EVILE
Infected Nations

Etichetta: Earache Records
Anno: 2009
Durata: 59 min
Genere: thrash metal


"Infected Nations" è un album da non prendere alla leggera, ed accostarsi ad esso con l'eco del precedente "Enter The Grave" che rimbomba nella propria testa è decisamente sconsigliabile... vi basterà dare una breve occhiata nella rete, per rendervi conto di come sia stato accolto con il piede sbagliato da giovani e meno giovani appassionati, che condannano la band all'oblio eterno per via di una piega differente nel proprio songwriting. Effettivamente, ad un primo e frettoloso ascolto, sembrerebbe di avere a che fare con un altro quartetto, non il medesimo che aveva dato alle stampe nel 2007 uno strepitoso esordio; il sottoscritto è stoltamente incappato nello stesso errore, ma più inserisco nel lettore questa nuova corposa fatica, più mi rendo conto della qualità intrinseca dei brani, dell'ulteriore maturazione di da band già esperta ed equilibrata nel proprio modo di comporre, che si è coraggiosamente spinta dove ha creduto di doversi dirigere.
I quattro inglesi non hanno abbandonato la propria inflessione primigenia, dando vita ad un album che deve essere ascoltato ed assimilato con attenzione, un album che a tutti gli effetti rappresenta il testamento musicale di Mike, bassista della band. Infatti, gli Evile si sono trovati a dover affrontare la tragica scomparsa di Mike Alexander (R.I.P.), avvenuta nelle fasi iniziali del primo tour a supporto dell'album lo scorso Ottobre (e come fatto notare da molti, proprio in terra danese come già avvenuto anni or sono per i Metallica e Cliff Burton, fermo restando che sia una pura e semplice casualità, essendo state differenti le modalità, N.d.P.); anche in quest'ultima occasione, il basso di Mike suona semplice ed essenziale, niente che possa far gridare al miracolo, ma tengo a sottolineare che ciò non vuole in alcun modo sminuire la memoria di un ragazzo che ha dedicato la sua vita alla sua più grande passione, la musica metal, e con passione ha sempre svolto il proprio ruolo.
La dimensione della band si è fatta più cupa di quanto già non lo fosse in precedenza, fattore principalmente accentuato dalle molteplici partiture mid tempo che si sviluppano lungo tutto l'arco del platter; ciò nonostante, non mancano quelle sfuriate tipiche del genere e degli stessi Evile, a cui tutti i fanatici del quartetto hanno tributato onore offrendo loro quella notorietà di cui attualmente godono, con tutti i meriti del caso.
Prendendo questo paragone con la dovuta cautela, questo "cambiamento" potrebbe essere relazionato a quanto i Metallica avevano fatto con "...And Justice For All", uscendo dagli schemi che avevano tracciato con "Master Of Puppets"; i Metallica sono sempre stati una forte influenza del combo britannico, ed in certi frangenti è possibile sentirne l'eco, ma ad essi vanno ad aggiungersi senz'altro Sepultura (su tutti), Slayer (velocità e "mortalità"), Forbidden (la tecnica di questo quintetto è impressa nelle menti di molti), Meshuggah (mi riferisco in particolare alle atmosfere di alcuni passaggi, che molto sanno dei primi lavori della formazione svedese), ma anche Death, verso i quali lo stesso Ol Drake, axeman della band, non cerca di nascondere la propria devozione, sia nel riffing che nelle vere e proprie partiture soliste, andando ad inserirsi di diritto fra i migliori strumentisti che si possono annoverare all'interno della nuova ondata thrash mondiale.
Come già sottolineato, siamo di fronte ad un lavoro corposo: sono solo 9 i brani, ma si arriva a sfiorare l'ora piena di esecuzione. Si parte con la stessa titletrack, che mette in chiaro sin da subito come gli Evile giochino seriamente ma in maniera non del tutto continuativa col discorso iniziato con "Enter The Grave", seppur si possano sentire parecchie soluzioni che già avevano caratterizzato i brani del combo britannico. Il brano si divide fra sfuriate thrash e momenti più ragionati, lasciando spazio alla successiva "Now Demolition", più complessa e monito per quanto ancora deve arrivare: ci troviamo di fronte ad un corposo mid tempo, con classe da vendere, anche se difficilmente lo si può pensare con pochi ascolti dell'album alle spalle. "Nosophoros" riprende lo schema delineato in apertura, mentre "Genocide" è certamente una delle composizioni che più avranno spiazzato i fan di mezzo mondo, per la sua trama complicata e non lineare, ma dal refrain tanto semplice quanto difficile da non tenere a mente. Cala la tensione, seppur minimamente, con "Plague to End All Plagues", il brano meno convincente dell'intero lotto, pur mostrando ancora una volta un duraturo lavoro in sede di arrangiamento, mentre "Devoid of Thought" pensa a placare immediatamente gli animi assetati, con il suo inconfondibile stile ripreso dai four horsemen; "Time No More" non si comporta differentemente, fornendo una spinta in termini di velocità e potenza, mentre arriva ancora a smorzare i toni "Metamorphosis", ulteriore mid tempo all'altezza dei precedenti. Conclusione affidata ad una lunga suite strumentale ad opera dei due fratelli Drake, che ci regalano un bell'esempio di thrash ragionato e condito da orpelli.
Le linee vocali di Matt Drake ricordano in molti casi proprio lo stile maturato da James Hetfield intorno al 1988, anno appunto dell'uscita di "...And Justice For All", motivo particolarmente soggettivo per apprezzare ancor di più "Infected Nations", un album che risulta decisamente maturo ed indiscutibilmente godibile.
Tirare le somme in questo frangente è più complicato che in altri; il voto assegnato è, a parere del sottoscritto, decisamente meritato. Frena una maggiore valutazione il fatto che in certi punti, vista la durata comunque consistente di ognuno degli episodi presenti, si potrebbe arrivare ad annoiare, ma il discorso viene ad immettersi in sentieri soggettivi, non trovando in primo luogo accoglimento da parte del sottoscritto. Dovendone dare conto oggettivamente, questo "pericolo" non va di certo sottovalutato. Ciò non toglie che solo con un continuo "accanimento" in termini di ascolti si possa davvero assimilare "Infected Nations", sperando che in molti seguano questo consiglio e ne facciano buon uso...
Resta da dire che, a dispetto di tutto e tutti, gli Evile hanno ancora una volta dimostrato le proprie potenzialità, andando a rinforzare la nomea che sono riusciti a costruirsi in questi ultimi anni, con un album che esplora in profondità il proprio genere, dal songwriting ai testi dei brani, nulla escludendo... da supportare! ... e grazie a Mike Alexander, che ha lasciato un ottimo ricordo di sé impresso in tutti quelli che l'hanno potuto osservare in azione su un palco, o anche solo ascoltare nei lavori degli Evile, riposa in pace...
(PaulThrash - Dicembre 2009)

Voto: 8


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