FACTORY OF DREAMS
A Strange Utopia

Etichetta: ProgRock Records
Anno: 2009
Durata: 70 min
Genere: progressive gothic metal con influenze elettroniche


Circa un paio di anni fa mi trovai a recensire il primo lavoro dei Factory Of Dreams, un duo composto dal polistrumentista portoghese Hugo Flores e dalla cantante Jessica Lehto. Già allora, sinceramente, non ero rimasto particolarmente colpito dal lavoro dei due che, per quanto professionale, non incontrava i miei gusti a causa di alcune caratteristiche che potete leggere proprio nella recensione che trovate qui su Shapeless. A voler sintetizzare, se non vi va di leggerla, principalmente il problema a mio parere era dato da una voce eccessivamente standardizzata sui classici toni operistici alla Nightwish che hanno stancato e una scelta musicale fatta di elettronica un po' dozzinale che mi ricordava tanto la new age.
Be', togliamoci subito ogni dubbio: nel nuovo album non solo non è cambiato nulla di tutto ciò, ma anzi questi due aspetti sono stati evidenziati ancora di più. È abbastanza facile capire, quindi, come "A Strange Utopia" a conti fatti mi sia piaciuto anche meno di "Poles" sebbene, come dicevo già parlando dell'album di debutto, non nego che ci possano essere molti di voi per cui queste coordinate stilistiche non sono motivo di critica.
Accantoniamo quindi per un po' il mio parere personale e iniziamo a inquadrare oggettivamente questo nuovo lavoro soprattutto rispetto al precedente. Lo stile di questo nuovo CD non si sposta di molto rispetto al passato: abbiamo ancora un ibrido tra l'anima progressive di Flores, un uso abbondante dell'elettronica e un taglio gothic dato principalmente dalla voce eterea e angelica di Jessica Lehto. Tuttavia ci sono delle differenze che denotano una evoluzione (o involuzione, a seconda dei pareri): le composizioni di "A Strange Utopia" sono più estreme rispetto a quelle di "Poles", ma intendiamoci, non in senso di pesanti; semplicemente i vari aspetti che caratterizzano il sound dei Factory Of Dreams sono stati marcati ancora di più. Mi spiego meglio: la voce di Jessica era leggiadra e cristallina, adesso lo è ancora di più, tanto che è quasi difficile seguire lo scorrere delle parole, sembra tutto cantato con vocalizzi. Le chitarre di Flores, d'altra parte, si appesantiscono, diventano più profonde e allo stesso tempo molto meno presenti: in un certo senso si fondono con le tastiere, diventando quasi un tappeto di sottofondo su cui si poggiano le orchestrazioni. Le ritmiche computerizzate, allo stesso modo, suonano in maniera ancora più articifiale dando quell'alone sintetico al tutto.
Insomma, questo è un quadro abbastanza oggettivo di quello che troverete nell'album, ma se volete un parere personale sulla qualità delle composizioni capirete bene che se ogni aspetto che non apprezzavo, qui è stato amplificato ulteriormente, è difficile che io possa essere entusiasta di un lavoro come questo. Allo stesso modo non faccio fatica a immaginare che un ipotetico fan di "Poles" possa essere assolutamente entusiasta di questo nuovo lavoro. Fatto sta che il sottoscritto, ascoltando un brano come "The Weight Of The World", un pastrocchio senza capo né coda, si chiedeva cosa diavolo avesse in mente l'autore. Soprattutto se si pensa che questo brano è stato scelto come singolo!
Poi a conti fatti non posso dire che l'album sia da buttare e penso che ad una sufficienza risicata ci arrivi, soprattutto grazie a qualche episodio molto più convincente, come la bella "Inner Station", impreziosita dall'ospite David Ragsdale, l'attuale violinista dei Kansas, che con un suo intervento eleva di parecchio la qualità di una canzone che già era piuttosto buona. Sempre in questo brano vi cito la presenza di un altro ospite, ovvero il virtuoso delle tastiere Tadashi Goto che si lancia in un breve assolo. Buone anche "Sonic Sensations", vicina ai The Gathering più eterei, e la delicata "Slow Motion World". Il brano migliore, comunque, è "E-Motions", una lunga composizione di quasi dieci minuti di durata che però mostra stranamente un equilibrio invidiabile e convincente tanto da far capire che, quando ci si mette, il buon Flores è capace di creare brani di valore.
Se questo sia abbastanza per fare vostro un album del genere non lo so, personalmente credo che sul mercato ci sia molto altro di più interessante e comunque se proprio doveste iniziare a conoscere i Factory Of Dreams, forse la cosa migliore sarebbe iniziare proprio da "Poles".
(Danny Boodman - Aprile 2010)

Voto: 6


Contatti:
Mail Hugo Flores / Factory Of Dreams: sonicpulsar@sonicpulsar.com
Sito Factory Of Dreams: http://strangeutopia.com/
Pagina MySpace Project Creation / Factory Of Dreams: http://www.myspace.com/projectcreation

Sito Progrock Records: http://www.progrockrecords.com/