiare un po' la proposta: niente di rivoluzionario, comunque, anzi, in molti casi sinceramente questo contributo è così tenue che non aggiunge né toglie niente al risultato finale.
Eccoci qui, quindi, a parlare di "Living Again", l'album di debutto di questi ragazzi, che va a porre un sigillo importante dopo ben tre demo: non posso dire che si tratti di un lavoro eccezionale, per quanto mi riguarda, nonostante alcuni momenti interessanti. Una cosa che, a mio parere, non convince è, per esempio, una notevole leggerezza di fondo che rende il lavoro un po' incompiuto: troppo poco accattivante per un lavoro pop rock, con cui condivide i suoni innocui; troppo poco energico nel suo essere rock, dove non si sente il sudore e la convinzione necessaria. Allo stesso tempo, poi, come già anticipavo in apertura, l'ipotetica novità rappresentata dall'elettronica non è determinante ai fini di un giudizio finale, perché sembra solo fare da contorno, da abbellimento e non da sostanza. Così, alla fine, l'album rischia di finire in quella pericolosa categoria del 'carino' e niente più, una categoria che da una parte impedisce di ricevere critiche pesanti, ma allo stesso tempo tutto passa senza lasciare quei solchi importanti che sanno fare la differenza. E questo, purtroppo, è il rischio maggiore per soccombere alla prova del tempo.
Entriamo un po' di più nel dettaglio dell'album, comunque. L'intro "Escape" aveva fatto ben sperare su un uso intelligente dell'elettronica, ma ben presto con il successivo brano, "Living Again", già si nota un certo appiattimento su quelle strutture piacevoli ma, ahimé, poco incisive che saranno il tallone d'Achille di tutto il lavoro. Molto meglio, invece, "Alive", con il suo incedere sinuoso che ti arriva di soppiatto e colpisce nel segno pur senza livelli qualitativi stratosferici, complice anche il bel ritornello; lo stesso si può dire di "Time To Shine", una ballad elegante, molto classica nella forma ma indubbiamente ben confezionata, tanto più che qui le sonorità leggere sono tutt'altro che fuori luogo. Per lo stesso motivo convince "Ladytime", anzi, forse è anche migliore, mentre proprio non mi convincono i passaggi vagamente prog di "I Will Live There". Tra le cose buone, infine, vi cito il ritornello melodico e accattivante di "Push", che riesce a coinvolgere nonostante la strofa sia meno riuscita.
Che altro aggiungere, quindi? Forse è solo questione di tempo prima che la band riesca a trovare davvero una sua strada ben definita, o forse i Last Mistake hanno già scelto e devono solo osare un po' di più. Per ora, quindi, non me la sento di andare oltre la sufficienza e sospendiamo il giudizio in attesa del prossimo lavoro.
(Danny Boodman - Gennaio 2010)

Voto: 6


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