FOR RUIN
Last Light

Etichetta: autoprodotto
Anno: 2009
Durata: 39 min
Genere: death/black metal melodico


La storia dei For Ruin ha inizio nel 2003, nella città di Cork in Irlanda. E' in quell'anno che, infatti, John Murphy ha cominciato a comporre dei brani, nell'intenzione di dar vita ad un progetto solista.
Nel 2004, For Ruin ha esordito su demo, in uno split con i Meiche. Questi ultimi, tra l'altro, sono anch'essi un progetto di John, nel quale però egli ha condiviso i compiti realizzativi con un altro musicista, chiamato Taranis (ora attivo nei Belinus).
Negli anni seguenti, John ha realizzato sempre in solidutine altri due demo, ben accolti dalla critica: "Shade" (2005) e "Obsidian" (2006). Già nel 2005, comunque, alcuni musicisti avevano aiutato l'artista durante le sue esibizioni dal vivo. Quindi, era ormai evidente che presto i For Ruin sarebbero passati da una dimensione solista a quella di un gruppo. A testimonianza di quelle prime esibizioni, è stato pubblicato nel 2007 un DVD in edizione limitata, intitolato "Live At Winterfest 2006".
L'esordio su album, dal titolo di "December", ha avuto luogo sempre nel 2007, grazie all'interessamento della Sentinel Records.
Nel 2009, i For Ruin hanno deciso di fare le cose in grande, dando alle stampe prima un MCD ("Enlightened") e poi il loro secondo full-length, questa volta autoprodotto: "Last Light".
Prima di passare al commento del CD, vale la pena ricordare che, nel corso degli anni, i For Ruin abbiano accompagnato sul palco tantissimi gruppi di valore. Qualche nome? Paradise Lost, Rotting Christ, Napalm Death, Amon Amarth, Destruction, Decapitated e così via.
"Last Light" è stato registrato nel gennaio del 2009, nello studio Komodo Mobile, sotto la supervisione di Alwyn Walker. La formazione che ha inciso il CD consiste in John Murphy alla chitarra ed alla voce, Drew Myers all'altra chitarra, Pete Lawlor al basso e Steve O'Connel alla batteria.
La copertina di "Last Light" è tanto semplice quando stuzzicante. Su uno sfondo nero, è disegnata in grigio una croce tutta avvolta da rovi. Il libretto, di due pagine, non contiene nè testi nè fotografie, ma si limita ad elencare i ringraziamenti e le informazioni relative alla registrazione.
L'album contiene dieci tracce per un totale di circa 40 minuti di musica.
Ammetto che questo disco mi ha dato da pensare. Non è stato facile dare un giudizio a "Last Light", ed ho dovuto affrontarne l'ascolto più volte. Questo perchè da un lato, "Last Light" presenta un songwriting nella norma, privo di una vera e propria personalità. Dall'altro, questo CD non può essere considerato brutto o malfatto, e nemmeno banale in maniera disarmante. "Last Light" è un lavoro onesto, piacevole e senza difetti maggiori, realizzato da un gruppo convinto dei propri mezzi ma sprovvisto di un talento oltre la norma. La prova più evidente di quanto ho appena scritto, è data dal fatto che è impossibile trovare una canzone scadente e trascurabile, ma è parimenti arduo trovare un brano che spicchi sugli altri. Nei suoi 40 minuti di durata, "Last Light" scorre libero e talvolta violento come un fiume in piena. Scemata però l'impressione iniziale, tutto diventa uguale a sè stesso, e lo scorrere di questo fiume, per quanto impetuoso sia il suo moto, non può che rivelarsi monotono ed anche un po' noioso. In effetti, l'assenza di una o due canzoni veramente "killer", appiattisce la resa del secondo album del gruppo irlandese.
Ciò nonostante, i For Ruin ce l'hanno messa tutta. Alle volte, il quartetto abbandona l'idea più semplice per giocarsi una dissonanza, altre volte insiste su melodie quasi epiche, per ritardare il più possibile l'inevitabile ritornello melodico. Infatti, uno dei punti deboli della band è proprio questo riferimento costante ad un certo death melodico, che ormai inflazionerebbe qualunque proposta musicale. Nel senso che, rifacendosi a questo genere musicale, si vanno ad inserire dei giri di accordi triti e ritriti in un contesto che, forse, avrebbe potuto essere sviluppato in modo migliore. In maniera più creativa. Dunque, il lavoro delle chitarre tradisce l'influenza dei vecchi In Flames, Dark Tranquillity ed Unanimated. In più, sono presenti dei richiami minimi ai Dissection, anche se in realtà i riferimenti musicali più vicini al black riguardano gruppi quali Loits, Skyforger e forse Obtest (curiosamente, tre gruppi baltici). Sarebbe quindi più opportuno riferirsi al pagan/black, più che al black propriamente detto. Ma, a qualunque genere ci si riferisca, è d'obbligo utilizzare sempre l'aggettivo "melodico". E, lo sottolineo, il quartetto ha assorbito per bene le influenze provenienti dalla Svezia e da qualche altro paese affacciato sul Mar Baltico.
I vocalizzi di John sono aspri ma si inseriscono perfettamente nel suono d'assieme. Le chitarre, già citate in precedenza, svolgono un lavoro ligio al proprio dovere, armonizzando talvolta in maniera intelligente, talaltra scontata. La sezione ritmica è molto potente, ma non spicca in quanto a creatività.
Ora il lettore si chiederà: "Ma perchè tanta difficoltà nel giudicare questo CD?". Perchè temo che, dalle mie parole, ci si possa figurare un quadro troppo negativo nei confronti di "Last Light". Infatti, enumerandone i pregi ed i difetti, sembra proprio che questo CD non sia altro che un lavoro mediocre. Invece, vorrei che il lettore lo considerasse discreto, onesto. Un disco senza particolari picchi creativi (cito due titoli tanto per la cronaca: "Care Of The Dead" e "In Suffering"), che potrà farsi apprezzare dagli amanti delle sonorità descritte nel corso di questa recensione. E' consigliata comunque una visita al sito MySpace dei For Ruin: http://www.myspace.com/forruinband.
Per il resto, apprezzo la professionalità del gruppo, ma è importante che lavori sodo per trovare un sound più personale. Occorrono più impegno, ed un maggior coraggio compositivo. Anche perchè, attualmente, i For Ruin non sono altro che un gruppo come tanti.
(Hellvis - Dicembre 2009)

Voto: 6.5


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Mail: forruin@gmail.com
Sito internet: http://www.forruin.com/