KAUAN
Aava Tuulen Maa
Etichetta: Bad Mood Man Records / Firebox
Anno: 2009
Durata: 49 min
Genere: folk acustico / post rock
E' passato circa un anno dalla mia recensione di "Tietäjän Laulu",
secondo album dei russi Kauan, e la frase che concludeva il testo era
questa: 'Sempre ad un passo dal comporre l'album della loro vita, che
però tarda ad arrivare'. Bene, sono proprio contento di poter affermare
che, a mio parere, quell'album è arrivato con il nuovo "Aava Tuulen
Maa".
Facciamo però un passo indietro: innanzitutto vi ricordo che qui su
Shapeless trovate la recensione di "Tietäjän Laulu" e anche del
precedente "Lumikuuro", quindi potete facilmente ripercorrere la storia
dei Kauan. Per sintetizzare comunque si tratta di un duo russo composto
da Anton Belov (voce, chitarra, tastiere, programmazione) e da Lubov
Mushnikova (violino); il loro stile, fino ad ora, consisteva in una
sorta di ibrido tra il folk acustico e un doom metal triste e
sconsolato, in una sorta di incrocio tra Tenhi e Agalloch: in
"Luumikuro" queste due anime restavano ben distinte, come se l'album
fosse esattamente diviso a metà, mentre con "Tietäjän Laulu" questa
fusione era più omogenea.
Adesso invece le cose sono cambiate e personalmente ritengo che ci sia
stato un netto passo avanti: fin da quando ho conosciuto la musica dei
Kauan, infatti, mi sono sempre espresso a favore del lato acustico
della loro proposta, così comunicativo, delicato e struggente; al
contrario mi pareva che la componente metal fosse troppo comune, senza
grandi guizzi e, a conti fatti, una sorta di peso che impediva alla
musica di decollare. Bene, questa volta i Kauan non hanno fatto questo
errore e si sono limitati a tagliare quel cordone ombelicale che li
teneva ancorati alla scena metal e si sono dati completamente al folk,
lasciando viva solo qualche influenza che si avvicina più al post rock
che al doom. Il risultato è splendido.
"Aava Tuulen Maa" si presenta già benissimo grazie all'ottima
copertina, un paesaggio acquarellato dai toni azzurri su cui capeggia
il logo elegante della band; l'album è formato da cinque composizioni,
di cui ben quattro superano i dieci minuti di durata, ma non vi
preoccupate, perchè la noia non sfiora mai l'opera dei Kauan, che al
contrario riescono ad avvolgere l'ascoltatore e a trasportarlo in mondi
dove la Natura domina incontrastata e dove regna quella struggente
malinconia che sa cullare i cuori più tristi. Come dicevo la componente
elettrica è quasi totalmente scomparsa e a guidare ogni composizione
troviamo le chitarre acustiche, il pianoforte e il violino, in un
continuo gioco di chiaroscuri che ammalia fin dal primo ascolto. Anche
il cantato diventa quasi accessorio, con interventi sporadici che si
inseriscono nella trama musicale quasi come uno strumento che si
aggiunge al flusso delle emozioni e non come una voce guida che narra
un testo supportata dalla cornice strumentale.
Presentare nel dettaglio le cinque tracce del CD è difficile, proprio
perchè nel lungo evolversi delle canzoni troviamo una miriade di
dettagli e di particolari, ma posso provarci. Si parte con "Ommeltu
Polku" e benchè si tratti del brano più corto si rimane subito a bocca
aperta: un delicato arpeggio di chitarra si fa strada tra lo scrosciare
della pioggia e il tuonare lontano di un temporale, ma ben presto la
musica si apre, la batteria inizia a dettare un tempo lento che pulsa
direttamente a ritmo del cuore e su di essa appoggia la suadente
melodia delle tastiere che iniziano a doppiare l'arpeggio della
chitarra, in una ciclo ipnotico e triste.
Se l'inizio era buono, con "Valveuni" si arriva al vero capolavoro
dell'album: un ritmo leggermente più sostenuto e dinamico fa da
contraltare alla leggiadria delle tastiere che si allungano e si
ritirano come le onde sulla spiaggia. Il pianoforte compare a dettare
la melodia e si ritaglia un bell'intermezzo, prima di lasciare spazio
alla voce che si intreccia con il violino e ancora con le chitarre
acustiche.
Si prosegue così senza mai un calo, senza noia, solo con la voglia di
essere presi e trasportati in un abbraccio dalla musica: "Föhn", "Sokea
Sisar" e infine "Neulana Hetkessä" non perdono lo slancio delle prime
due composizioni e continuano senza sosta ad alternare poesia ed
eleganza con intrecci strumentali di grande efficacia, lavorando di
cesello sulla forza comunicativa dei singoli strumenti, che sia il
lamento triste di un violino, piuttosto che l'arioso espandersi delle
tastiere, fino al caldo arpeggiare delle chitarre. In qualche raro
passaggio, soprattutto nell'ultimo brano, fa capolino la chitarra
elettrica, ma serve solo a sottolineare dei momenti più forti,
lasciando il ruolo principale agli altri strumenti.
Finalmente, quindi, posso premiare i Kauan con un voto alto, dando
onore al percorso di crescita e di evoluzione che li ha portati verso
nuove vette di qualità. Un album da non perdere.
(Danny Boodman - Aprile 2010)
Voto: 8.5
Contatti:
Sito Kauan: http://www.myspace.com/kauanmusic
Sito Firebox: http://www.firebox.fi/
Sito Bad Mood Man Records: http://www.myspace.com/badmoodmanrecords