KABAL
Kabal

Etichetta: autoprodotto
Anno: 2007
Durata: 62 min
Genere: heavy metal


E' proprio vero che a volte si parte da un punto e poi, quasi per caso, si arriva da tutt'altra parte, girando senza meta. Prendiamo i Kabal, per esempio: il gruppo nasce intorno al 2003 e i musicisti provengono dalle esperienze più disparate e addirittura il nucleo originario, formato dal cantante Michele Sozzi e dal chitarrista Luca Manfredotti, prende vita inizialmente come cover band degli H.I.M.
Fatto sta che alla fine, tra musicisti appassionati di techno e musica elettronica, gothic e metal, i Kabal sono finiti a realizzare un disco di buon vecchio metal classico, fortemente influenzato dalla N.W.O.B.H.M., e caratterizzato da un alone dark e sinistro. Una sorta di miscuglio tra gli Angel Witch, i vecchi Death SS e le atmosfere di King Diamond.
L'album dei Kabal comprende nove canzoni più tre bonus track, una registrata in studio e le altre due dal vivo al Transilvania di Reggio Emilia. La qualità delle canzoni è decisamente buona: molto semplici e lineari, come è giusto che sia; niente fronzoli o strani orpelli, solo una sezione ritmica rocciosa, che però non si fossilizza sempre su velocità e doppia cassa; chitarre classicissime che si dividono tra ritmiche dinamiche e trascinanti e assoli sempre curati. Niente di innovativo, per carità, ma l'equilibrio tra le parti e il gusto nella composizione dimostrano di avere a che fare con una band già sufficientemente matura per affacciarsi sul mercato. Infine abbiamo la voce di Michele Sozzi: anche qui non aspettatevi virtuosismi e acuti, il cantante infatti non brilla per tecnica ma supplisce ottimamente con uno stile pieno di convinzione che, a conti fatti, si adatta molto bene al genere proposto, senza contare che Sozzi, consapevole dei propri mezzi, si costruisce delle melodie adatte al suo timbro e alla sua estensione, rendendo il tutto molto credibile e per niente stonato.
Tra le varie composizioni presentate ho apprezzato principalmente quelle dove la componente dark è più marchiata: vi cito per esempio "Heart Attack", dall'incedere sinistro e malefico e l'ottimo ritornello, oppure "The Eyes Of The Evil", dove la seconda voce in falsetto non può non far tornare alla mente il ghigno demoniaco di King Diamond. Tutto l'album comunque si assesta su buoni livelli e anche gli episodi più immediati e semplici, come l'iniziale "Ray Of Light", "You Could Be Friends" oppure "Why Do We Fight", con le sue influenze più tipicamente power metal, sono sicuramente degni di nota grazie ad un pregevole lavoro da parte di tutto il gruppo e la capacità di dare vita a composizioni che, come dicevo, non lasciano mai con l'amaro in bocca pur senza fare mai saltare dalla sedia per l'entusiasmo.
Per quanto mi riguarda, quindi, una band come i Kabal ha tutte le carte in regola per realizzare qualcosa di valore superiore in breve tempo. Per ora questi ragazzi ci hanno dimostrato di saper maneggiare con abilità tutti i loro strumenti e di saper scrivere buone canzoni, non ci resta che aspettare un'ulteriore maturazione che li porti a sviluppare ulteriormente il loro carattere e le loro peculiarità. Sicuramente non manca la materia prima, quindi è solo questione di esperienza e di crescita artistica. Viste le premesse vale la pena di tenerli d'occhio e di puntare su di loro.
(Danny Boodman - Maggio 2009)

Voto: 7.5


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