HOLY DEATH (POL)
Triumph Of Evil

Etichetta: Head Not Found / Voices Of Wonder
Anno: 1996
Durata: 45 min
Genere: black metal lento ed epico


Ci sono gruppi che avrebbero meritato maggior gloria, ma che a causa di svariati motivi, non sono mai riusciti ad emergere dall'underground. Alcuni di questi hanno interrotto la loro attività anni fa, sopraffatti dalle frustrazioni. Altri, invece, hanno continuato il loro percorso, in maniera testarda. E' questo il caso dei polacchi Holy Death, attivi dal 1989, quando si sono formati dalle ceneri dei Gladiator. A dire il vero, i musicisti avevano già esordito con il demo "Eternal Torment" proprio nell'anno della loro costituzione, però il moniker è stato cambiato quasi immediatamente. Il primo lavoro pubblicato a nome Holy Death è stato il demo "Megido" del 1993. Ad esso è seguito, un anno dopo, "Abrasax" e, nel 1996, i due demo sono stati raccolti nella compilation "Apocalyptic War", pubblicata dalla R.I.P. Records.
Gli Holy Death hanno esordito su album lo stesso anno. "Triumph Of Evil", l'oggetto di questa recensione, è stato registrato allo studio TR Sound il 6 giugno del 1996. La formazione che ha inciso il disco consisteva nel fondatore Necronosferatus alla voce, in Asphodelus alla chitarra, al basso ed ai cori, ed in Daren alla batteria.
La copertina è in bianco e nero, ed è molto bella. Ci mostra un viandante che avanza in un paesaggio innevato, e si vede un'entità mostruosa che appare dalle nebbie, e che si sta apprestando a colpire il malcapitato con una croce di legno. Altri disegni di valore arricchiscono il libretto di sei facciate, contentente i ringraziamenti e le varie foto dei musicisti, tutti decorati in corpsepaint e ritratti in tipici atteggiamenti black metal.
Pubblicato dapprima in cassetta per la Baron, il disco è stato realizzato in CD dalla Head Not Found. E si vede che l'etichetta norvegese ha svolto un lavoro frettoloso, visto che il libretto è pieno di errori di stampa (come vedremo nel corso della recensione). Tra l'altro, vengono indicati anche i nomi di due artisti che hanno contribuito alla realizzazione del CD: Exterminas alle tastiere ed Emma come voce femminile.
Il CD si apre con "The Journey", tra tuoni distanti ed una forte pioggia battente. A poco a poco, una tastiera introduce la sua mesta melodia, accompagnata da campane e cori mistici. Una voce sussurra un testo in tedesco. La musica è davvero evocativa, e ci porta con la mente a tempi antichi, in terre gelide dimenticate dal sole. Il sogno ad occhi aperti è interrotto dalla partenza irruente della canzone. Gli Holy Death intervengono decisi, con riff ben definiti e con una potenza esecutiva invidiabile. La batteria, in particolare, ha un suono profondo e possente. "The Journey" si rivela una canzone tesa ed oscura, caratterizzata da riff semplici e da un ritmo non velocissimo, ma determinato. La voce è uno strillo black acuto ed antipatico. La composizione prosegue per la sua strada, vuoi accelerando vuoi rallentando. Da segnalare i brevi interventi di una tastiera, capaci di rendere più maestoso qualche passaggio.
Rumori di battaglia, cozzare di lame, nitriti di cavalli, urla: ecco come si apre "Without Mercy" (in copertina, il titolo è scritto con la grafia erronea "With Out Mercy"). Si tratta di una canzone particolare, contraddistinta da un ritmo fiero seppur non veloce, e da riff facili che evocano sensazioni epiche. Nella sua semplicità, e questo discorso vale comunque per il CD nella sua interezza, lo stile compositivo degli Holy Death colpisce sempre il segno. Senza particolari sorprese, "Without Mercy" avanza con testardaggine, con l'unico scopo di suggerire scene di eroismo intenso, di ideali santificati dal sangue sparso sul campo di battaglia. Certe soluzioni compositive potrebbero ricordare qualcosa dei Bathory, modernizzati con un pizzico di Celtic Frost e, perchè no, dei primi Samael.
"The Son Of The Gloomy Truth" (anche questo titolo è stato riportato in maniera scorretta sulla copertina: "The Son Of The Blomy Truth") è in possesso di un inizio lento, ricco di sfumature gotiche. Una voce femminile effettata declama il testo. Le note si susseguono in maniera malinconica, sottolineate da una tastiera atmosferica. L'intervento della voce (che, nel corso della canzone, si esibisce anche in un bel gutturale) non muta le coordinate stilistiche della composizione, lenta e deprimente. Non si tratta però di una depressione rassegnata. E' come se del fuoco ardesse sotto le braci degli Holy Death. Inoltre, questa musica reca con sè un qualcosa di sacrale e misterioso. "The Son Of The Gloomy Truth" è un piccolo capolavoro di oscurità, che riesce a coinvolgere per tutta la durata dei suoi novi minuti, per senza variazioni di rilievo.
"To The Christians" (che, incredibile ma vero, è stato riportato in copertina come "To The Christmas"!), è preceduta da un'introduzione orrorifica. Decisa ed arrabbiata, fa dimenticare le sensazioni plumbee della composizione precedente, grazie ad una malvagità palpabile ed inquietante. Anche i vocalizzi del cantante sembrano più luciferini, e la musica degli Holy Death questa volta sì che puzza di zolfo. La chitarra, come al solito, suona riff di buona fattura, mai particolarmente tecnici. La sezione ritmica è invece ligia al proprio dovere. Più che in altre occasioni, il gruppo sembra particolarmente influenzato dal black norvegese, in particolare dai DarkThrone e dagli Immortal del primo album. Però, e qui sta la bravura dei polacchi, lo stile è piuttosto personale, pur se derivativo. Soprattutto nei momenti maggiormente doomeggianti.
"The Ultimate Sacrifice", introdotta da una sezione acustica di chitarra ed organo, con tanto di voce narrante, è un altro inno alle tenebre più profonde. Il basso svolge un buon lavoro, anche melodico: la tecnica dei musicisti, infatti, è sicura. Ma è sempre stato così, in Polonia. In "The Ultimate Sacrifice" tornano, in qualche modo, le sensazioni di spossatezza già presenti in "The Son Of The Gloomy Truth", anche se meno depresse. Anzi, qualche spunto di vivacità c'è. E mano a mano che la canzone si sviluppa, il ritmo diventa anche più veloce. La potenza esecutiva è tanta, ed anche la tensione creata. Il songwriting è severo, privo di luce e dotato di una sincera capacità d'inquietare.
"Always Lonely" (anche qui c'è un errore in copertina: "Allways Lonely"): lenta e cupa, con tanto di organo e gutturale, nelle sue battute iniziali potrebbe ricordare qualcosa dei vecchi Mortuary Drape. Funerea, ma a suo modo spedita, "Always Lonely" è l'ennesima riprova del valore di questi Holy Death. E' impossibile non restare affascinati dal suo incedere strisciante, e dalle atmosfere malate e mortifere. Grande prova del gruppo polacco, che chiude il CD calando un sipario di tenebra.
"Triumph Of Evil" è stato ristampato nel 2003 dalla Under The Sign Of Garazel in 666 copie. Gli errori di stampa nel libretto sono stati tutti corretti, e sono state aggiunte due versioni alternative di "The Journey" e di "Without Mercy". In più, in copertina il titolo reca la grafia di "Triumph Of Evil?".
Negli anni successivi, gli Holy Death subiranno un sacco di cambi nella formazione, con la sola presenza fissa di Necronosferatus. Il quale, dal canto suo, è comunque riuscito a dedicarsi anche ad altre due band: Kriegsmachine e Porta Inferna. Per quanto riguarda gli artisti che hanno realizzato "Triumph Of Evil", Asphodelus è passato ai Fortision, e Daren ha prestato i suoi servizi ai Kriegsmachine, ai Blade Of The Sword ed ai Mgla.
Dopo "Triumph Of Evil", gli Holy Death hanno pubblicato la compilation "Sodomy Of Megido". Sempre nel 1997, è stata la volta di uno split con gli Unknown Dimensions e del demo "Evil".
Qualche anno di attesa, ed il gruppo è tornato nel 2001 con l'album "Forever Burning Ashes". Nel 2003, è stata la volta del demo "Luciforus Invincible". Due uscite poi nel 2004: uno split con i Chains Of Fire ed il promo "The Knight, Death And The Devil".
L'album "The Knight, Death And The Devil" è uscito poi nel 2005, e nel 2009 è stata pubblicata la compilation "20 Years Of Devil Metal".
Come si può vedere, dunque, gli Holy Death non hanno mai smesso di comporre e di portare avanti il loro discorso musicale. Purtroppo, la fortuna non gli ha arriso nel momento opportuno. Perchè "Triumph Of Evil" è un album davvero bello, evocativo ed affascinante. Peccato solo che sia stato pubblicato nel 1996, perchè se avesse visto la luce soltanto due anni prima, avrebbe avuto probabilmente più possibilità di successo. Purtroppo, si sà, il mercato musicale è così spietato che, appena cambia il vento, un genere di successo diventa immediatamente una porcheria da non tenere più nemmeno in considerazione. Tanti lavori di dubbio valore sono stati pubblicati da grosse etichette, mentre questo solido lavoro degli Holy Death ha avuto un passaggio marginale, mancando il bersaglio di pochissimo. Ma non per il suo valore artistico, quanto piuttosto per aver perso il treno giusto. Vorrei che i nostri lettori, che gli amanti del black degli anni '90 in particolare, riscoprissero questo valido gruppo polacco. E che lo riscoprissero proprio grazie a questo bellissimo lavoro.
(Hellvis - Settembre 2009)

Voto: 8


Contatti:
Sito Holy Death (POL): http://www.myspace.com/officialholydeath