IVORY NIGHT
7 - Dawn Of The Night
Etichetta: autoprodotto
Anno: 2004
Durata: 57 min
Genere: heavy metal melodico
Cazzarola! Questa esclamazione nasce spontanea, nel sentire i tedeschi
Ivory Night! Un gruppo attivo da sette lunghi anni, che vanta numerose
partecipazioni e vincite in svariati metal-contest, che finalmente
arriva alla produzione del primo album. Il genere è un heavy metal
ovviamente influenzato da Iron Maiden (strano!) ed Helloween (ancora
più strano, essendo gli Ivory Night tedeschi!!) che riesce
fortunatamente a ritagliarsi uno stile che lo prevenga dal plagio delle
suddette band. Nonostante questa personalità, sono costretto ad
ammettere che "7 - Dawn Of The Night" mi ha parzialmente deluso. Le
idee sono molto buone ma si esauriscono quasi tutte nella prima parte
del CD. I primi otto pezzi spaccano di brutto, ragazzi; il resto
purtroppo non riesce a mordere come dovrebbe. Soprattutto perché nella
seconda parte sono state inserite le canzoni più lente, più lunghe (si
veda l'ultima traccia) e meno ispirate (è brutto dirlo ma è così!)
Come intro al CD è posta "The 7th Sea", una traccia epica e
cadenzatissima che si risolve in un minuto e mezzo; non la solita intro
ma una vera mazzata che spiana la strada alla prima vera e propria
canzone dell'album: "Killer 7". Il titolo è tutto un programma: sugli
scudi un grande riff stoppato che fa da tappeto a pregevoli
armonizzazioni di chitarre; un ottimo basso, con un suono molto vicino
a DD Verni degli Overkill, rende solida la base di un batterista che
pesta come un dannato. Buon ultima la voce, carta vincente della band:
alta, grintosa e personale.
La successiva "And I Fly" è strepitosa e ci presenta il senso di
sintesi del gruppo. Bastano poco meno di tre minuti per avere una
canzone veloce al punto giusto, cattiva e melodica: una sorta di
punk-power. Sono impazzito? Da ascoltare, credetemi!
"Salvation Is An
Honest Man" è un mid tempo spaccaossa che alterna parti acustiche ad
esplosioni di grinta domate da una voce che fa venire la pelle d'oca
per l'interpretazione. Il basso doppia alla grande molte melodie di
chitarra, un po' come gli Iron Maiden (ecco l'influenza), marcando dove
necessario anche gli stacchi sempre precisi del batterista. Il
ritornello non potrà che essere ricantato ad ascolto ultimato; come
dimenticarsi un pezzo così bello? E diciamolo, per una volta!!! In sei
minuti gli Ivory Night ci insegnano la loro visione dell'heavy metal.
La canzone si conclude acustica sfumando nella successiva "Ghost",
brevissima ed utilizzata come anello di congiunzione per la seguente
"Mighty Wings". La canzone rende molto grazie alla voce onnipresente
del cantante chitarrista Patrick Fuchs (il compositore principale),
agli ottimi arrangiamenti ed alle solide basi di basso e batteria che
non eccedono mai nella tecnica fine a se stessa. Forse il pezzo più
power-style sentito finora. Non preoccupatevi però: gli Ivory Night
sanno quel che fanno e restano sempre ben ancorati allo stile finora
presentato, senza scadere in un doppia cassa tutta uguale o tastieroni
(strumenti ai quali hanno rinunciato molto volentieri). Ecco cosa
riporta una dicitura sul libretto: "Niente tastiere su questo CD".
"Insane" non avrebbe bisogno di commenti! Già il titolo ci fa presagire
che nel pezzo ci sia qualcosa di "pazzo" e così è! Sembra una canzone
uscita dalle session di "Piece Of Mind" degli Iron Maiden: mi ha
ricordato il pezzo "To Tame A Land", canzone particolare per un cantato
molto vicino alla melodia delle chitarre. Francamente non mi piacciono
molto i pezzi dove la voce doppia il riff principale, eseguendo le
stesse note. Anche questa canzone comunque è molto personale e ricca di
ottime idee, forse già sentite ma d'altronde di acqua ne è già passata
tanta sotto i ponti.
"Beyond The Pain" è un'altra sfuriata power-thrash. Ebbene sì, ho
scritto "thrash"! Il riff è veramente violento ed anche se poi la
canzone si articola sulla base di una batteria molto power (doppia
cassa a go go per capirci), le melodie di chitarra ed il riff portante
mi ricordano in parte i Kreator più melodici di "Endorama" (grande CD
troppo sottovalutato!). Mitico il finale che fa intrecciare le due
chitarre ed il basso in stile "Phantom Of The Opera". Tutti gli
strumenti assieme ad un falsetto da paura ci conducono magnificamente
al finale del pezzo! Cosa può volere di più dalla vita un vero
metallaro?
Smorziamo ora l'entusiasmo per passare alle dolenti note.
"My Dearest Love" inaugura la metà del CD che mi ha deluso. Questo
pezzo è una ballad lunga (troppo lunga) che comincia acustica per poi
continuare, distorta, sugli stessi accordi iniziali per circa cinque
minuti. Non importa che l'assolo centrale, malinconico e triste al
punto giusto, dia punti in più a questo pezzo: qui siamo di fronte al
primo vero e proprio scivolone della band.
La speranza è che "Children Of Thorns" possa far rialzare il gruppo dal
precedente tonfo ma, ahimè, non ci riesce. Breve e un po' banale, dalle
melodie vicine agli Helloween dei primi due Keeper, non riesce ad
imporsi poiché la voce non trova, per quanto mi riguardi, una melodia
vincente. Il ritornello è scontato. La traccia, come le altre su questo
stile, finisce dopo pochi minuti. Il gruppo sembra aver perduto
completamente la bussola!
Vediamo se con l'undicesima traccia "Twilight
Into Darkness" gli artisti riescono a sollevare le sorti di questo
CD... Purtroppo no, ca**o! Il ritornello mi sembra un plagio di
"Journey Through The Dark" dei Blind Guardian (provate a canticchiare,
in caso lo sappiate, il pezzo dei Guardian con le parole "twilight into
the dark" al posto di "journey through the dark" ed il gioco è fatto) e
la strofa ricorda "Montsegùr" dei Maiden: è vero che le note sono sette
ed a volte le canzoni si assomigliano senza saperlo, però...
"Never Be My Friend" sceglie la strada dell'anonimato: non è
certo questa l'ancora della salvezza alla quale la band potrebbe
aggrapparsi! Le chitarre armonizzano delle buone melodie ma il riff
portante, vagamente thrash, non ci fa sbattere la testa. Qualche acuto
di troppo non serve, questa volta, per guadagnare punti: un vero
peccato. E così, in poco tempo, la seconda parte di questo CD giunge al
suo termine: l'ultima traccia, "Mother Earth" (la più lunga poiché
sorpassa gli otto minuti) altro non è che una canzone maestosa ed epica
con grandi cori che alterna, forse troppo insistentemente, parti
distorte ad altre acustiche. Il basso regge la canzone con dei buoni
arpeggi (Steve Harris docet!) ed articoltate dinamiche nelle parti più
heavy. Le chitarre girano intorno a tanti bei riff ma non vanno mai a
segno. Inoltre il pezzo è troppo vario e discontinuo. Attenzione! Non
che questo brano sia "brutto"! La canzone, insomma, è ricca di idee che
purtroppo alla fine collidono! Il tutto si riduce ad una canzone priva
di un ritornello che si stampi in testa. La traccia segue una strada
diritta ma in continuo mutamento: il fatto di non tornare quasi mai
sulle melodie precedentemente incontrate rende più difficile
l'assimilazione del pezzo, un vero peccato...
Ivory Night: un gruppo valido e preparato che mi ha affascinato e
deluso; un po' come le belle donne, ci fanno perdere la testa e poi ci
feriscono, deludendoci alla grande... Uomo avvisato mezzo salvato,
dicevano dalle mie parti...
(Hellcat - Marzo 2005)
Voto: 7.5
Contatti:
Mail: kontakt@ivorynight.de
Sito internet: http://www.ivorynight.de/