HATEFUL
Coils Of A Consumed Paradise

Etichetta: autoprodotto
Anno: 2010
Durata: 29 min
Genere: death metal


Gli Hateful sono una vecchia conoscenza di Shapeless 'zine, dal momento che sono stati recensiti sia il demo "After The Last Breath", sia lo split con Hatespawn e Impureza (dei due, soprattutto quest'ultimo ha aiutato notevolmente il gruppo a far conoscere il proprio nome, visto quanto ha girato nell'underground: all'epoca non c'era distro che non ne avesse una copia in catalogo, né una fanzine che non si prendesse la briga di recensirlo). Si tratta degli unici due lavori pubblicati in dieci anni abbondanti di carriera. La formazione originale, infatti, ha preso vita addirittura nel 1997; a causa di una line-up non proprio stabile, però, la band non è mai stata prolifica. Dopo un lungo silenzio, il terzetto romagnolo torna alla ribalta con il primo vero album, anche se la durata è piuttosto modesta.
"Coils Of A Consumed Paradise" è un'autoproduzione, distribuita in Europa dalla Horrors Of Yuggoth e negli States dalla Severed Records. Il genere è un death metal cattivissimo, debitore della vecchia scuola ma non fossilizzato per forza negli schemi dei primi anni '90. E', invece, interpretato in modo abbastanza moderno. Per darvi un'idea, immaginate un connubio tra la violenza dei vecchi classici partoriti da Monstrosity e, in misura inferiore, Seance, Incantation, Goreaphobia e altri ancora, con quel tocco di brutalità che contraddistingue gli Hate Eternal. Il fantasma di Erik Rutan si materializza anche in fase di assolo (ascoltate quello di "The Dawn Of Clarity"). La matrice è principalmente americana, ma più continuo ad ascoltarlo, e più mi convinco che gli Hateful pagano un tributo anche a qualche vecchio gruppo svedese (Seance a parte, che suonavano alla maniera americana), primissimi At The Gates nei momenti più oscuri e, magari, qualcosina dei Grotesque. Forse questa mia affermazione non è così azzardata, se pensiamo che gli Hateful si sono rivolti a Dan Swanö e ai suoi celebri Unisound Studio per il mastering finale dell'album.
Sono presenti ben tredici canzoni (due delle quali ripescate dal precedente split), cortissime, che durano da un minuto e mezzo a poco più di tre minuti. Questa caratteristica rende la musica degli Hateful molto dinamica e diretta, sempre sostenuta. Il susseguirsi incessante di brani così brevi non lascia davvero respiro ed è un aspetto che mi ha colpito assai positivamente.
Non ci sono riff che risaltano particolarmente. Pur essendo il livello medio decisamente elevato, non si riscontrano picchi di assoluta eccellenza. Eppure, gli Hateful si dimostrano abilissimi nello sfruttare al meglio le loro armi. Ogni singolo passaggio è una mazzata nelle costole. La melodia è quasi completamente bandita. I brani sono intensi, aggressivi, compatti, non mostrano alcun punto debole nemmeno dopo decine di ascolti. I miei preferiti -ma presumo sia puramente questione di gusti e sensazioni- sono l'opener "Painting The Abyss", caratterizzata da una ritmica nervosa e implacabile, sulla quale si stende un growl filtrato, quasi parlato; "Annihilate The Flesh", "The Dawn Of Clarity", il primo, granitico atto di "Piercing Through Shadows (Inception)", e "Ocular Devourement", dotata di un finale dirompente.
Nonostante il gruppo non si discosti di un millimetro da quelle che sono le colonne portanti del proprio stile, "Coils Of A Consumed Paradise" non soffre la mancanza di variazioni. Le canzoni sono un continuo evolversi di schemi compositivi, cambi ben congegnati si susseguono senza sosta, senza ripetizioni. Ottima la prova di tutti e tre. Nessuno spicca sotto il profilo tecnico, eppure si sente che Daniele Lupidi (voce, chitarra e basso), Massimo Vezzani (chitarra) e Marcello Malagoli (batteria) non sono gli ultimi arrivati. Il fatto è che nessuno cerca di porsi in primo piano, ognuno svolge il suo compito in funzione degli altri.
La registrazione è un altro punto di forza dell'album. Mentre la maggior parte dei gruppi odierni, anche in ambito underground, insegue delle produzioni stellari, gli Hateful hanno preferito prendere le distanze da questo trend, optando per un suono più cattivo, ancorato alla vecchia scuola. Una scelta intelligente, la loro, perché in un certo senso li distingue dalla massa: la produzione non è originale in senso assoluto, ma lo è se la rapportiamo a quelle di tante uscite di questi ultimi tempi.
Rispetto allo split, comunque, il gruppo ha fatto notevoli passi in avanti. Nontanto a livello di songwriting, dal momento che le differenze sono minime, ma proprio in termini di resa sonora.
Come traspare dalle mie parole, "Coils Of A Consumed Paradise" si è rivelato una delle più belle sorprese del 2010. Forse definirlo "sorpresa" è ingiusto e riduttivo nei confronti di un gruppo che ha alle spalle così tanti anni di gavetta, ma si tratta pur sempre del disco di debutto. Al di là di queste considerazioni, gli Hateful si collocano di diritto come uno dei gruppi di punta della scena death tricolore. Mi auguro che ricevano il supporto del pubblico, perché la tenacia e la coerenza che hanno dimostrato continuando a suonare per tanto tempo rimanendo sempre nell'ombra merita di essere ripagata.
(BRN - Gennaio 2010)

Voto: 8


Contatti:
Mail Hateful: hatefuldanny@fastwebnet.it
Sito Hateful: http://www.hateful.info/

Sito Horrors Of Yuggoth: http://www.myspace.com/babu696

Sito Severed Records: http://www.severed.com/