KERNEL
Servant Of God

Etichetta: Punishment 18 Records / Paranoic Music
Anno: 2009
Durata: 46 min
Genere: thrash metal/metalcore/metal


I Kernel si sono formati nel 2000, e nel corso degli anni hanno pubblicato diversi lavori. Nel 2002 hanno dato alle stampe un primo demo, seguito nel 2005 da "Escape Or Kill" (recensito nella nostra zine dal prode BRN). L'anno seguente, i milanesi hanno realizzato un promo di tre tracce.
"Servant Of God" rappresenta l'esordio su full-length per i Kernel, dopo nove anni di concerti e di cambi in formazione. Il disco è stato registrato allo studio Dissonant di Luca Minieri (Illogicist). La line-up che ha inciso questo lavoro consiste in Ivan Ciavarella (voce), Claudio Rampinini (chitarre), Paolo Migliore (basso) e Daniel Martini (batteria). "Servant Of God" è stato pubblicato dalla Punishment 18 Records e distribuito dalla Paranoic Music.
L'album è aperto da "Child". Si tratta di una canzone molto aggressiva e diretta. I riff taglienti, di matrice thrash, sono sorretti da una ritmica arrembante e molto potente. Le urla di Ivan sono devastanti, estreme ed aggiungono grinta ad una musica già vigorosa per conto suo. Si segnala un intermezzo melodico, che indica come il songwriting dei nostri, influenzato in genere dal thrash anni '80, non sia esente da influenze relativamente moderne. Si segnala anche la presenza di un assolo semplice e melodico, ma di buon gusto.
Un misterioso arpeggio di chitarra introduce "Falsi Liberi". Parte a seguire una cavalcata trascinante, che mescola alla perfezione elementi thrash ed hardcore. E' un brano schietto, che va diritto al sodo: punta quasi completamente sull'impatto, e sul potere coinvolgente di una ritmica avvincente. Piacevole, dotata di un ritornello facilmente assimilabile.
Eccoci arrivati ora alla canzone che dà il titolo all'album. "Servant Of God" parte in maniera severa e decisa, per poi aprirsi nella consueta accelerazione. Questa volta però, il gruppo non va ai mille all'ora, ma si trattiene un poco, così da mantenere intatta una sensazione di minaccia. A dire il vero, qualche accelerazione ulteriore è presente, ma allo stesso tempo ci sono anche dei rallentamenti cupi e tenebrosi. Questa canzone reca in sè qualche suggestione dei Morgana Lefay di "Maleficium".
"Back To The Violence" ci riporta alle ritmiche più propriamente thrash. Tesa e virile, "Back To The Violence" è un brano arrabbiato, che potrebbe ricordare qualcosa dei Sodom o degli Overkill. Come già altre canzoni di questo CD, la quarta composizione non bada tanto alle finezze, puntando soprattutto a far male. E' pervasa da un feeling rock, che diventa molto evidente durante l'assolo. Seconda parte concitata, da spaccare le ossa del collo.
Ho parlato di "semplicità". Questo non vuol dire che le composizoni dei Kernel siano facili. A volte la loro struttura è complessa, ricca di cambi di riff e di ritmo. Però le canzoni sono agevoli da assimilare, e colpiscono subito il segno. Senza tanti intellettualismi e fronzoli inutili.
Una melodia mesta introduce "Burn World": in seguito, il tutto si incattivisce, ma la melodia rimane sempre in primo piano. L'elemento thrash è presente, ma non è predominante. La composizione è più tradizionalmente heavy metal, con tutti gli ammodernamenti del caso. Anche quando non pigiano il piede sull'acceleratore, i Kernel si dimostrano convincenti e capaci. Buono l'arrangiamento, anche se la melodia è un po' di maniera.
Si ritorna a roteare il collo con "Charity", canzone che reca in sè indelebili i richiami ad altri gruppi ispiratori della band: Slayer, S.O.D., Sodom... L'influenza di questi gruppi, assieme a qualcosa degli Anthrax ed a qualcosa dei Sepultura, ritorna di volta in volta nel songwriting dei Kernel. Il thrash dei nostri, proprio per qusto, è come al solito variabile ed ibrido. Alcuni momenti sono genuinamente thrash, altri più tendenti al hardcore, altre volte i riferimenti sono al metal classico o, perchè no, al metalcore. "Charity" è comunque abbastanza tradizionale nel suo svolgimento, ideale per un pogo assassino.
"Rebel Yourself" è molto violenta ed agile. E' impossibile restare fermi di fronte alla sua ritmica travolgente, ai riff ammiccanti ed ai vocalizzi grintosi come non mai. Alla lontana, potrebbe portare alla mente qualcosa degli Allhelluja.
"Il Mio Destino" è un'altra canzone potente e sfacciata, che alterna accelerazioni a rallentamenti carichi di groove. I Kernel riescono ad essere inquietanti, grazie ad una scelta di suoni cupa e ad un'attitudine genuina e sincera. Bravi, e complimenti per la scelta di scrivere anche dei testi in italiano.
"Rage And Destroy" chiude questo CD. La canzone ha un ritmo moderato ma deciso, e contrappone dei cori in shout alle urla minacciose del cantante. L'incedere del brano è ostinato, quasi militare. Accelerazione nel finale.
Onesto, quindi, questo esordio sulla lunga distanza da parte dei Kernel. Questa band mi sembra molto piacevole e trascinante, perfetta per suonare dal vivo. "Servant Of God" è un disco che garantisce un buon intrattenimento, e regge per parecchi ascolti. Certo, scritto questo, va anche affermato come i Kernel siano privi di un suono unico ed inconfondibile, e come il loro songwriting abbondi di clichè. Le loro idee sono quasi tutte azzeccate, ma raramente si dimostrano geniali. Però la musica è soprattutto intrattenimento, e non vedo quindi perchè penalizzare il quartetto quando riesce a divertire e, penso, a divertirsi.
"Servant Of God" è un disco consigliato agli amanti della musica trascinante ed effervescente. Con qualche tocco di oscurità.
(Hellvis - Aprile 2010)

Voto: 7


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