FROZEN TEARS
Slaves

Etichetta: My Graveyard Records
Anno: 2009
Durata: 46 min
Genere: heavy metal


A due anni di distanza dall'ottimo "Nights Of Violence", ecco di ritorno i solidi Frozen Tears, con un nuovo capitolo della loro discografia: "Slaves". Evito sin da ora di dilungarmi sui particolari biografici relativi alla band: su Shapeless Zine abbiamo avuto la fortuna di recensire tutti i loro lavori, pertanto il lettore interessato potrà togliersi qualsiasi curiosità, semplicemente consultando gli archivi della webzine. In questa sede, penso possa bastare qualche accenno agli avvenimenti più recenti, quelli cioè che hanno seguito la pubblicazione di "Nights Of Violence". Innanzitutto, il buon successo di pubblico e di critica ottenuto dal disco del 1997, ha fatto sì che la My Graveyard prolungasse il contratto con i Frozen Tears. Inoltre, il gruppo si è messo in mostra in alcuni festival di livello, molto importanti tra gli appassionati di heavy metal: mi riferisco al Play It Loud, nel quale hanno accompagnato gruppi quali Manilla Road e Raven, ed il Legends Never Die, vero e proprio tributo al metal italiano, durante il quale hanno condiviso il palco con la Strana Officina, i Dark Quarterer, i Crying Steel e così via.
Nel 2008 il gruppo ha anche partecipato al festival di Metal Maniac, in compagnia di Wolf e Sabotage. Beh, mi fermo qui, anche perchè tutte queste notizie possono essere ritrovate nel sito ufficiale dei Frozen Tears. Vale la pena sottolineare, però, che queste partecipazioni a festival di tale entità, altro non fanno che confermare la stima di un certo pubblico e di una certa stampa nei confronti dei Frozen Tears. Una stima guadagnata grazie alla loro ottima musica, ma anche dopo anni di dura gavetta.
La notizia più importante, però, è a mio avviso l'abbandono del chitarrista solista Lapo Torrini. Dopo undici anni di presenza costante, e dopo aver marchiato a fuoco molte composizioni con i suoi inconfondibili assoli, Lapo ha deciso di terminare la sua avventura con i Frozen Tears. Non so quale sia il motivo. Al fondo del libretto di "Slaves", gli ex-compagni gli hanno augurato una vita fantastica negli Stati Uniti: è probabile quindi che il loro amico abbia deciso di lasciare la nostra bella Italia.
Al suo posto è arrivato Angelo Bonechi. Pertato la formazione attuale dei Frozen Tears consiste in Alessio Taiti alla voce, Lorenzo Taiti alla chitarra ritmica, il già citato Angelo Bonechi alla chitarra solista, Massimiliano Dionigi al basso (che, tra l'altro, è il nostro Linho di Shapeless) ed Emanuele Coli alla batteria.
"Slaves" è stato registrato al Fear Studio di Ravenna, tra l'ottobre ed il novembre del 2008. La copertina, in stile dark fantasy, ci mostra un essere mezzo uomo mezzo rapace, incantenato ad un albero. Attorno ad esso, vediamo tanti spunzoni rivolti verso il suo corpo. Sullo sfondo si intravedono costruzioni in pietra, ed una luna piena livida e distante. Il libretto, di sedici facciate, contiene tutti i testi e le foto dei vari musicisti, i ringraziamenti e le varie informazioni relative alla registrazione. Tra l'altro, i testi sono tutti carichi di un desiderio di rivalsa, e spesso consigliano di non guardare agli altri, ma di trovare la forze solo dentro sè stessi. Discorso a parte per il testo di "Distant Voices", l'ultima canzone del lotto, pervaso da un forte senso di sconfitta, di malinconia e di abbandono.
Si parte con "Still Alive". Un brano fulminante fin dalle prime battute. La strofa è molto melodica, ed è dotata della giusta tensione. Proprio questa tensione conduce al ritornello aggressivo, ma anche liberatorio. E' una cavalcata metal di grande spessore, che si sviluppa in tutta una serie di passaggi molto belli, caratterizzati da un arrangiamento perfetto e da una tecnica valida e sicura. La prestazione di Alessio è impeccabile come al solito, ed il resto della band non è da meno. Anzi, complimenti al Fear Studio per il lavoro svolto: la musica dei Frozen Tears suona davvero fresca e dimanica. E già in "Still Alive" si può ammirare la tecnica del nuovo arrivato Angelo, la cui chitarra dà vita ad assoli complessi ma anche capaci di rimanere in testa. Bella traccia d'apertura.
"Like A Snake" è un altro gran brano heavy metal, molto tradizionale in ogni suo passaggio, ma sempre soddisfacente e dotato di un proprio carattere. Nella strofa, i Frozen Tears appaiono molto aggressivi, nonostante le linee vocali piuttosto dilatate. Si viene a creare un contrasto affascinante, che trova la sua risoluzione nel ritornello. Come già in passato, le parti strumentali meritano poi un discorso a parte, perchè in esse viene messo in evidenza il tasso tecnico dei nostri, ma anche il gusto nell'arrangiamento. Anche in questo caso, Angelo dà prova di essersi calato perfettamente nel ruolo di chitarrista solista dei Frozen Tears: la sua prova parte in maniera melodica e rilassata, per farsi sempre più tecnica e veloce mano a mano che le battute avanzano. "Like A Snake" è una canzone onesta e cazzuta.
A quanto pare il gruppo non vuol prendere il fiato. Infatti "Run Fast" è un'altra canzone tirata, vigorosa e sfacciata. Anzi, se c'è una canzone capace di iniettare adrenalina pura nelle vene dell'ascoltatore, è proprio questa. Le chitarre sembrano prendere fuoco, basso e batteria rombano come il motore di cento moto, e gli acuti di Alessio toccano le stelle. Semplice nella sua concezione, "Run Fast" è suonata con tutti i criteri del caso. Il songwriting intelligente ed il grande talento dei nostri la fanno brillare di luce propria. Ottimo il contrasto tra la sezione lenta e tesa che precede l'assolo, ed il breve passaggio solista alla velocità della luce. Il dinamismo è pazzesco. Chi crede che l'heavy metal sia morto, dovrebbe ascoltarsi questa "Run Fast".
"Strong Enough", il cui primo assolo è suonato dall'ospite Simone Mularoni (DGM, Empyrios), si apre in maniera lenta e melodica, per assestarsi poi su tempi un po' più veloci (non eccessivamente) e testardi. Traccia lineare, trova il suo punto di forza nell'interpretazione arrabbiata del cantante, che dimostra tutta la sua capacità espressiva, alternando vocalizzi puliti ad altri più ruvidi, parti più gravi ad acuti stridenti. Ma che la canzone sia più malinconica, ce lo conferma l'improvviso ammorbidirsi del suono, al momento dell'assolo. A seguire, parte un crescendo (come da copione) che, attraverso vari quadri musicali, ci porta alla ripresa dei temi principali.
"Unbreakable Chains" ci conduce su territori decisamente più aggressivi, senza puntare eccessivamente sulla velocità, ma esibendosi sul consueto dinamismo, e sul tiro che da sempre contraddistingue la musica dei nostri.
"The March" è un breve strumentale che, come dice il titolo, avanza in modo marziale per quasi un minuto. E spiana la strada a "Wild Beasts", traccia veloce e scoppiettante, con Alessio che parte subito in acuto, lasciando tutti senza fiato. Il ritornello è più disteso, ma ugualmente potente. E poi, sono fantastici tutti quei coretti in shout che aggiungono grinta su grinta. La canzone è comunque complessa, grazie soprattutto ai diversi cambi di tempo e ad un arrangiamento sempre mutevole e di valore.
"Blindfold Eyes" vede all'opera un altro ospite, il chitarista Gabriele Ravaglia (quello dei Bad Ambition?), che si è occupato dell'ultimo assolo. La canzone è lenta e possente, dal suono pieno e comunicativo, per quanto riguarda la strofa. Il ritornello avanza con il solito spirito fiero e convinto, non privo di echi maideniani. Molto intensa e piacevole.
"Day After Day" è una canzone melodica ed espressiva, dotata di una certa velocità e suonata con una buona aggressività. Il gruppo esibisce un grande affiatamento, realizzando un brano non facile, ma capace di prendere subito per la sua melodia azzeccatissima. Anche l'assolo di chitarra è valido. Da sottolineare il basso irrequieto di Massimiliano, che non si limita solo ad accompagnare, ma che col suo pulsare contribuisce in modo decisivo alla realizzazione di "Day After Day". Brano che, tra l'altro, porta la sua firma.
L'abilità tecnica del nuovo chitarrista è evidente in "Nec Plus Ultra", un lungo strumentale nel corso del quale il suo talento è chiamato ad esprimersi al meglio. Ma questo brano non è soltanto una scusa per l'esibizione del chitarrista: è anche molto bello da ascoltare, ricco di sfumature, che la dice lunga sulla bravura dei Frozen Tears.
"Distant Voices" è un buon brano, velato però di una inattesa sfumatura malinconica, presente come scritto prima anche nel testo. Non è una canzone tiratissima, ma ha dalla sua una certa capacità espressiva ed evocativa, che colpisce subito il segno.
"Slaves" è senz'altro un buon disco, che probabilmente non supera in valore il precedente "Nights Of Violence", però lo pareggia. Come ho scritto in precedenza, il nuovo arrivato Angelo non fa rimpiangere Lapo, e si è integrato alla perfezione in seno alla band. "Slaves" può essere diviso in due parti, la prima delle quali è davvero emozionante. Il terzetto di partenza lascia senza fiato. Da "Blindfold Eyes" in poi, sembra che invece la malinconia si impossessi dei nostri, rendendo la musica meno selvaggia e più riflessiva, accentuando maggiormente la melodia anzichè la potenza.
A conti fatti, comunque, questo disco riconferma come i Frozen Tears siano uno dei gruppi-portabandiera del metal tradizionale della nostra penisola. Ma non solo. Si tratta anche di un gruppo di caratura internazionale, che meriterebbe di mettersi in luce più di frequente anche su palchi esteri.
Avanti così ragazzi, non stancatevi mai di regalarci della musica così buona!
(Hellvis - Agosto 2009)

Voto: 8


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Mail Frozen Tears: info@frozentears.it
Sito Frozen Tears: http://www.frozentears.it/

Sito My Graveyard Productions: http://www.mygraveyardproductions.com/