DARK END
Damned Woman And A Carcass

Etichetta: Extreme Agency
Anno: 2009
Durata: 56 min
Genere: black metal sinfonico


Niente di nuovo sotto il sole, anzi, sotto la luna, visto l'immaginario al quale si confà questa band emiliana: l'artwork infatti richiama un certo stile gotico, abbastanza moderno, che si può ritrovare nel celeberrimo cartoon-movie di Tim Burton "Nightmare Before Christmas". Anche musicalmente le muse ispiratrici dei Dark End sono facilmente rintracciabili, trattasi infatti di black sinfonico vampiresco e melodico in stile Cradle of Filth e Dimmu Borgir, genere che si contrappose nella metà degli anni 90 a quello decisamente più "evil" proposto da Emperor e Limbonic Art. A dire il vero si potrebbe parlare delle due band sopracitate come di matrici piuttosto che di muse, visto che la proposta dei nostri non è estranea a nessun cliché del genere: momenti più lenti, melodici e pomposi, altri più veloci e maligni, con le tastiere sempre ben in evidenza e gli altri strumenti che fungono non di rado più da sottofondo che da guida. Le produzioni in quest'ambito sono delle brutte bestie, perché in un disco di black canonico una registrazione alla "vai-che-vai-bene" ci può anche stare, quando si parla di sinfonico, invece, bisogna essere più certosini: il difetto più frequente, per esempio, è quello di mixare il volume delle tastiere troppo alto rispetto a quello delle chitarre, ma questo è solo uno dei tanti, capirete quindi che per ottenere un buon risultato ci voglia un po' più di fatica rispetto alla media, e i Dark End ne devono fare ancora abbastanza per raggiungere questo obbiettivo. Ci vorrebbe infatti una produzione più potente per far risaltare per bene queste sonorità; quella di questo album, a mio avviso, è un po' troppo artigianale e la regolazione dei volumi è a dir poco discutibile: la batteria, infatti, sovrasta tutto, è questo, tra l'altro, evidenzia i difetti di esecuzione del drummer Valentz, troppo "sporco" e impreciso, soprattutto negli stacchi, sembra quasi voglia strafare, ma per ottenere un buon disco non bisogna mica per forza essere il Nicholas Barker di turno. Le singole tracce sono infarcite fino all'osso di richiami ai pilastri del genere, rendendo l'ascolto un po' monotono, onestamente: capisco che non si possa colpevolizzare una band perché adotta soluzioni già sentite o perché non ha tanta personalità, altrimenti il 95% dei dischi metal in commercio sarebbe da buttare nella spazzatura, ma qui si và un tantino oltre, sembra veramente di ascoltare i cugini sfigati di Dani Filth & co. Le canzoni rendono inutile un track-by-track, visto che più o meno è sempre la stessa pasta, girata e rigirata, spiccano solo "Destruction", per la cavalcata tastiera epica-doppio pedale, e "Obsession", per il bel riff a inizio traccia; il resto è un accozzaglia di giri di chitarra di terza mano messi insieme con la colla, inserti di tastiere e pianoforte, una batteria che alla lunga risulta quasi cacofonica e delle vocals neanche da buttare ma udibili a fatica per il basso volume scelto nel mixaggio. Sulle liriche non mi esprimo perché sono tratte integralmente dalle opere "Spleen" e "Les Fleurs Du Mal" di Charles Baudelaire, come anche tutti i titoli delle canzoni (strumentali a parte) sono presi in prestito da poesie del poeta "maudit". L'ulteriore pietra dello scandalo è la cover di "Love Will Tear Us A Part" dei Joy Division posta in chiusura: la rilettura in chiave black sinfonico dell'arcinota hit del gruppo inglese, i Dark End, se la potevano proprio risparmiare, invece di snaturare e stuprare irrimediabilmente una delle evergreen della new wave britannica e mondiale; per non girare il coltello nella piaga non terrò conto di tale scempio nella valutazione.
In conclusione, a mio parere, un disco assolutamente prescindibile ma, per la fortuna dei Dark End, non la pensano così i tizi della Deadsun, etichetta francese che, a quanto pare, ha ristampato questo "Damned Woman And A Carcass" per il mercato europeo con un artwork diverso: c'est la vie.

P.S. Osservazione mia, in futuro io eviterei gli errori grammaticali e ortografici nella bio, saranno anche irrilevanti ai fini del giudizio ma non vi fate una bella figura. Togliete un voto se tenete in considerazione anche la cover.
(Ranstrom Gail - Agosto 2009)

Voto: 4


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