EMIL BULLS
Phoenix
Etichetta: Drakkar Records
Anno: 2009
Durata: 52 min
Genere: metalcore / alternative metal
Ecco, vedete: spesso a partire prevenuti si sbaglia! Insomma, mi arriva
questa nuova accoppiata di album della Drakkar Records; ascolto il
primo (gli Omega Lithium) e mi ritrovo un lavoro senz'anima e modaiolo,
poi passo agli Emil Bulls e, sapendo che fanno una sorta di metalcore
con virate nell'alternative rock, ho pensato: ecco, siamo a posto,
l'ennesimo gruppo ultra tamarro senza arte né parte uguale a tutti gli
altri. E invece mi sbagliavo. O meglio, non si può negare che la
proposta del gruppo sia assolutamente di moda, tra il cattivo (ma poco
poco), l'ultra-melodico e quel tocco di depressione e insoddisfazione
che non può mancare nel genere; tuttavia qui la sostanza c'è: non sarà
un capolavoro, ma in questo periodo dove a molta gente viene
l'orticaria solo a sentire il nome del genere, direi che va più che
bene.
Perché non so come la pensiate voi ma, a mio parere, il problema di
queste sonorità molto in voga è duplice: da una parte spesso lo stile è
povero, iperprodotto e pompato ad arte, ma con poche idee melodiche e
solo un sacco di groove; dall'altra la prolissità di brani troppo
spesso tutti uguali e limitati nella loro forma ormai standardizzata.
Bene, non ho la pretesa di ergermi a massimo esperto del genere, per
carità, ma mi pare che gli Emil Bulls riescano a scongiurare entrambi i
problemi.
In "Phoenix", infatti, non mancano canzoni ben costruite, suonate
bene, ineccepibili dal punto di vista della confezione ma anche ben
realizzate nella scrittura e nel dinamismo. Il che ci porta
direttamente al secondo punto, visto che i brani dell'album sono
piuttosto vari, nel limiti concessi dal genere e quindi mostrano lati
più sfaccettati di questa buona band. Ripeto, ancora una volta non sto
alzando il vessillo della perfezione, ma non posso dire di essermi
annoiato, sebbene la personalità del gruppo sia ancora debitrice di
gran parte degli stilemi del genere.
Così abbiamo una buona manciata di canzoni che potranno sicuramente
piacere a chi ama sonorità più moderne e non eccessivamente pesanti,
vista l'altissima componente melodica del gruppo. "Here Comes The Fire"
apre il CD e mostra il lato più aggressivo della band, con la voce in
primo piano a soffiare rabbiosa nel microfono; "The Architects Of My
Apocalypse" è un perfetto brano da singolo, con un bel ritornello e
linee di voce pulita molto efficace; "Triumph And Disaster" è un pezzo
di alternative metal trascinante e anche un po' ruffiano, almeno quanto
basta da poter avere buon successo commerciale. Arriva "Time" e anche
qui lo stile del gruppo mostra un lato diverso puntando più sul groove
e anche su quella malinconica tristezza che ogni tanto fa capolino.
Infine non posso non citare la conclusiva "I Don't Belong Here", un
lento che inizia con delicatezza con pianoforte e voce, gioca con
intelligenza un ritornello semplice ma efficace e poi cresce nel finale
elettrico. A questo proposito complimenti al cantante Christoph von
Freydorf, che sul finale sfoggia uno stile che mi ha ricordato
addirittura quello del Devin Townsend solista.
Che altro dire, quindi? Se siete dei puristi del metallo
intransigente questa vi sembrerà solo spazzatura da poser, in caso
contrario abbiamo a che fare con un buon lavoro, facile e immediato
quanto volete, ma comunque al di sopra della media.
(Danny Boodman - Ottobre 2009)
Voto: 7.5
Contatti:
Sito Emil Bulls: http://www.myspace.com/emilbulls
Sito Drakkar Records: http://www.drakkar.de/