DEPRAVITY (FIN)
Remasquerade (7")

Etichetta: Adipocere Records
Anno: 1992
Durata: 12 min
Genere: death metal


La storia dei Depravity è durata dal 1990 al 1993, ma nell'arco di quei pochi anni di attività il gruppo è riuscito a dimostrare il proprio valore e ritagliarsi un piccolo spazio nella storia del death europeo. Dopo tre demo in cassetta, ha pubblicato un 7" per l'etichetta francese Adipocere Records. In pratica, le quattro canzoni del vinile sono le medesime del terzo demo, anch'esso intitolato "Remasquerade".
La formazione era composta dai chitarristi Elias "Enska" Viljanen e Olli, Petri "Pete" Ilvespakka al basso, Matti Johansson alla batteria e Petro alla voce.
Musicalmente, i Depravity si collocano in maniera prepotente al centro di quella scena death che in Finlandia raggiunse il proprio culmine proprio nella prima metà degli anni '90. Il loro stile, però, risentiva dell'influenza della vicina scena svedese, staccandosi in parte dal trend imperante in quegli anni nella terra dei mille laghi.
Dopo una sinistra intro di sintetizzatore e rumori di sottofondo irrompe la title-track, un brano possente e oscuro. Il gruppo dà subito prova della propria abilità, riuscendo a rendere spettrale i passaggi più lenti. I due brevi assoli inseriti nella parte iniziale colorano di tinte scure un tessuto sonoro già di per sé malsano. Il continuo alternarsi di ripartenze rocciose e rallentamenti da brividi contraddistingue quella che è una delle più belle canzoni mai scritte dal gruppo.
Decisamente più diretta è la successiva "The Better The Descended" (già proposta nel secondo demo, "Galvanizer"), che però non riesce ad essere incisiva quanto il brano d'apertura, soprattutto a causa della batteria, che non si dimostra a proprio agio nelle sfuriate più veloci. Qualche rimando alla scena svedese di quegli anni è riconoscibile nel break che precede l'assolo. La parte centrale è più lenta, sottolineata dalla doppia cassa, mentre il finale riprende il riff d'inizio.
Il lato B esordisce con le note raggelanti di "In Death's Embrace", una canzone lenta e malinconica, nella quale le note di tastiera, poste nello sfondo, hanno un importante potere evocativo. Anche in questo caso, i cambi sono frequenti, ma il numero di riff in gioco è davvero esiguo. Nonostante questo, il fascino che "In Death's Embrace" riesce a trasmettere è notevole.
Con "Undone" il gruppo torna a marciare su tempi più veloci, perdendo molto di quell'alone evocativo che ha contraddistinto i pezzi precedenti. Alcuni riff malati, striscianti, si contraddistinguono per l'atmosfera marcia e deprimente, ma in generale la canzone non riesce a convincere più di tanto.
Il 7" finisce qua. Si tratta di un buon lavoro, che regala alcuni momenti davvero magici, intensi ed oppressivi. A chi piace il death metal vecchio stampo, nel quale la melodia gioca un ruolo per certi versi marginale ed esiste solo in funzione dell'atmosfera malata che la musica deve trasmettere, consiglio vivamente di accaparrarsi una copia di "Remasquerade". Lo si trova ancora cercando un po', in particolare la Adipocere lo sta ancora vendendo (il prezzo è incredibile: 1 euro soltanto!).
Purtroppo le quattro canzoni non sono perfettamente omogenee: una paio sono incentrate su tempi medio-lenti e riff oppressivi e pesanti, mentre le altre due alternano queste soluzioni a sfuriate più veloci ma poco concrete. In generale il livello è più che buono, ma i Depravity faranno meglio col loro ultimo sigillo, il MCD "Silence Of The Centuries".
(BRN - Agosto 2010)

Voto: 7