EISENVATER
IV
Etichetta: Unundeux / Blacklist Promotion
Anno: 2009
Durata: 47 min
Genere: alternative/post-metal/post-rock
Ho già avuto modo di scrivere degli Eisenvater non molto tempo fa,
recensendo il loro split con i Japanische Kampfhörspiele, pubblicato
quest'anno dalla Power It Up. In quell'occasione, ho potuto commentare
una sola canzone, ma già quel poco mi ha fatto intravedere qualcosa di
buono.
Ora, grazie alla Blacklist Promotion, ho la possibilità di
commentare l'ultimo full-length dei musicisti amburghesi. Il loro
ultimo lavoro, il quarto, è stato pubblicato a quattro anni di distanza
dal precedente dall'etichetta Unundeux, di proprietà del gruppo amico
Japanische Kampfh&oumnl;rspiele.
Il digipack di "IV" è minimale, dal colore blu/verde scuro, con in
copertina il titolo ed il nome della band stampati in caratteri
cubitali. Non c'è libretto. "IV" è stato registrato tra il 2007 ed il
2008, ed è stato missato al Le Chatelet di Gregor Hennig e masterizzato
al Soundgarden, sotto la supervisione di Chris Von Rautenkranz.
La formazione che ha inciso il CD consiste in Markus E. Lipka alla
voce ed alla chitarra, Jim Sudmann all'altra chitarra e sempre alla
voce, Stefan Gretscher al basso e Johannes Schäfer alla batteria.
Non mi dilungo in particolari biografici, già presenti nella mia
recensione dello split citato in precedenza. Passiamo quindi subito al
commento del CD.
"IV" è un disco particolare, affascinante e spiazzante al tempo
stesso. E' un lavoro originale. E' come se gli Eisenvater stessero
camminando su un filo teso al di sopra dei vari generi musicali. Ogni
tanto l'equilibrio sembra pendere più da una parte, altre volte invece
da quella opposta. Ma, come la Torre di Pisa, per quanto pendano, non
cadono mai. I vari generi musicali vengono solo sfiorati, ed alle volte
gli Eisenvater sembrano proprio sul punto di perdere il passo, e di
cadere fragorosamente in uno dei tanti territori musicali ben definiti.
Ma, con colpi d'anca prodigiosi, i musicisti si rimettono sempre in
posizione, ed il loro camminare vertiginoso su questo filo teso
trasversalmente giunge, in un modo o nell'altro, a destinazione.
"IV" si apre con uno strumentale introduttivo, intitolato "Botox".
E' una composizione contraddistinta da una melodia distesa, che prende
vita da note lunghe e da una ritmica possente, ma dalla velocità
contenuta. In due minuti e mezzo, le nostre orecchie vengono stordite
da un valido brano dalle suggestioni post-rock, anche se il minutaggio
limitato ne previene le prevedibile divagazioni psichedeliche.
La prima canzone vera e proprio del disco è "Rücksicht". L'elemento
metal si fa più evidente, nonostante la traccia non si neghi aperture
alternative difficilmente definibili. La voce di Markus è goffa e
sgradevole come al solito, ma sta molto bene nel contesto sonoro.
Partono a seguire delle dissonanze che mi hanno ricordato molto qualche
lavoro dei Voivod, in particolare quelli di "Negatron" e "Phobos", cioè
del periodo con Eric Forrest. Si tratta comunque di piccoli richiami,
di similitudini. Gli Eisenvater mantengono intatto il loro sound
sguaiato ed antipatico, lasciando però un attimo in disparte la
melodia.
"Hunger" è un brano più "catchy", per quanto questo termine possa
suonare assurdo relativamente agli Eisenvater. La ritmica è più
spedita, a metà strada tra punk e metal. Tutte le variazioni o gli
"intoppi" ritmici altro non fanno che rendere più vibrante l'attesa per
le sezione spedite e lineari. Davvero malato il vociare di Markus,
spiazzante anche per l'uso del tedesco. Ci troviamo anche ai confini
con certo rock alternativo americano di serie B. Una canzone così
farebbe la gioia, ad esempio, della Alternative Tentacles di Jello
Biafra. Davvero personali e curiosi, questi Eisenvater in versione
garage, eheh!
"...Und Nie Wieder Geht Die Sonne Auf..." ci presenta delle
sonorità molto morbide, a metà tra i Cure di metà carriera e le colonne
sonore simil-surf più toccanti e delicate, vagamente alla Angelo
Badalamenti. Questa è la dimostrazione di come gli Eisenvater siano
capaci di esprimersi attraverso linguaggi diversi. Sanno picchiare ma
anche suscitare emozioni dolcissime e sognanti. Mano a mano che la
canzone avanza, a causa anche di un progressivo indurimento della
musica, il quartetto ci porta su territori psichedelici e stranianti:
questo strumentale ci ricorda che anche il post-metal fa parte del
background dei tedeschi, così come non si può negare qualche
velocissimo flirt con l'ambient.
"Vater Kommt!" è una canzone che ho già avuto modo di commentare
qualche tempo fa, in occasione dello split tra gli Eisenvater ed i
Japanische Kampfhörspiele. Non penso sia quindi utile dilungarmi su
questa composizione, che ho già analizzato diffusamente nella
recensione appena citata. Il lettore è invitato pertanto alla lettura
di tale articolo, presente negli archivi di Shapeless Zine. Si tratta
comunque di uno degli esempi più evidenti della natura alternativa,
post-rock e post-metal del gruppo teutonico.
"Biest" è caratterizzata da riff sghembi e malati, e da un suono
fastidioso e scarno. Almeno per quanto riguarda la sua prima parte.
Ritorna a farsi vivo il fantasma dei Voivod, misto a qualche riffettino
rockandrolleggiante di scuola Mule, piazzato lì quasi per caso. Non
mancano nemmeno le note lunghe, e il suono stratificato che è il
marchio di fabbrica della band. E stupisce l'assolo melodico, pronto
però a prendere strade malate e fuorvianti. Molto originali, questi
Eisenvater, ed in possesso di una tecnica funzionale e sicura.
"Kaiman" riporta in auge la melodia, sostenuta da una serie di
ritmi lineari e di facile presa. La voce di Markus è doppiata da quella
di Jim. La pacchia però dura poco, perchè il quartetto sembra annoiarsi
quando non gioca carte inattese. Si fa vivo addirittura uno spettro
thrash, ma sempre deviato e soffocato dalla melodia tranquillizzante,
ma potentissima, che contraddistingue la composizione.
"Brot Brennt" è una canzone molto bella, anche questa in
equilibrio tra i vari generi musicali. La strofa è da antologia, e
anche i cori con voce pulita non mancano di fare la loro bella figura.
Mautevoli ed imprevedibili, gli Eisenvater mettono in mostra un
carattere unico, un'ispirazione infinita. Si sente spesso il bisogno di
un gruppo così, in grado di buttare giù a spallate gli steccati tra i
vari generi musicali, mantenendo però un suono riconoscibile e
costante.
Una nota a margine: sia in "Kaiman" che in "Brot Brennt" si può
avvertire qualche suggestione di "Angel Rat", l'album più morbido ed
imprevisto del già citato gruppo canadese.
Atmosfere morbide e melodie orientaleggianti, proposte con una
raffinatezza quasi anni '80, danno vita a "Ding Dong, Die Hexe Ist
Tot". Uno strumentale molto piacevole, perfetto nella sua posizione, e
mai scontato.
"Holzbein" è caratterizzato da una melodia malinconica, mentre gli
Eisenvater sembrano di nuovo giocare coi generi. E' come una ballata
metal, dagli spunti gotici, ma trasformata, anzi deformata, dal
carattere anarchico della band di Amburgo. La parte strumentale,
apparentemente semplice, dà a tutti una bella lezione di come si possa
essere tecnici, senza esibire chissà quale velocità. Il ritornello, da
parte sua, entra subito in testa. Il cantante ci regala anche dei
vocalizzi puliti molto intriganti, ed in inglese! La musica, nel
frattempo si è fatta più lenta, e si ritorna sul post-rock/post-metal
tanto caro ai nostri. Finale sempre più ripetetitivo... E tutto si
conclude in più di tre minuti di vento e di scrosciare di onde. I suoni
del mare, chiudono questo lavoro interessante.
Dunque, un disco così non penso che possa passare inosservato agli
amanti della buona musica. Nonostante siano già al loro quarto album,
gli Eisenvater non sono ancora conosciuti come meriterebbero. Io spero,
grazie al mio piccolo lavoro di recensore, di poter stuzzicare la
curiosità di qualche lettore italiano, di modo che la musica di questo
quartetto possa essere conosciuta anche in Italia. Lo spero veramente,
perchè gli Eisenvater sono davvero bravi, ma soprattutto personali ed
originali. Sì, chiunque potrà trovare qualcosa da ridire, e di certo
tutto è migliorabile. Ciò non toglie, comunque, che "IV" sia un lavoro
degno di interesse, e che meriti di essere promosso al meglio.
Visitate, tra l'altro, il MySpace del gruppo, per farvi un'idea della
loro proposta musicale: http://www.myspace.com/eisenvatercom. Non ve ne pentirete.
(Hellvis - Luglio 2009)
Voto: 8
Contatti:
Mail Eisenvater: info@eisenvater.com
Sito Eisenvater: http://www.eisenvater.com/
Sito Unundeus: http://www.unundeux.de/
Sito Blacklist Promotion: http://www.blacklistpromotion.de/