IN TORMENTATA QUIETE
Teatroelementale

Etichetta: My Kingdom Music
Anno: 2009
Durata: 57 min
Genere: progressive estremo con tinte gotiche


Però, che disco difficile questo "Teatroelementale"! Il nuovo lavoro degli In Tormentata Quiete, uscito a quattro anni di distanza dall'omonimo album d'esordio (la cui recensione può essere trovata negli archivi di Shapeless Zine), è stato per me un oggetto di numerosi ascolti, attenti ed intensi, tramite i quali ho cercato di coglierne tutte le sfumature, e di carpirne il segreto. Sì, "Teatroelementale" si è rivelato un mistero, un rompicapo per via del suo essere così multiforme, così stilisticamente ambiguo. Di certo, il secondo full-length dei bolognesi è un disco ambizioso. E' palesemente un lavoro d'arte, che innalza a pari dignità musica e testi. Ma non solo. Parole e note non sono che i mezzi per una rappresentazione teatrale, la qual cosa è in fin dei conti dichiarata fin dal titolo. Aperto dal "Discorso Sul Teatro Drammatico" di Pirandello, dà subito vita ad un paradosso: perchè "Teatroelementale" in realtà non è teatro, ma un'allegoria del teatro. La voce narrante, che con il suo monologo lega e separa le varie canzoni, interpreta i testi in maniera sentita e coinvolta, ma arriva a noi solo auditivamente. Non c'è rappresentazione reale, visiva: essa è soltanto intuibile tramite i gesti e le movenze descritte nelle prime pagine del libretto. Quindi, il teatro è soltanto suggerito, è evocato, pur non essendo oggettivamente presente. E' pur vero che "Teatroelementale" potrebbe essere riprodotto integralmente su di un palco, con il gruppo e l'attore a dividersi la scena. In quel caso, allora, l'incontro fra le varie arti diventerebbe una realtà di fatto, non soltanto potenziale.
La copertina di "Teatroelementale" è molto simile a quella del precedente "In Tormentata Quiete": è divisa in due verticalmente, con il logo della band ed il titolo stampati sulla parte bianca (quella destra), opposta alla parte colorata di sinistra. Il libretto, di sedici facciate, contiene tutti i testi, sia quelli del monologo dell'attore, sia quelli delle canzoni. Sono presenti inoltre svariate fotografie, e tutte le informazioni relative alla registrazione del disco, i ringraziamenti e così via. Apprendiamo quindi che "Teatroelementale" è stato registrato nuovamente al Fear Studio di Alfonsine (RA), tra il febbraio ed il marzo del 2009. La formazione che ha inciso il CD consiste in Marco Vitale alla voce distorta, Giovanni Notarangelo alla voce pulita, Lorenzo Rinaldi alla chitarra, Maurizio D'Apote al basso, Antonio Ricco alla tastiera e Francesco Paparella alla batteria. Alle registrazioni hanno partecipato anche i seguenti ospiti: Andrea Borrelli, che si è occupato di interpretare le parti del monologo ed ha suonato il sassofono; Edera, la cantante dei Domina Noctis, come voce femminile; Simone Bertozzi (quello dei The Modern Age Slavery?) ancora alla voce.
Tra le fonti d'ispirazione riconosciute dagli In Tormentata Quiete, oltre al già citato Pirandello, nel libretto sono riportati i nomi di Catullo e Fedro.
"Teatroelementale" è dunque un lavoro complesso, che si sviluppa in quasi un'ora di musica. Si evolve attraverso diversi quadri musicali, che con le note ed i timbri danno vita, nella nostra immaginazione, a paesaggi dell'anima. I testi, introspettivi, e talvolta un po' stranianti (come nel caso del monologo), sono davvero comunicativi, permettono veramente all'ascoltatore di "vivere" questo album, e non soltanto di ascoltarlo passivamente. Suggerisco seriamente di dedicare almeno un ascolto con i testi sotto mano. E' importante capire "Teatroelementale" fino in fondo, per poterlo apprezzare al meglio.
La musica dei nostri si è evoluta dai tempi di "In Tormentata Quiete", mantenendo la sua ambiguità stilistica, anzi, enfatizzandola. Se in precedenza era possibile riscontrare, nella musica dei bolognesi, le influenze dominanti del gothic e del black metal, in "Teatroelementale" il gioco si è fatto decisamente più complesso. L'elemento metal, l'elemento estremo è sempre presente, questo sì. E sono ancora riscontrabili influenze gotiche e tracce di black. Ma lo spettro musicale dei bolognesi si è ampliato in modo stupefacente, accogliendo in sè e mescolando in tutta naturalezza spunti folk, alternativi, progressive ed anche post-metal. Non per nulla, cercando di definire lo stile musicale dei nostri, ho optato per "progressive estremo con tinte gotiche". Questo perchè le tante melodie, sovente di facile presa, vengono regolarmente inserite in strutture complesse e mutevoli, che devono più al progressive che al rock o al metal tout-court. In più, l'alone gotico rimane nella forte malinconia che spesso viene evocata dalla musica, e dalle frequenti oscurità del songwriting. A tutto questo poi, occorre aggiungere lo sviluppo continuo delle musiche, che passano agilmente da una sezione all'altra, senza fermarsi: onda dopo onda, questo fluire di note e timbri ci porta a derive post-metal.
La sicurezza esecutiva dei vari musicisti è convincente; anche gli arrangiamenti sono davvero molto belli. Il gruppo è conscio dei propri mezzi, e cerca di esprimersi nel modo più vario e stuzzicante possibile, senza mettere mai troppa carne al fuoco. Ciò che mette invece in evidenza è la voglia di abbattere qualunque genere di steccato: ed allora i vari stili musicali, che siano propriamente metal, gothic, alternative o progressive, non sono mai dominanti. Nel foglietto promozionale vedo che il loro genere musicale è descritto come musica enfatica: una definizione oscura, ma che mette in evidenza il desiderio di comunicare sensazioni e passioni all'ascoltatore. E la musica enfatizza non solo i vari passaggi del monologo, ma anche i versi dei testi, canzone dopo canzone. E' un'insieme inscindibile, che però non impedisce alle canzoni di poter essere godute anche con un ascolto più superficiale. Anzi, a tal proposito si nota una differenza qualitativa tra le varie composizioni. Musicalmente, come intrattenimento, ho trovato più efficaci quattro composizioni su tutte quelle presenti: "Il Pianto Della Terra", "Dell'Uomo E Del Vento", "Il Canto Del Mare" e "Le Illusioni Del Vento". Sono quattro canzoni inserite una di seguito all'altra nella tracklist. Ed è la parte più emozionante del CD. Si passa dalla melodia schietta e vincente di "Il Pianto Della Terra", che mi ha ricordato qualcosa degli Juglans Regia, passando per il crepuscolo gotico di "Dell'Uomo E Del Vento" (con l'ottima prova di Edera), ribadito con ancor più convinzione ne "Il Canto Del Mare" concludendosi con la poderosa e proteica "Le Illusioni Del Vento", della quale mi è rimasta particolarmente impressa una sezione a tre voci, che fa veramente palpitare il cuore.
Tutto è ben fatto. Con personalità, con indipendenza. Non penso che valga la pena di continuare a descrivere ed a spendere parole su "Teatroelementale": già così, questa mia recensione è fin troppo lunga e pesante. "Teatroelementale" non è un disco per tutti, ma sarebbe davvero bello se lo fosse. Perchè la scena musicale italiana ha bisogno di voci personali ed indipendenti. Sia in ambito estremo, che in tutti gli altri ambiti musicali. Si è sempre così restii ad accettare le novità, o almeno i gruppi dotati di personalità. Bisogna credere invece nei gruppi di valore, come questi In Tormentata Quiete. Io ci credo, ci credo davvero. Magari "Teatroelementale" non venderà tantissime copie, ma almeno i nostri possono essere rassicurati su un punto: la loro musica resterà nel tempo. E questa, a parer mio, è la meta alla quale dovrebbe puntare ogni musicista.
(Hellvis - Novembre 2009)

Voto: 8.5


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