KRYSANTEMIA
This Is Resurrection

Etichetta: autoprodotto
Anno: 2009
Durata: 32 min
Genere: death metal


Ho conosciuto di persona i ragazzi dei Krysantemia in occasione di un concerto in cui abbiamo condiviso lo stesso palco, verso la fine di Agosto. Il quartetto di Pavullo, in provincia di Modena, è formato da Lucio alla batteria, Puccio alla voce, Ale al basso e Pave alla chitarra. Non conosco bene le vicissitudini che hanno portato alla realizzazione di questo loro album auto-prodotto, che immagino sia il primo, ma data la giovane età degli elementi, è improbabile che ci siano alle spalle carriere decennali con cambi di formazione, abbandoni o reunion. Comunque sia, è stata proprio la qualità della loro esibizione live di quella serata rapportata alla loro età che mi ha spinto ad acquistare questo CD e a recensirlo.
I Krysantemia suonano death metal vecchia scuola, senza compromessi, senza nessuna traccia di quelle parti melodiche che caratterizzano le band nord europee (Soilwork, In Flames), con qualche incursione nel black. La loro è violenza brutale che può trovare le proprie radici nelle band storiche di questo genere, i primi Kreator, i Celtic Frost di Morbid Tales, gli Hellhammer, forse qualcosa anche dei primi Venom. Impossibile suonare un genere simile senza che si senta anche l'influenza dei maestri Slayer, responsabili della corruzione di tante giovani anime (tranquilli, scherzo!).
Premetto che è mia convinzione che per suonare death metal bisogna avere una preparazione tecnica notevole, superiore a quella che serve per suonare altri generi: diversamente il rischio è quello di degenerare nella cacofonia indistinta, creando un'insalata musicale incomprensibile. Vi posso assicurare che dal vivo i Krysantemia si fanno intendere molto bene e le sbavature sono veramente minime; nonostante fosse la prima volta che sentivo le loro canzoni posso dire di averle fruite completamente, cosa che a volte non mi è successo con band underground più rodate di loro, con magari un paio di album alle spalle.
"When The Sun Dies" ha il compito di aprire l'album, ed è la tipica intro con chitarra acustica dalle atmosfere cupe che ci si aspetta da un prodotto del genere. Tutto per prepararci a "Hope In Torments", velocissima e senza pietà: Pave mi ricorda in più di una occasione Cronos dei Venom nel modo di cantare. Particolarmente riuscito il mezzo tempo finale con doppia cassa in sottofondo. Riguardo alla doppia cassa, bisogna dire che il suono non è particolarmente convincente; in pratica suona molto finta, troppo piccola e "a punta" per essere reale. E' un problema che ho già evidenziato altre volte e che purtroppo colpisce principalmente la batteria. Vale a dire il fatto che spesso in studio le cose si fanno di fretta, perché registrare costa e chi si auto-produce i soldi li prende dalle proprie tasche, Quindi spesso si chiude un occhio (o meglio un orecchio) se qualche suono non è il massimo o se per velocizzare le session si cercano soluzioni tecnologiche che vanno a scapito della credibilità dei suoni. Ma ne abbiamo già parlato e non mi dilungo oltre.
"Condamned To Rot" passa abbastanza indolore, molto meglio la seguente "Darkest silence", che deve molto sia a Stayer che a Celtic Frost, per la varietà dei tempi che presenta e per le parti più lente particolarmente inquietanti. Una raffica di note è "Spectrephiliac", sembra di avere uno sciame impazzito di vespe che ti aggredisce: la chitarra esegue un riff ossessivo e velocissimo che diventa devastante quando anche basso e batteria entrano in gioco. Abbastanza anonima anche "Unexpected Power" anche se conserva un discreto tiro. "This is Resurrection", introdotta dal basso di Ale, è cupa al punto giusto, aggressiva e con un riff accattivante. I cantati si alternano, ora su di una base di solo basso e batteria, altre volte con il contributo della chitarra; il risultato è notevole e coinvolgente. Anche Puccio, con il cantato che passa da un canale all'altro in una serie di risposte o che doppia sé stesso, contribuisce al buon risultato di questa composizione. Chiude la fatica dei Krysantemia "Black Death Rose", piena di stacchi e passaggi tecnici; qualche piccola ingenuità ed imprecisione è presente, ma nulla di drammatico, possiamo tranquillamente passarle per espressioni nell'esecuzione. Complessivamente l'album è suonato molto bene e i quattro elementi della band dimostrano di avere una buona padronanza dei relativi strumenti. Chiaramente il margine di miglioramento è ampio, ma a mio parere riguarda più il lato compositivo che quello tecnico. Non è ancora ben chiara la personalità della band e pochissimi gli spazi solistici nelle canzoni, forse per la mancanza di sicurezza o forse per scelta. Inoltre, soprattutto nelle canzoni più complesse e ricche di cambi di tempo, manca ancora un po' la capacità di amalgamare le varie parti, in modo che l'insieme risulti legato da un filo logico e non un collage di tanti pezzi attaccati insieme, senza preoccuparsi se stiano bene insieme o meno.
Comunque la base di partenza è molto buona, quindi basta solo lasciarli lavorare.
Se volete fare vostro questo CD basta contattare la band e sborsare 5 eurini, che per un prodotto stampato professionalmente, non su un CD-R, con tanto di Booklet da tipografia, non una fotocopia, mi sembra sia più che ragionevole.
(J.L. Seagull - Ottobre 2009)

Voto: 7.5


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Mail: krysantemia@hotmail.it
Sito internet: http://www.myspace.com/krysantemia