FURIOUS BARKING
Theory Of Diversity
Etichetta: Punishment 18 Records
Anno: 2008
Durata: 40 min
Genere: death metal con spunti thrash
I Furious Barking fanno parte di quella schiera di gruppi che, verso la
fine degli anni '80, ha cercato di fare attecchire il metal estremo nel
nostro bel paese. Una missione pressochè impossibile, in uno stato da
sempre avverso al rock. Non c'è da stupirsi quindi che la band, nel
1994, abbia deciso di sciogliersi. Nonostante ora il metal italiano di
quella decade stia vivendo un periodo di riscoperta, all'epoca i gruppi
dovevano scontrarsi con mille difficoltà, e soprattutto con la mancanza
di sostegno da parte di un tipo di giornalismo e di mentalità secondo
le quali "il rock buono è quello che viene dall'estero". E' inutile che
ora tanti giornalisti ed ascoltatori si vantino di aver seguito quella
scena con passione, perchè -lo ricordo bene anche se ero piccolo- in
quegli anni i vinili italiani si trovavano a iosa nelle bancarelle
dell'usato, assieme al liscio ed al cantautorato più becero. Il
sostegno alla scena metal italiana negli anni '80, a parte le eccezioni
di pochi coraggiosi (tra i quali anche tanti giornalisti più onesti), è
stato pressochè nullo.
I Furious Barking si sono formati nel 1988, periodo nel quale il
thrash metal stava cedendo il passo ad un metal o più commerciale o più
estremo. La band, formata da membri dei gruppi ascolani Bloody Axe e
Neon Crash, ha ovviamente optato per l'estremo, anche se i primi due
demo mai distribuiti (1989 e 1990) mostravano chiare influenze della
Bay Area. E il thrash metal è anche il genere del debutto ufficiale
della band, l'EP "De-Industrialized", pubblicato nel 1991 dalla GCR
Records.
Nel '92, il gruppo ha pubblicato una canzone su una compilation,
ed ha completato le registrazioni del full-length "Theory Of
Diversity". Qui, i Furious Barking hanno finalmente arricchito il loro
stile, unendo in matrimonio il thrash metal con il death metal.
L'album, però, è rimasto inedito.
Nel frattempo il cantante Rob ha lasciato la band, ed è stato
rimpiazzato da Aureliano. Con lui dietro al microfono, nel 1993 il
gruppo ha registrato un demo non ufficiale, ispirato al death metal di
matrice Entombed/Dismember.
L'anno dopo, nel 1994, il gruppo si è sciolto.
Storia finita? Ovviamente no, perchè ecco che da un cassetto
rispunta l'album mai pubblicato, "Theory Of Diversity"! Ci ha pensato
l'ottima etichetta Punishment 18 Records.
L'artwork fa molto Italia anni '80, ingenuo e decisamente naif,
con quel globo mostruoso che pare dar fuoco alla città. Il libretto, di
ben sedici facciate, contiene tante foto e tutti i testi. Ci sono anche
varie note relative alla registrazione, datata ovviamente 1992.
La formazione che ha inciso il disco consiste in Fabio Bottazzo
(chitarra), Massimo Ferranti (batteria), Rob Mattei (voce), Giorgio
Olori (basso) e Frankie Giaconi (chitarra).
"Decompression State" è un brano ispirato al film "DeepStar Six"
di Sean S. Cunningham. Già dalle prime battute, si capisce che i
Furious Barking non abbiano alcuna voglia di scherzare. Il suono è
molto pesante, ribassato e decisamente oscuro. Un sound tipico del
death metal underground di inizio anni '90, non certo delle
pubblicazioni targate Earache, prodotte da Scott Burns. La qualità di
registrazione, realizzata presso lo studio Rolling di Alessandro
Castriota, è pulita ma fredda, ed ha molto in comune con le produzioni
death europee di quegli anni. Il CD è stato rimasterizzato nel novembre
del 2007, e questo ha migliorato l'impatto e la resa delle varie
canzoni. Ma il suono, quel
suono, è tipico degli anni nei quali "Theory Of Diversity" è stato
registrato. E non solo il suono, ma anche il tipo di gutturale
utilizzato da Rob. Ai giorni nostri, anche il growling si è
standardizzato. Negli anni di massimo fulgore del death invece, si
spaziava dal gutturale più profondo a vocalizzi che del growling
avevano soltanto l'idea. Lo stile vocale di Rob potrà suonare "curioso"
alle orecchie dei più giovani, o di chi ormai ama un certo tipo di
impostazione. Ma nell'insieme, credetemi, la prova di Rob risulta molto
buona e genuina. Stilisticamente, i Furious Barking ibridano ritmiche e
riffing thrash, retaggi del loro passato, con elementi e trovate
tipiche del death metal, allora ai vertici del suo successo. Ecco
quindi coretti che strizzano l'occhio al thrash, accostati a chitarroni
ribassati e passaggi molto pesanti. L'arrangiamento è ben realizzato,
punta al sodo ma, di tanto in tanto, non disdegna qualche
complicazione. L'esecuzione è buona.
"Always From Inside" mette in evidenza il consueto dinamismo
ritmico del quintetto, abile a passare da tempi carichi di groove a
improvvise accelerazioni di stampo thrash. E proprio questo genere reca
la sua impronta indelebile nel songwriting di "Always From Inside",
così come dell'album in generale. Ascoltando una traccia come questa,
non si può che rimanere affascinati dalla creatività dei musicisti:
quando la canzone sembra procedere per la sua strada, ecco farsi luce
invenzioni molto interessanti, passaggi tecnici, un rallentamento sui
quali si sviluppa un bellissimo assolo di chitarra melodico... Insomma,
la carne al fuoco è davvero tanta, ma mai eccessiva. Pur ricchissimi di
sfaccettature e attenti ai particolari, i Furious Barking mantengono
sempre un perfetto equilibrio compositivo. E questo è un sintomo di
grande maturità.
"The Last Stop In Mortuary" non tradisce le aspettative. Il groove
consistente e la metrica dei vocalizzi di Rob mi ha portato alla mente
i vecchi Obituary, che immagino siano stati in questo la fonte di
ispirazione principale. Ma i Furious Barking sono figli del loro tempo,
ed ecco che nel corso del CD si fanno strada parecchi richiami a gruppi
del calibro di Morbid Angel, Death (in particolare nelle sezioni più
melodiche e negli assoli), Deicide, Malevolent Creation ed Obituary
appunto. All'influenza di questi mostri aggiungerei qualche suggestione
europea, soprattutto scandinava, anche se è presente in misura minore.
"The Last Stop In Mortuary" è un brano avvicente, dalla ritmica non
sempre arrembante, ma comunque in grado di coinvolgere qualunque amante
del death degno di questo nome. Le cadenze thrash risultano più
limitate che altrove. E Fabio è un ottimo tessitore di assoli, ispirati
a nomi quali Chuck Shuldiner e soprattutto James Murphy, ma in possesso
comunque di una loro personalità.
"Lives In Incubator", basato secondo le note su un romanzo di
Paolo Di Orazio, si apre con delle fastidiose dissonanze. E poi parte
con la solita grinta: è una canzone malvagia, realizzata con fantasia
ed una capacità tecnica di tutto rispetto. Sia che spingano
sull'acceleratore, sia che si mantengano su mid-tempo, i musicisti
riescono sempre ad essere avvincenti. Inoltre, la qualità di
registrazione mette in evidenza il lavoro dei singoli: il basso di
Giorgio, ad esempio, è in continuo movimento, e non si limita solo ad
accompagnare, ma arricchisce l'arrangiamento con la sua vitalità. E il
gruppo non picchia soltanto: il narrato nel finale è molto evocativo.
Una chitarra acustica fa capolino nelle battute iniziali di "Every
Indetermination Is Complete". Il carburante thrash ritorna a far girare
il motore dei Furious Barking, che si lanciano in una cavalcata
arrembante, che si arresta su un ritornello straniante, condito da
sovraincisioni. La voce di Rob è, talvolta, effettata. Ma il gruppo ci
ha abituato ai continui cambi di tempo, e quindi sarebbe stupido
aspettarsi una composizione uguale dall'inizio alla fine. I chitarristi
suonano una mole incredibile di riff: legati, staccati, lenti, veloci.
La sezione ritmica è costantemtente in tensione, e le ritmiche
nevrotiche si sprecano. Il gruppo si esprime con grinta e brutalità, e
prova tante soluzioni senza che la cosa vada a discapito della
naturalezza del songwriting.
"Homo Superior" è una traccia cattiva ed aggressiva. La cattiveria è
insita nell'esecuzione e nel songwriting. Il gruppo è una garanzia:
violento, dalle ritmiche inarrestabili, e creativo come non mai.
Sicuramente, canzoni come queste non hanno nulla da invidiare a
produzioni più blasonate dello stesso anno. I Furious Barking trattano
la materia death metal con grande padronanza, senza per questo farsi
imprigionare in clichè troppo soffocanti. Certo, forse alla band manca
un po' di personalità, e quel qualcosa in più per distinguersi dalla
massa. Obiettivamente, i richiami ai gruppi più famosi si sprecano, ed
in altri casi la musica non si slega dal sound tipico dell'underground
death di quegli anni. Però le canzoni sono veramente buone ed il gruppo
competente.
"Which Theory" è avvincente sin dall'introduzione strumentale, e dalla
prima strofa dal ritmo non lineare, che mantiene la suspence (in attesa
della partenza) per un buon numero di battute. La ricetta utilizzata
dal quintetto è sempre la stessa, però gli elementi sono stati disposti
in modo differente. Come di consueto, il death metal è fortemente
ibridato col thrash, e questa particolarità si ripete con insistenza
per tutto il CD. Lo stile coerente, e la maturità del songwriting,
potrebbero far sì che, ad un ascolto superficiale, "Theory Of
Diversity" possa risultare tutto uguale o piatto. In realtà, il disco
colpisce l'ascoltatore solo dopo qualche ascolto, quando le
raffinatezze del songwriting diventano palesi: allora, l'adrenalina
comincia a scorrere nelle vene dell'ascoltatore, e si entra in sintonia
con i Furious Barking.
Chiude "Way Of Brutality", una canzone davvero bella e potente.
Cattiva come non mai, insiste in ritmiche particolarmente violente. Il
dinamismo ritmico è incontenibile, sia che il gruppo corra, sia che
rallenti. Alcuni passaggi mi hanno ricordato qualcosa dei primissimi
Deicide: in particolare, un passaggio ricorda molto una sezione simile
della canzone "Oblivious To Evil". "Way Of Brutality" porta il CD alla
conclusione nella maniera più violenta possibile, ed anche nel modo
migliore possibile, visto che si tratta di una delle canzoni più belle.
Una melodia di una chitarra acustica (sovraincisa agli arpeggi), funge
da anticlimax e da congedo con l'ascoltatore.
"Theory Of Diversity" è un album davvero valido. Non so cosa
sarebbe successo se fosse stato pubblicato nel 1992. Probabilmente,
com'è accaduto per tanti gruppi italiani dell'epoca, sarebbe caduto nel
dimenticatoio. Oppure, chissà, magari i Furious Barking avrebbero
potuto candidarsi come gruppi di maggior spicco della scena death metal
italiana. Certamente, il disco è ben fatto, ben suonato e le canzono
sono tutte coinvolgenti. Al gruppo manca quel pizzico di personalità in
più per essere veramente originale, visto che molte trovate portano
alla mente lo stile dei mostri sacri del genere.
Comunque sia, la pubblicazione di "Theory Of Diversity" è un atto
di giustizia. Perchè i Furious Barking erano davvero bravi, e speriamo
che il pubblico attuale possa apprezzare questo disco del '92. Anche
perchè, giorno dopo giorno, escono dischi death metal che suonano più
vecchi e datati di "Theory Of Diversity"...
(Hellvis - Maggio 2008)
Voto: 7.5
Contatti:
Mail Furious Barking: nebulamas@hotmail.com
Sito Furious Barking: http://www.myspace.com/furiousbarking
Sito Punishment 18 Records: http://www.punishment18records.com/