DEATH HEAVEN
Viral Apocalypse
Etichetta: Punishment 18 Records
Anno: 2007
Durata: 72 min
Genere: death metal tecnico
E' finalmente è giunto il momento del debutto su full-length anche per
i veneti Death Heaven. Un lavoro atteso, pubblicato dalla dinamica
etichetta nostrana Punishment 18 Records, chiamato a mantenere le
promesse suggerite dal bellissimo demo del 2005 "Techno Decomposition
World" (il lettore è rimandato alla sua recensione, presente nei nostri
archivi: in tale articolo, sono presenti anche alcune note biografiche
relative al gruppo).
L'album d'esordio del quartetto si intitola "Viral Apocalypse", ed
è stato registrato dall'aprile al novembre del 2006. Come al solito, i
Death Heaven hanno fatto tutto in casa, sia dal punto di vista della
registrazione, che da quello grafico. Una grafica professionale, che
non ha nulla a che vedere con quella obbrobriosa del demo. La copertina
questa volta è quasi orrorifica, col suo scorcio di uno squallido
corridoio, ed il primo piano della metà di un volto in putrefazione. Le
immagini scelte sono legate ad uno dei tanti temi trattati dai testi,
quello che comunque ha ispirato il titolo dell'album: la contaminazione
letale da parte di un virus creato in laboratorio. Però i testi toccano
anche altri temi, nella più pura tradizione della band.
Il libretto conta sedici facciate, contenenti tutti i testi, le
varie note, i ringraziamenti ed una foto in bianco e nero dei membri
del gruppo.
La formazione è quella classica, con Matteo alla chitarra solista,
Andrea all'altra chitarra e alla voce, BRN (che tra l'altro è proprio
il recensore della nostra zine, lo specifico per trasparenza) al basso
e Baital alla batteria.
Il CD è aperto da un'introduzione intitolata "Introduction To
Humanity Annihiliation". La voce distorta dell'ospite Lucio Pileggi,
narra di un virus creato in laboratorio per scopi militari, che in
breve si modifica e sfugge al controllo dei suoi stessi creatori,
risultando indistruttibile. Essendo terribilmente contagioso,
all'umanità non resta che prendere coscienza della sua prossima
estinzione. Il testo è narrato su una base dalle forti suggestioni
futuristiche o cyberpunk. La batteria di Baital spiana la strada
all'entrata in scena del gruppo, che dà vita ad una brevissima
parentesi musicale, malinconica ed epica al tempo stesso. La melodia è
condotta dalla voce dell'ospite Laura Beretta, sostenuta dai cori di
Gianni Petucco.
La prima vera canzone è "New Virus Baptism", una canzone
abbastanza datata, poichè ricordo che mi venne indicata come in fase di
composizione, in un'intervista coi Death Heaven del 2005. "New Virus
Baptism" è una vera mazzata in pieno volto! Le battute iniziale sono
estremamente brutali, e la qualità di registrazione rende giustizia
alla potenza del gruppo. Il gutturale di Andrea è davvero aggressivo, e
contribuisce all'impatto complessivo. Se l'impatto colpisce fin dal
primo ascolto, l'abilità del gruppo diventa evidente con gli ascolti
successivi. Nessun particolare è lasciato al caso, ed il brano risulta
un piccolo capolavoro di tecnica ed intelligenza compositiva. Il lavoro
delle due chitarre è molto buono, e il virtuosismo è relegato a piccole
"coloriture" che arricchiscono un'arrangiamento incredibilmente
creativo. La sei corde di Matteo non si risparmia nemmeno in sede
d'assolo, mettendo in luce le capacità pregevoli del chitarrista e la
sua spiccata ispirazione. La sezione ritmica è potente e precisa, non
perde un colpo, e questa volta è sostenuta da una registrazione che le
rende giustizia. Nei Death Heaven non esiste una prima donna, ma tutti
i musicisti contribuiscono alla creazione di un suono unico e di
qualità: forse proprio l'intesa fra i musicisti è il segreto di questa
ottima band. Stilisticamente, il death metal dei veneti si è fatto
ancora più tecnico, e come al solito non si riserva limiti creativi,
mescolando brutalità, tecnica e melodia con la consueta perizia. Si
nota anche qualche breve passaggio di chiara matrice thrash.
"Illusions Of Reality" è un brano meno arrembante del precedente,
ma la potenza esecutiva rimane immutata. Battuta dopo battuta, risulta
evidente che il gruppo sappia come far male all'ascoltatore. Il
growling potente del cantante è sostenuto da una ritmica frammentaria,
di grande complessità. Come di consueto, i Death Heaven evitano di
compiere le scelte più banali: la volontà di distingersi, di essere
unici, è probabilmente la molla che spinge il gruppo a realizzare
composizioni di questa fattura. A seguire, dopo un breve calo di
tensione dovuto all'ingresso in scena della voce narrante, la canzone
si apre alla melodia: una melodia mai scontata, capace di dar sfogo
alla tensione che è andata accumulandosi nella prima parte. E' comunque
un passaggio di breve durata, perchè presto la musica torna a farsi
tesa e pesante, aggressiva e nervosa fino alla sua conclusione.
"Interior War" è una traccia cattivissima, che come al solito
coniuga alla perfezione tecnica e potenza. E la potenza dei Death
Heaven è davvero distruttiva. La prima parte del brano è un capolavoro
di aggressività, grazie ad una ritmica martellante ed alla voce di
Andrea, più esasperata del solito. Alcuni passaggi, in particolare, mi
hanno ricordato i Behemoth più violenti. Ad un certo punto, tutta
questa rabbia collassa, lasciando spazio ad una sezione strumentale
ottimamente costruita. La ricchezza timbrica del gruppo è notevole,
tanto che fa capolino anche una chitarra acustica. E' curioso che ad
una delle partenze più potenti del CD, faccia da contraltare una delle
sue sezioni più melodiche e meno furiose. E' comunque l'ennesima
occasione per mettere in mostra i buoni spunti solisti di Matteo. A
poco a poco, un crescendo ci riporta su territori più aggressivi, anche
se non ai livelli delle battute di apertura. "Interior War" è una
canzone davvero buona, e anche un po' curiosa.
Segue lo strumentale "Inner Reflections": è una composizione di
Matteo, ben suonata con la chitarra acustica. E' un breve intermezzo
delicato, utile a far rifiatare l'ascoltatore dopo le tre mazzate
precedenti.
"Deletion In Progress" è un brano intenso, carico di energia e nel
quale si susseguono ritmiche vuoi cadenzate, vuoi ultraveloci. Di
grande spessore il riffing delle chitarre, ma tutta l'esecuzione
d'assieme è notevole. Canzone dopo canzone, i Death Heaven non smettono
di stupire. Molto buona anche la metrica dei vocalizzi. Anche la
seconda parte della composizione, più melodica, lascia stupefatti per
la sua freschezza. I ragazzi della band hanno un grande talento, e si
dimostrano in grado anche di accarezzare i propri strumenti, non
soltanto si suonarli con cattiveria. Il virtuosismo di Matteo, poi, è
asservito al songwriting. Ad un certo punto, si sente anche un coro in
sottofondo che rende ancora più gustosa la proposta musicale. Nello
stile dei Death Heaven trova la sua sintesi un po' tutta la storia del
death metal, tanti sono i pragoni che potrebbero essere fatti con altre
band, ma tanto è difficile al tempo stesso trovare un termine di
paragone unico e indiscutibile!
Un'introduzione fiera e melodica, apre "Sacrifical Ritual Of The
Ugarit Dead", assieme alla successiva "The Plague", una delle canzoni
più datate del CD. Il gruppo ha cominciato ad eseguirle dal vivo,
infatti, mentre la promozione del demo "Techno Decomposition World" era
ancora in corso. "Sacrifical Ritual Of The Ugarit Dead" è una delle
composizioni più melodiche del CD, è l'utilizzo di nomi "strani" nel
testo dona al tutto un gusto esotico e occulto. Quando il ritmo è
assestato su un mid-tempo, sono evidenti le influenze thrash, mentre in
altri casi il death metal del gruppo dimostra un discretto ecelettismo.
Curioso il suono del didgeridoo, suonato da Tarcisio Poletto, di
sottofondo all'arpeggio di una chitarra. La canzone è un po'
particolare, e come aspetto e sensazioni evocate è, a parer mio,
diversa dalle altre. O almeno, ci sono parti un po' più in linea col
resto del CD, ed altre abbastanza indipendenti. Comunque sia, un'altra
prova di bravura.
"The Plague" parte con un bell'attacco thrash/death, che spara in
faccia all'ascoltatore tutto il suo potenziale aggressivo. La ritmica è
serrata, e l'esecuzione è sentita. La canzone sembra voler cancellare
l'attitudine evocativa della precedente, picchiando con decisione e con
la volontà di far male. La ricchezza espressiva del gruppo fa il resto.
Bellissimo l'alternarsi di sfuriate e pause, attorno ai due minuti
dall'inizio del brano. Il dinamismo della band è evidente in ogni
passaggio, così come la cura nel songwriting e l'intelligenza nelle
scelte compositive. Naturalmente i Death Heaven non resistono alla
tentazione di rallentare e piazzare una serie di bei passaggi melodici:
credo che abbiano nel sangue il gusto per le canzoni complesse e
variegate! Di conseguenza, è su questi binari che la canzone si
conclude.
"In The Desolation Of The Artificial" è un altro intermezzo di
Matteo, che si esibisce alla chitarra acustica. Un brano malinconico e
sognante, giocato su arpeggi e poco altro. Per questa traccia, vale lo
stesso discorso di "Inner Reflections".
"Techno Decomposition World 1.0" ci riporta con la mente al demo
omonimo. Qui la canzone viene riadattata per il debutto su full-length.
Traccia trascinante, di grande potenza, dopo ogni ascolto lascia sul
terreno ben pochi superstiti. L'attitudine dei Death Heaven è
prodigiosa, ed il gruppo non ha nulla da invidiare alle band più
quotate (beh, a parte forse un contratto con una grossa etichetta). E'
ascoltando canzoni così, però, che viene da chiedermi come mai questa
band non sia ancora sotto contratto! Questi sono i misteri di un mondo
così cinico e di ingiusto come quello dello music business. Comunque
sia, il classico "Techno Decomposition World" ha una sua continuazione
ideale: infatti la canzone successiva, "Portrait Of Earth Erasion",
reca il sottotitolo di "Techno Decomposition World Part 2.0". La bella
introduzione melodica, evocativa ed arrangiata benissimo, con in primo
piano il suono di una chitarra acustica, presto sostituita da una
elettrica, è da brividi. Ma "Portrait Of Earth Erasion" non ci mette
molto ad incazzarsi, ed ecco i Death Heaven farsi nuovamente brutali ed
irruenti, senza perderci comunque in qualità tecnica. E i passaggi
melodici arricchiscono il tutto, donando espressività ed originalità
alla traccia. L'arrangiamento, come al solito, è bellissimo, e non c'è
ascolto che non riveli un qualcosa di geniale. I miei complimenti anche
alla sezione ritmica, espressiva e creativa, impeccabile da ogni punto
di vista. Il finale, con tanto di voce narrante, assume nuovamente dei
connotati cyberpunk. E, dopo che la parola "apocalypse"
è stata pronunciata, la potenza della band lascia spazio ad una serie
di battiti riverberati, come esplosioni lontane e ritmiche, che creano
un senso di disagio e desolazione... questi battiti continuano per
parecchi minuti, quando la voce dell'ospite Nicola Ciaffoni recita la
traduzione italiana di un testo di Bernard Shaw, relativo alla natura
distruttrice ed autodistruttiva dell'essere umano. E segue un breve
strumentale melodico, suonato da una chitarra acustica e da suoni
programmati.
"Viral Apocalypse" è un album ottimo, coinvolgente e maturo. Le nuove
canzoni sono più personali ed accattivanti rispetto a quelle del
passato, ed i Death Heaven stessi hanno scelto di essere meno prolissi,
pertanto il minutaggio delle nuove canzoni è relativamente più corto
rispetto a quello delle vecchie. Nonostante il CD duri ben settantadue
minuti, non soffre di cali di tensione, nè stanca l'ascoltatore. I
Death Heaven sono uno dei gruppi più talentuosi del panorama death
nazionale, e li ritengo tra i migliori portavoce della nuova
generazione. Il death italiano, quello tecnico in particolare, sta
vivendo un periodo di grande salute, soprattutto ora che gruppi, che
una volta erano giovani promesse, stanno maturando ed affermandosi.
Potrei citarne tanti, dagli Illogicist ai DeliriumXTremens, dagli
Infernal Poetry ai Septycal Gorge, e altri ancora... tra i quali questi
Death Heaven. Il voto che assegno a quest'album è il medesimo che ho
dato al demo, con la debita differenza di interpretazione: un 8.5 dato
ad un album ha tutto un altro valore, rispetto a quello di un demo. Un
disco da ascoltare e riascoltare, che tiene alta la bandiera del metal
tricolore. Grandi Death Heaven!
(Hellvis - Giugno 2008)
Voto: 8.5
Contatti:
Mail Death Heaven: baital@deathheaven.org
Sito Death Heaven: http://www.deathheaven.org/
Sito Punishment 18 Records: http://www.punishment18records.com/